Un ufficiale dei Carabinieri ci spiega come i politici
gestiscono la nostra sicurezza. Si pone alcune
domande, vorrei il vostro aiuto per le risposte.
Trovate i nomi dei responsabili per:
- i negoziati di allargamento comunitario alla Romania
senza porre condizioni
- lo stato di degrado della stazione ferroviaria di Tor di
Quinto a Roma
- l'esplosivo accampamento di rom in quella zona priva di
ogni servizio e le centinaia di altri nelle stesse condizioni in tutta
Italia, dalle rive del Tevere alla periferia di Milano.
"Caro Beppe,
l'episodio della Signora Giovanna Reggiani stuprata e
massacrata a Roma suscita orrore e sdegno. Il sangue, il dolore, la paura
degli italiani ricadano sulla coscienza di governanti, politici e alti
funzionari che hanno gestito in questi ultimi dieci il “sistema
sicurezza”. Hanno disperso con arrogante approssimazione i valori
professionali, democratici e civili della legge 121/81 nata dal
coinvolgimento nei tremendi anni dell’aggressione terroristica di tutte le
forze sociali, politiche, sindacali, senza distinzione di ideologia. I nuovi
ministri dell’Interno e Capo della Polizia stanno evidenziando la
carenza di personale e di fondi in cui operano le Forze
dell’ordine. Ma il problema non è di oggi. A nessuno poteva sfuggire la
problematica “globalizzazione” con gli inevitabili riflessi
sociali anche criminogeni per il nostro Paese.
Perché allora e da chi in questi anni é stato indebolito con una gestione
più attenta a cordate, ambizioni, malintesa competizione tra le forze di
polizia, proprio il “settore della sicurezza” con provvedimenti
contraddittori ignorati dall’opinione pubblica?
Un esempio: un recente decreto legislativo ha messo in “pensione
anticipata obbligatoria” (si badi bene, non a domanda) centinaia di
funzionari di polizia con un prezioso bagaglio di esperienze nella lotta a
terrorismo, criminalità diffusa e organizzata a livello nazionale e
internazionale, emigrazione clandestina, droga, riciclaggio.. Non solo ma ne
ha ridotto strutturalmente l’organico per il futuro. Ciò in
assurda controtendenza con quanto avviene nel mondo del lavoro e mentre
tanto si discute di “scalone” per aumentare l’età pensionabile!
Paradossalmente oggi si chiedono più tutori dell’ordine; ovviamente da
formare! Inoltre il “sistema sicurezza” ha dovuto rinunciare a migliaia di
poliziotti e carabinieri “ausiliari”.
Le “volanti” sono diminuite dovunque (a Roma
addirittura dimezzate), la manutenzione dei mezzi è ardua,
la benzina scarseggia, diversi commissariati (si pensi a
quello di S.Antimo dove un tabaccaio è stato recentemente
ucciso ) e stazioni dei carabinieri sono stati chiusi o rischiano di
esserlo. Comunque tutti funzionano con organico e orari ridotti, ed è
miracolo vedere i decantati “poliziotti di quartiere”.
Il cosiddetto pacchetto sicurezza è un lento ripensamento
importante ma rischia di essere solo un alibi di facciata;
in queste condizioni persino un aggravamento della macchina operativa se non
se non si interviene a livello globale, a 360 gradi, sul delicato e
complesso circuito “controllo del territorio-applicazione
della legge- certezza del della pena- giustizia- vivibilità
sociale”.
In questo quadro occorre individuare con serietà e coraggio le cause e
responsabilità a tutti i livelli di tanta approssimazione nel curare il
“bene-sicurezza” come servizio di democrazia effettiva:
- chi ha seguito i negoziati di allargamento comunitario
alla Romania senza porre condizioni?
- chi doveva curare la vivibilità della fatiscente e buia stazione
ferroviaria di Tor di Quinto a Roma?
- chi doveva controllare lo squallido ed esplosivo accampamento di
rom in quella zona priva di ogni servizio?
I proclami tardivi, le risposte retoriche, le alzate di spalle, gli
scaricabarile non bastano più.
Per quel che riguarda la Polizia l’opinione pubblica sappia del sottile
processo di controriforma che ha svilito la riforma democratica voluta dalla
legge 121/81. In queste condizioni è ancora più grande il
ringraziamento verso tutti i “tutori dell’ordine”, a qualsiasi
corpo appartengano, per il quotidiano difficile impegno svolto
nell’interesse delle Istituzioni democratiche e della collettività."
Ennio Di Francesco, già ufficiale dei carabinieri e dirigente della Polizia
di Stato; promotore del movimento democratico di polizia; in “pensione
anticipata d’ufficio”
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