Ieri l'autore del worm Vierika è stato condannato ad una sanzione di 6mila euro. Ha evitato la pena detentiva richiesta dal PM. La difesa: software innocuo. La sentenza: accesso abusivo con danneggiamento
Ne parla lo stesso Canazza, spiegando: "Ho semplicemente detto alla finanza come stavano le cose. Sembrerà strano, ma sono ‘costretto' contrariando tutti i luoghi comuni del caso, a riportare l'accaduto come qualcosa di piacevole. La professionalità e l'eleganza del Tenente Rasetti e dei suoi colleghi sono state ammirabili. Elenco i motivi: primo fra tutti è che al momento della perquisizione io non ero presente nella mia abitazione. Si sono trovati di fronte mia madre, una persona di una certa età e facilmente impressionabile".
"Ma hanno trovato - continua Canazza - i modi e le parole per tranquillizzarla, senza quindi usare quei metodi da film che possono spaventare una persona indifesa. Quando sono rientrato a casa, è stato facile trovare un dialogo e una certa collaborazione. Ci siamo anche intrattenuti a discutere alcuni aspetti tecnici del software Vierika. E informaticamente parlando ci siamo trovati".
Il procedimento ha sollevato com'è ovvio grande attenzione anche da parte della comunità scientifica ed accademica bolognese, trattandosi di uno dei primissimi processi a carico di virus writer italiani: quello precedente, relativo al worm-dialer Zelig si era concluso con il patteggiamento del virus writer.
Non c'è alcun dubbio che la vicenda di Vierika non si esaurirà con questa sentenza: già molte sono le considerazioni che il caso ha suscitato e in molti ambienti se ne continuerà a parlare a lungo.
La motivazione della sentenza arriverà tra tre mesi (90 giorni) ma la difesa ha già preannunciato l'appello, che dovrà essere formalizzato entro il 20 settembre.
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