Perchè dire NO al cacciabombardiere
F-35 Joint Strike Fighter?
Anche se il Governo tiene bloccata da tempo
(almeno dalla fine 2009) la decisione definitiva, l’Italia a breve
potrebbe perfezionare l’acquisto di oltre 130 cacciabombardieri d’attacco
Joint Strike Fighter F-35: un programma che ad oggi ci è costato già 1,5
miliardi di euro ne costerà almeno altri 15, solo per l’acquisto dei
velivoli, arrivando ad un impatto di 20 miliardi nei prossimi anni. Senza
contare il mantenimento successivo di tali velivoli.
Siamo quindi in gioco, come partner
privilegiato, nel più grande progetto aeronautico militare della storia,
costellato di problemi, sprechi e budget sempre in crescita, mentre
diversi altri paesi partecipanti - tra cui Gran Bretagna, Norvegia,
Olanda, Danimarca e gli stessi Stati Uniti capofila! - hanno sollevato
dubbi e rivisto la propria partecipazione. In questo periodo di crisi e di
mancanza di risorse per tutti i settori della nostra società, diviene
perciò importante effettuare pressione sul Governo italiano affinché
decida di rivedere la propria intenzione verso l’acquisto degli F-35,
scegliendo altre strade più necessarie ed efficaci sia nell’utilizzo dei
fondi (verso investimenti sociali) sia nella costruzione di un nuovo
modello di difesa. L'esempio del programma Joint Strike Fighter deve
quindi servire come emblema degli alti sprechi legati alle spese militari
e della necessità di un forte taglio delle stesse verso nuovi investimenti
più giusti, sensati, produttivi.
Per questo noi diciamo:
NO
allo spreco di risorse per aerei da guerra sovradimensionati e contrari
allo spirito della nostra Costituzione
SI all’utilizzo di questi
ingenti risorse per le necessità vere del paese: rilancio dell’economia,
ricostruzione dei luoghi colpiti da disastri naturali, sostegno
all’occupazione
NO
alla partecipazione ad un programma fallimentare anche nell’efficienza: il
costo per velivolo è già passato (prima della produzione definitiva) da 80
milioni di dollari a 130 milioni di dollari (dati medi sulle tre
tipologie)
SI all’investimento delle
stesse risorse per nuove scuole, nuovi asili, un sostegno vero
all’occupazione, l’investimento per la ricerca e l’Università, il
miglioramento delle condizioni di cura sanitaria nel nostro Paese
NO al
programmi militari pluriennali e mastodontici, pensati per contesti
diversi (in questo caso la guerra fredda) ed incapaci garantire Pace e
sicurezza
SI all’utilizzo delle
risorse umane del nostro Governo e delle nostre Forze Armate non per il
vantaggio commerciale dell’industria bellica, ma per la costruzione di
vera sicurezza per l’Italia
NO
al soggiacere delle scelte politiche agli interessi economici particolari
dell’industria a produzione militare e dei vantaggi che essa crea per
pochi strati di privilegiati
SI al ripensamento della
nostra difesa nazionale come strumento a servizio di tutta la società e
non come sacca di privilegi e potere
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