Dalla consultazione del 4 dicembre ci si attende – lo dice il testo del quesito
referendario – un risparmio di costi
della politica. Stimiamo – con margini di incertezza – un risparmio
massimo per il contribuente di 140 milioni due anni dopo l’entrata in vigore
della riforma, e di 160 milioni a regime. Oltre all'articolo, la versione
e-book di 12 pagine. Con la riforma
costituzionale sottoposta al giudizio degli elettori sarebbero
ammessi referendum consultivi e propositivi, una soglia più alta per le leggi
d’iniziativa popolare e uno sconto sul quorum del referendum consultivo se le
firme sono oltre 800 mila. Sempre su referendum e dintorni: un sistema (quasi)
monocamerale genera maggiore stabilità
del governo? In teoria sì. In pratica, il bicameralismo non è la
sola causa dell’effimera durata media dei governi italiani, la più breve tra i
sistemi parlamentari europei. Esecutivi a scadenza fanno riforme poco incisive,
orientate solo agli obiettivi di breve.
Se i sondaggisti
americani – che hanno sbagliato le previsioni sulle presidenziali –
avessero tenuto d’occhio quello che i cittadini cercavano sui motori di ricerca,
avrebbero capito meglio le tendenze dell’elettorato. Che sono sfuggite ai metodi
tradizionali di indagine.
Parlando di ridurre le emissioni, bisogna partire dal fatto che i vari paesi del
mondo producono CO2
in misura diseguale. C’è chi ne produce troppa rispetto alla sua
popolazione (il Nord America) e chi – come l’India – ne produce meno di quanto
potrebbe “permettersi”. In mezzo la Cina che inquina suppergiù in linea con la
sua demografia. Il secondo di tre articoli.
Nel
bilancio dell’ultimo periodo di programmazione dei fondi
europei ancora una volta l’Italia si è mossa come un elefante tra i
cristalli. Progetti e pagamenti in ritardo, rischio di perdere i finanziamenti
e, dove ci sono stati risultati positivi, contributo modesto alla crescita. Per
il futuro serve attenersi a regole più rigorose.
Marisa Civardi risponde
ai commenti al suo articolo “Referendum
costituzionale bocciato dal metodo statistico”.
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Referendum: quanto scendono davvero i costi della politica?
22.11.16
Roberto Perotti
Uno degli argomenti nel dibattito sul referendum è il risparmio di costi della
politica che ne conseguirebbe. Stimiamo un risparmio massimo per il
contribuente di 140 milioni due anni dopo l’entrata in vigore della riforma e
di 160 milioni a regime. Una stima, ovviamente, con margini di incertezza.
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Riforma costituzionale: come cambia il voto popolare
22.11.16
Paolo Balduzzi
La riforma costituzionale ha modificato gli articoli sui referendum. Diventano
ora possibili quelli consultivi e propositivi. Per gli abrogativi, così come
per le leggi di iniziativa popolare, cambiano le soglie del numero dei
firmatari. Forse generoso lo sconto previsto in alcuni casi sul quorum.
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Perché è importante che un governo duri cinque anni
22.11.16
Tortuga
Vari studi dimostrano che esecutivi più stabili e longevi favoriscono
politiche meno miopi. Perché non hanno bisogno del consenso immediato degli
elettori e possono concentrarsi su interventi che danno risultati nel medio
periodo. Come investimenti in istruzione e riduzione del debito pubblico.Presidenziali Usa:
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cosa cercavano gli elettori
22.11.16
Eugenio Garibaldi e Pietro Garibaldi
I sondaggi sulle presidenziali Usa si sono dimostrati sbagliati. Se invece
analizziamo le ricerche su Google, vediamo che la vittoria di Donald Trump era
prevedibile. Quanto alla campagna elettorale, solo quattro anni fa si dava
molta più attenzione al programma. L’ossessione degli scandali.
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Budget del carbonio per non cambiare troppo il clima
22.11.16
Alessandro Lanza
Storicamente, in fatto di emissioni di CO2 ci sono paesi
creditori e paesi debitori. Oggi il tema cruciale è come suddividere la
quantità massima di carbonio rilasciata in atmosfera mantenendo l’aumento
della temperatura ai livelli concordati. Secondo articolo della “trilogia del
carbonio”.
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Politiche di coesione: la grande debolezza italiana
22.11.16
Andrea Ciffolilli e Marco Pompili
Nell’ultimo periodo di programmazione dei fondi europei l’Italia ha mostrato
le consuete difficoltà di gestione. Alla fine, ci sono stati anche risultati
positivi, ma inferiori a quelli raggiunti negli altri paesi. Il nostro paese
si deve dare più efficienti regole di programmazione e valutazione.
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