Bloccare
i razzi Qassam per far cadere il
regime di Hamas e costringere il
movimento islamico a lasciare la
Striscia di Gaza nelle mani di Fatah
e del presidente Abu Mazen: questi
gli obiettivi di Israele che, dopo
tre giorni di bombardamenti,
dichiara l'area intorno a Gaza zona
militare chiusa e parla ormai di
“prima fase di una guerra totale ad
Hamas ed ai suoi simili”. Che il
fine ultimo dell’operazione “piombo
fuso” sia quello di smantellare la
struttura politico militare che
attualmente governa la Striscia, lo
conferma lo stesso vice-premier
israeliano, Haim Ramon, che da
Gerusalemme parla apertamente di
immediata cessazione delle attività
militari a patto che qualcuno prenda
il posto di Hamas nella Striscia. In
caso contrario, e qui a parlare è il
vice Capo di stato maggiore delle
Forze di Difesa, Dan Harel, il
peggio potrebbe non essere ancora
arrivato. A settantadue ore
dall’inizio dell’attacco il
bilancio, peraltro provvisorio, è di
325 morti e 1600 feriti; in base ai
dati raccolti negli ospedali dal
personale della United Nations
Relief and Works Agency, tra le
vittime ci sarebbero almeno 57
civili.
Da parte israeliana il premier Ehud
Olmert ha fatto sapere che
l'operazione militare andrà avanti
fino a che la popolazione della
parte meridionale di Israele non
vivrà più nel terrore e nella paura.
Stessi toni da parte del ministro
degli Esteri, Tzipi Livni, la quale
ha dichiarato che lo Stato ebraico
ha fatto di tutto per evitare
l’opzione militare: Israele si è
trovato costretto a difendere i
cittadini ebrei che vivono a ridosso
del confine palestinese dagli
attacchi di Hamas che invece
continua con il lancio di razzi
Qassam contro le scuole e gli asili
“in cerca di bambini da uccidere”.
Sta di fatto che l’aviazione
israeliana sta ampliando la lista
degli obiettivi e dopo il porto, il
commissariato di Elgewzet (intorno
al quale sorgono almeno tre scuole),
le caserme, gli arsenali bellici e
le basi di addestramento, gli aerei
da guerra hanno colpito
l’università, dove si presume
venissero costruiti e modificati i
Qassam e i Katyusha. Stessa sorte
per il ministero dell'Interno, che
supervisiona i 13 mila membri delle
forze di sicurezza, il valico di
Rafah, dove sono stati interrotti
molti dei tunnel che collegano la
Striscia al Sinai egiziano e le case
di almeno due importanti comandanti
del braccio armato di Hamas, dove
sono stati uccisi diversi loro
familiari. Citando il rischio di
lancio di razzi palestinesi, Israele
ha appunto dichiarato le aree di
confine “zona militare chiusa” ed ha
ordinato ai giornalisti di
allontanarsi: una notizia che
potrebbe preannunciare l’inizio di
un eventuale assalto terrestre.
Secondo Hamas, il cui portavoce
Fawzi Barhoum ha esortato i gruppi
palestinesi ad usare “ogni mezzo”
(compreso il martirio) per colpire
Israele, sarebbero 180 i militanti
uccisi nei bombardamenti. Il resto
delle oltre 300 vittime sarebbero
civili, tra loro decine di donne e
bambini. Per ora le Brigate Al-Quds
e le Brigate Ezzeddin hanno risposto
all’attacco israeliano con un fitto
lancio di razzi che in tre giorni ha
causato la morte di cinque
israeliani: colpito il kibbutz di
Nahal Oz, dove un uomo è morto ed
un'altra persona è rimasta
gravemente ferita; la città di
Ashdod, 38 chilometri dal confine
settentrionale, dove un Grad da 122
millimetri ha centrato una stazione
di autobus ferendo cinque persone,
una delle quali una donna, poi
deceduta; un cantiere della città di
Ashkelon dove un razzo ha ucciso un
manovale beduino, originario del
Neghev, e ha ferito altre 15
persone. Uccisi anche un soldato
israeliano che si trovava in una
base militare al confine con la
Striscia di Gaza e un civile,
centrato una casa nella cittadina di
Netivot. C’è poi da registrare
quello che gli israeliani hanno
definito un attacco “terroristico”:
il ferimento di tre ebrei, uno dei
quali versa in gravi condizioni,
accoltellati da un palestinese nella
colonia di Kiryat Arba, in
Cisgiordania.
Per quanto riguarda la situazione
sanitaria, a Gaza e in tutti gli
ospedali della Striscia la
situazione è al collasso. Nonostante
il Cairo abbia deciso di schierare
diecimila soldati lungo la linea di
confine, sono decine i feriti
palestinese che sono entrati nel
Sinai, così come è stata effettuata
la consegna di viveri e medicinali
per gli ospedali della Striscia. Dal
mare non riescono invece ad arrivare
aiuti: partita dal porto cipriota di
Larnaca, la Dignity, barca del
movimento pacifista internazionale
“The Free Gaza Movement”, è stata
speronata e gravemente danneggiata
da una motovedetta della Marina
israeliana mentre si trovava in
acque internazionali a largo di
Haifa. Carica di aiuti umanitari
diretti alla popolazione di Gaza e
con a bordo un ortopedico
britannico, un chirurgo tedesco e un
chirurgo pediatra cipriota, la
Dignity ha fatto poi rotta verso il
Libano. Unico valico aperto per la
Striscia è quello di Kerem Shalom,
attraverso il quale il governo
israeliano ha autorizzato il
passaggio di un centinaio di camion
carichi di medicine e generi di
prima necessità inviati dalla
Turchia, dalla Giordania e da altre
organizzazioni umanitarie.
Nelle ultime ore i razzi Qassam
hanno colpito Sderot, la sala del
Consiglio regionale del kibbutz di
Sha'ar Hanegev, le comunità di
Kiryat Malachi e Kyriat Gat, Be'er
Sheva e il villaggio israeliano di
Rahat, nel Neghev occidentale, la
località più a est mai raggiunta dai
missili palestinesi. Sul fronte
opposto, al valico di Erez, i grossi
carri armati delle Forze di Difesa
scaldano i motori; unità di
paracadutisti e soldati della
fanteria sono pronti all’invasione
terrestre mentre in Israele sono
stati richiamati 6500 riservisti.
Intanto, mentre a Parigi la
diplomazia europea cerca una
soluzione al conflitto e invita le
parti ad un immediato cessate il
fuoco, il mondo arabo si spacca: da
Beirut sud, roccaforte di Hezbollah,
Hassan Nasrallah usa toni di guerra
contro lo Stato ebraico e condanna
molto duramente l’atteggiamento di
alcuni paesi arabi che etichetta
come collaborazionisti con il
nemico. Un chiaro messaggio al
presidente egiziano, Hosni Mubarak,
che non ha intenzione di aprire
completamente al traffico il valico
di Rafah fin quando l'Autorità
Nazionale palestinese non riprenderà
il controllo del posto di frontiera.
Nemmeno l’Iran rimane indifferente a
quanto accade a Gaza e da Teheran la
guida suprema, l’Ayatollah Khamenei,
proclama una giornata di lutto
nazionale, mentre il governo
istituisce un tribunale speciale che
ha il compito di giudicare e
condannare in contumacia i cittadini
israeliani coinvolti a vario titolo
nell'offensiva militare contro la
Striscia. In Cisgiordania la rivolta
di una parte della popolazione
palestinese si stringe intorno alla
solidarietà per le vittime dei
bombardamenti e le sempre divise
fazioni di Fatah ed Hamas tornano a
parlare lo stesso linguaggio.
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Archivio Gaza, Palestina, Natale 2008
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