L’esito
positivo del sequestro di Mastrogiacomo sta provocando in Italia l’osceno e
ipocrita valzer di dichiarazioni e prese di posizione di esponenti del mondo
politico e dei media che fino al momento della liberazione del giornalista si
erano mostrati uniti e compatti nel chiedere al governo di fare tutto il
possibile per ottenere il suo rilascio, approvandone l’operato durante tutto il
periodo di gestione del delicato caso.
Lo stesso Cossiga il 10 Marzo aveva addirittura annunciato che “domani nella
mia responsabilità di italiano e di cristiano rivolgerò attraverso le colonne
del quotidiano ‘Il Tempo’ un appello 'ai Signori delle tribu'! ai signori
Talebani! ai signori di Al Qaeda! alla resistenza afghana!' perché sia fatta
salva la vita al giornalista della Repubblica Daniele Mastrogiacomo e gli venga
resituita la libertà". Aggiungendo poi il 17 Marzo "Credo proprio che gli
Stati Uniti ed il Regno Unito, i loro governi centrali ed i comandi militari
delle loro unità in Afghanistan dovrebbero pensare seriamente, insieme al
governo afgano, a permettere lo scambio dei prigionieri in vista della
liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo, che hanno accertato, come era
ovvio, essere soltanto un giornalista e non una spia". Mentre Casini aveva
dichiarato nei giorni cruciali che non si doveva disturbare il manovratore, cioè
Prodi e il suo governo.
Nel corso delle due settimane del sequestro nessun politico e nessun giornale si
era azzardato a contraddire l’azione del governo e a tutti era noto nei giorni
precedenti la liberazione che il gruppo di miliziani che aveva in ostaggio
Mastrogiacomo non chiedeva soldi ma uno scambio di prigionieri, come del resto
succede nei teatri di guerra tra due parti in conflitto. Nessuno poi in Italia
ha contestato la determinazione con cui il governo italiano ha fatto pressioni
sugli USA e GB nel non frapporre ostacoli con blitz militari o veti nei
confronti del governo di Karzai per il rilascio delle persone in questione.
Quindi nessuno ha proferito parole contrarie a questa gestione, né tra i media
né tra le fila dell’opposizione né tra quelle della maggioranza di governo.
Ma, una volta tornato a casa sano e salvo Mastrogiacomo, ecco emergere l’innata
e squallida ipocrisia che contraddistingue il nostro Paese con le raffiche di
dichiarazioni contro il governo per come ha gestito il sequestro, per il fatto
di aver implicitamente riconosciuto i talebani, per aver svenduto la credibilità
e la dignità nazionale dell’Italia.
Ipocrisia sparsa a piene mani anche in seguito alle dichiarazioni di un anonimo
funzionario dell’amministrazione USA che ha criticato il governo italiano per
aver costretto Karzai a liberare cinque “terroristi talebani”. Un’ipocrisia che
conferma ancora una volta l’assoluto asservimento del nostro Paese ai voleri
della potenza americana, gettando indirettamente altro fango anche sulla memoria
di Calipari con il malcelato auspicio – fortunatamente irrealizzato - di un
remake del finale del sequestro di Giuliana Sgrena.
Finora però non c’è stata in merito alcuna presa di posizione ufficiale del
governo USA, mentre si sa solo che il giorno della liberazione la Rice si era
dichiarata compiaciuta con D’Alema per l’esito positivo della vicenda. Ma anche
se dovesse esserci, non farà altro che aumentare a dismisura questa oscena
ipocrisia.
Ci si chiede perciò qual è il significato che certa stampa, l’opposizione
parlamentare e anche esponenti della maggioranza di governo – Di Pietro e Bonino
per esempio - danno al concetto di dignità nazionale, di credibilità di un
Paese, della sua eventuale inaffidabilità e umiliazione.
Chi adesso spara ad alzo zero contro il governo avrebbe dovuto farlo durante i
giorni di prigionia di Mastrogiacomo dicendo con onestà a chiare lettere che il
governo non doveva assolutamente fare tutto il possibile per liberarlo, dal
momento che era ben evidente l’equazione tra “tutto il possibile” e il rilascio
degli uomini richiesti dai rapitori.
Ma quando prevale l’ipocrisia anche la memoria svanisce di colpo, come nel caso
di chi era al governo fino a un anno fa, e in particolare sulle modalità di
gestione a quell’epoca dei sequestri di italiani. Negli scorsi anni infatti si
sono pagati riscatti milionari, che poi sono ovviamente serviti per acquistare
armi, e in cambio della liberazione di Clementina Cantoni - sequestrata in
Afghanistan - c’era stato anche un rilascio di persone da parte delle autorità
afghane.
Non basta. Si ha pure la sfrontatezza di paragonare il sequestro di
Mastrogiacomo con quello dei due tedeschi in Iraq, affermando che si sarebbe
dovuto adottare la stessa posizione della Merkel che non si piega ai ricatti.
Dimenticando però che al governo tedesco è stato chiesto il ritiro delle truppe
tedesche dall’Afghanistan, richiesta che era stata fatta anche al governo
italiano nei primi giorni del rapimento.
Il 10 Marzo infatti Dadullah avrebbe detto al telefono ad un giornalista afghano
della France Presse “Entro sette giorni il governo italiano dovra' fissare
una data per il ritiro dei suoi soldati dall'Afghanistan”. E a questa
richiesta il governo italiano ha ovviamente risposto picche, come ha fatto la
Merkel. Né più né meno. Vedremo comunque come si risolverà il sequestro dei due
tedeschi in Iraq e come il governo tedesco, che si dichiara “irritato” per i
cinque talebani rilasciati, gestirà fino alla fine la vicenda.
Ma tornando al Belpaese, tutta questa ipocrisia a 360 gradi si esplicita così
platealmente guarda caso proprio a pochi giorni dal voto al Senato sul
rifinanziamento della missione militare in Afghanistan; mettendo in luce come
sempre la piccolezza meschina e provinciale del nostro Paesello, che non perde
occasione per buttarla nella caciara della nostra politichetta interna.
Comunque, nella malaugurata ipotesi che qualche altro italiano venga in futuro
sequestrato in un teatro di guerra, è sicuro che per l’ennesima volta non si
alzerà alcuna voce che dirà chiaramente nei giornali o in Parlamento ”Il
governo non deve cedere alle richieste dei rapitori e non deve mobilitarsi per
ottenere la liberazione dell’ostaggio. Lasciamolo pure crepare”.
Enrico Sabatino per Cani Sciolti
Archivio Mastrogiacomo
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