Era
il “numero due” dell’Iraq. Era il vice presidente del
Paese e il più stretto collaboratore di Saddam. Per gli
americani era il “dieci di quadri” nel mazzo di carte dei
maggiori responsabili del regime iracheno. Ora anche per
lui è finita. Taha Yassin Ramadan – un militare servile e
con mentalità poliziesca - è stato impiccato a Baghdad
oggi all’alba . Aveva 69 anni. Contro di lui – come per
tutti i dirigenti del periodo di Saddam – si era
scatenata, al culmine di una lunga sequenza di eventi, la
macchina della repressione americana. Accusato di
complicità nell'invasione del Kuwait (agosto 1990) e di
avere partecipato alla repressione di curdi e di sciiti
del 1991, con azioni violente e crudeli, era stato
catturato a Mosul, sua città natale, da un gruppo di
combattenti curdi dell’Upk e consegnato (il 19 agosto
2003) alle forze americane d’occupazione. Taha Yassin
Ramadan era il penultimo alto dirigente del paese ancora
in vita (l'ultimo è il primo ex vicepresidente Ezzat
Ibrahim al Duri, latitante). Una carriera, la sua, tutta
segnata da anni tumultuosi e senza alcun rispetto per le
diverse realtà politiche, culturali e religiose. In
pratica un uomo dall’aspetto freddo sempre disposto a
risolvere le imbarazzanti situazioni diplomatiche con la
pratica della repressione, senza appello. E così il
dossier della sua vita lo aveva caratterizzato subito come
un fedele servitore di Saddam.
Nato in una famiglia di contadini lavorò prima in una
banca e poi, in seguito alla iscrizione nel partito Baath,
iniziò una rapida carriera e, quando nel 1968 fu attuato
un primo golpe, divennne uno dei più fedeli collaboratori
di Saddam. Nel 1970 è a capo di un tribunale
rivoluzionario che condanna alla pena capitale 44
ufficiali accusati di aver complottato contro il regime.
Spetta poi a lui costituire la milizia armata del Baath:
l'Esercito Popolare. Secondo le accuse che gli sono state
rivolte durante il processo, nel 1988 avrebbe partecipato
agli attacchi nei quali 5.000 curdi furono sterminati a
Halabja con gas velenosi. Nel 1991 è nominato
vicepresidente dell'Iraq. Dopo la prima guerra del Golfo
(gennaio-febbraio), secondo le accuse provenienti dagli
iracheni in esilio, avrebbe commesso crimini contro
l’umanità durante le operazioni per la repressione di una
rivolta di sciiti nell'Iraq del sud.
Comincia, da questo momento, la sua vera e propria scalata
politica. Nel gennaio 2002 afferma che "se c'é un solo
terrorista al mondo, è l’America" e successivamente accusa
il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, di essere
un "criminale". Poi arriva l’invasione americana e
comincia la resa dei conti.
Il 5 novembre 2006, a conclusione del processo sul
massacro di 148 sciiti nel 1982 a Dujail, il Tribunale
speciale iracheno (organizzato e diretto dagli americani)
condanna Saddam ed altri alla pena capitale e Ramadan
all'ergastolo, mentre uno dei suoi avvocati difensori -
Adel Al Zubeidi - è trovato morto nella sua auto. Il 26
dicembre, a quattro giorni dall'impiccagione di Saddam
(eseguita il 30 dicembre), l’Alta Corte presenta in
appello una richiesta di condanna a morte per Ramadan. E
il Tribunale – sotto la spinta di Bush - rivede, infatti,
la precedente sentenza e il 15 marzo, la Corte d'Appello
conferma la condanna all'impiccagione.
Di Taha Yassin Ramadan restano famose alcune sue
dichiarazioni (del marzo 2003) mentre si stava registrando
in tutto il paese un disastro di dimensioni globali. Fu in
quei precisi momenti che comparve alla tv per annunciare
che l'Iraq aveva fatto prigionieri alcuni americani e si
impegnava, di conseguenza, a mostrarli in televisione:
"Entro poche ore – disse - vedrete i prigionieri americani
sugli schermi televisivi e vedrete filmati di carri armati
bruciati". Gli americani, in quel momento, sapevano bene
che la resistenza irachena si stava organizzando e
cercarono di smentire le affermazioni della vecchia
dirigenza di Baghdad. Ma Ramadan – sempre dall’emittente
televisiva – aggiunse: "La nostra campagna di guerra sta
andando bene, non è vero che gli americani hanno avuto
successo. Dicono bugie e se ne dovrebbero vergognare. Del
resto avete visto Saddam in televisione tutti i giorni,
diverse volte. E anche io sono qui". Furono poi sempre più
duri i suoi attacchi contro gli americani. E così
dichiarò: “Le loro aggressioni diaboliche incontreranno
resistenza in ogni città dell'Iraq. E ogni musulmano sarà
un proiettile contro l'aggressore". Ramadan fu poi sempre
polemico anche contro l’allora segretario generale dell'Onu
Kofi Annan. Si rivolse a lui chiedendogli di intervenire
per "il ritiro delle forze internazionali" dalla zona
smilitarizzata al confine tra Iraq e Kuwait. E poi
l’affondo: “Kofi Annan si è abbassato all'illegalità, ha
agito come un dipendente del governo americano, e non ha
rispettato la volontà della maggioranza del Consiglio di
sicurezza”.
Ora la botola del patibolo si è chiusa su Ramadan, E si
può ritenere che – come con Saddam – anche lui per molti
iracheni finirà tra gli “eroi della resistenza
antiamericana”. Tutto nel quadro di questa strategia del
terrore che anima l’Iraq di oggi. Con una lotta che sarà
ancora lunga e difficile.
Intanto a Baghdad le organizzazioni umanitarie forniscono
questa tragica lista che contiene il numero dei morti in
Iraq a partire dal giorno dell’intervento Usa (19 marzo
2003): al 18 marzo 2007 i militari Usa morti in Iraq sono
3204; i soldati americani feriti sono, ad oggi, 25.000; le
perdite degli alleati degli Usa in Iraq sono, ad oggi,
281; l’Italia ha avuto in Iraq 32 morti; la Gran Bretagna
ne ha avuti 134; il Canada 40; l’Ucraina 18; la Polonia
17; la Bulgaria 13; la Spagna 11; la Slovacchia, 3; la
Danimarca 2; El Salvador 2; l’Estonia 2; l’Olanda 2; la
Thailandia 2; l’Ungheria 1; il Kasachstan 1; la Lettonia
1.
Quanto agli iracheni i loro morti, in questa guerra
scatenata dagli Usa, sono oltre 200.000. Ma non entrano
nelle statistiche dei “buoni”. E’ questa la geopolitica di
un massacro che continua.
30/12/2006 Archivio Saddam Hussein
|