Alla caduta dell’impero sovietico ci si pose la domanda se potesse esistere
un impero unipolare. All’origine degli imperi vi è sempre stato lo scontro
col nemico storico tradizionale: dai Tartari per l’impero mongolo, ai
Persiani per Alessandro, ai Cartaginesi per i Romani, all’Europa per
l’impero americano. Poi gli imperi andarono oltre, con una crescita
biologica, come neoplasie, senza avere giustificazioni ideologiche; così
l’impero mongolo, il più grande esistito, dalla Cina alla Russia, sino
all’Ungheria, che non impose né una lingua né una religione, né un sistema
di vita, né un modo di produzione. Gli altri, invece, si diedero via via
giustificazioni di cultura, di civiltà o economiche.
L’impero americano, dopo aver sconfitto definitivamente l’Europa,
dall’Atlantico agli Urali, avrebbe potuto mantenere la propria egemonia
globale con le sole forze dell’economia e con la presenza militare in ogni
parte del globo. Invece, gli USA, ancor prima della fine delle guerra
fredda, individuarono nella Cina il futuro antagonista, col quale, prima o
poi, si sarebbe arrivati ad uno scontro finale. Innanzitutto, la Cina era
ancora un paese comunista, col quale erano già venuti direttamente alle mani
durante la guerra di Corea. Inoltre, aveva dimostrato anche in altre
occasioni una certa bellicosità: prima con l’occupazione del Tibet, nel
1950, poi nella breve guerra contro l’India, nel 1962, lo scontro con l’URSS
sul fiume Ussuri nel 1969 e, infine, con la guerra contro il Vietnam, nel
1979 – ’80. I “rossi “ cinesi, inoltre, appartenevano ad una civiltà, una
delle più grandi, con la quale si sarebbe arrivati ad un confronto in base
alla formula dello “scontro delle civiltà” proposta da Huntington nel 1993.
Altri intellettuali scrissero nel 1997 il famoso documento sul “Nuovo secolo
americano”, nel quale si prevedeva che, per affrettare la riorganizzazione
delle forze armate americane sarebbe stato necessario “qualche evento
catastrofico e catalizzamte, come una nuova Pearl Harbor”. Molti hanno
voluto individuare in questa frase la premeditazione di una qualche
implicazione del governo americano negli eventi dell’11 settembre 2001; ma,
il documento prevedeva anche, in più punti, la necessità di affrettare il
riarmo americano per poter affrontare un nuovo nemico globale, la Cina. Fin
da pagina 4, la Cina era individuata come “potenziale rivale”, a pagina 8,
si sottolineava “la modernizzazione ed espansione della forza nucleare
cinese”, a pagina 9, si prevedeva “un nuovo teatro di guerra, come un
intervento americano in difesa di Taywan contro un’invasione cinese”, a
pagina 12, si diceva che “l’esercito cinese cerca di controbilanciare i
vantaggi dell’america nelle forze aeree e navali”, a pagina 18, si affermava
che in prospettiva l’ “Asia dell’Est diventerà una regione sempre più
importante, segnata dalla crescente forza cinese”, e, ancora, a pagina 65,
la Cina è indicata come potenziale avversario e “In particolare, la marina
cinese ha recentemente preso in consegna i primi, di molti programmati,
destroyers della classe Sovremenny, comprati insieme a missili supersonici
da crocera anti-nave dalla Russia, aumentando notevolmente la capacità della
Cina di attaccare navi USA”.
Un altro intellettuale, Zarabigniew Brzezinski, già consigliere per la
Sicurezza Nazionale del presidente Carter, in uno studio del Council of
Foreign Relations del 1997, prevedeva mire espansionistiche della Cina verso
l’area del Caspio, e proponeva che gli Stati Uniti estendessero il loro
controllo alle ex Repubbliche Sovietiche di quella zona: dal Turkmenistan,
al Uzbekistan, al Tagikistan al Kazakistan.
Quando, dopo l’11 settembre, con il pretesto di una guerra contro il “Male”,
gli USA attaccarono prima l’Afganistan e poi l’Iraq, si parlò subito di una
“guerra per il petrolio”, e, in effetti, era tale anche per impedire che la
Cina potesse arrivare al petrolio del Medio-Oriente. Per ostacolare la Cina,
anche nell’accesso al petrolio ed al metano del Caspio, gli USA hanno
stabilito basi militari in Tagikistan, Usbekistan e costruito la più grande
base aerea americana in Asia Centrale a Manas nel Kirgizistan. Se si tiene
conto anche delle basi americane in Giappone (47.000 uomini e 350 aerei) e
in Corea del Sud (37.000 uomini e 225 aerei), più quelle nelle Filippine e a
Taiwan, si ha un’idea dell’avvenuto accerchiamento della Cina.
In maniera esplicita, gli USA hanno decretato un embargo verso la Cina delle
armi e delle tecnologie con possibile impiego militare, mentre continuano ad
inviare armi a Taiwan. Nonostante tutto questo, la Cina è diventata il
principale partner commerciale degli Stati Uniti, ed è anche uno dei più
importanti possessori di Buoni del Tesoro americani; inoltre, le riserve
valutarie cinesi di valuta pregiata ammontano a 1332,6 miliardi di dollari,
pari all’intero debito pubblico italiano; questi fatti aumentano la tensione
dell’opinione pubblica americana nei confronti delle importazioni dalla
Cina, e da più parti si chiede l’imposizione di dazi doganali alle merci
cinesi. Ricordiamo che uni dei liet motiv della propaganda anti-giapponese
prima della seconda guerra mondiale, era lo slogan contro il “made in Japan”,
ripetuto ossessivamente nei documentari americani. Ora però il Giappone è
alleato fedele degli USA, e, anzi, nel maggio di quest’anno il primo
ministro giapponese, al ritorno da Washington, ha annunciato l’integrazione
del sistema anti-missile giapponese con il progetto di scudo spaziale
americano nell’area del Pacifico; finora il Pentagono ha installato dieci
intercettori in Alaska e altrettanti in California, dove raddoppieranno nel
2008. Per ora, il Giappone ha cominciato a dispiegare alcune batterie
anti-missile americane, con l’ultima versione dei famosi missili Patriot, e
ha annunciato che saranno disponibili entro la fine dell’anno anche gli
intercettori SM3. La polemica tra Russia e Stati Uniti sulla proposta di
questi ultimi di installare una base dello scudo anti-missile in Cechia, per
difendersi da ipotetici missili nord-coreani, nasconde la volontà di
installare anche in Europa uno scudo missilistico anti-cinese. Tutta la
faccenda del pericolo nord-coreano, ci sembra una sceneggiata anti-cinese.
A completamento dell’accerchiamento della Cina, bisogna aggiungere l’India,
che già nel luglio del 2005 ha tenuto manovre militari congiunte con gli
americani nel Ladakh, ai confini con la Cina e il Pakistan. Proprio da
questo paese, nei primi giorni di quest’anno, è stato criticato il patto fra
India e USA, sull’uso civile dell’energia nucleare, raggiunto l’anno scorso,
ma ancora da approvare da parte del Congresso americano, pretendendo di
usufruire anch’esso della tecnologia atomica americana. Naturalmente, il
patto India –America ha allertato la Cina, nonostante le assicurazioni che
il patto non rappresenta un atto di ostilità anti-cinese.
Gli accordi americani con l’India sconvolgono il sistema tradizionale delle
alleanze tra le grandi potenze, che vedevano l’America alleata del Pakistan
e l’India della Russia. Che dire di quest’ultima: Pechino compra da Mosca il
90% delle sue forniture militari, in deroga all’embargo americano e della
Comunità Europea. Inoltre, la Cina importa dalla Russia notevoli quantità di
petrolio, ed è stata annunciata ufficialmente dal presidente Putin, la
costruzione di un oleodotto e due gasdotti entro il 2010.
Sono questi gli schieramenti per una futura Guerra Mondiale” ?!
Romolo Gobbi
Fonte: www.romologobbi.com
Link: http://www.romologobbi.com/articoli.asp?id=23
15.08.07
Vedi anche
05/08/2006 Fermiamo la Terza Guerra Mondiale! Fermiamo la Terza Guerra Mondiale! Con la Dottrina LaRouche per il Sud-Ovest Asiatico!...
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