L’editore
capo dell’Arab Times ha riportato come una “fonte attendibile” a
Washington abbia fornito informazioni dettagliate circa l’imminente attacco
massiccio da parte degli Stati Uniti alle industrie nucleari e petrolifere
iraniane. Secondo l’imprecisata fonte citata dall’Arab Times, il
programma statunitense avrebbe subito della variazioni a causa delle dimissioni
che dovrebbe presentare il principale alleato di Bush, il Primo Ministro Tony
Blair. Il Primo Ministro inglese ha sacrificato la propria popolarità per
sostenere i conflitti di Bush in Medio Oriente.
Politicamente indebolito dalla propria lealtà verso Bush, Blair si è impegnato
pubblicamente a dimettersi dal proprio incarico al numero 10 di Downing Street
dal Maggio di quest’anno. Applicando il calcolo politico, le fonti hanno
informato l’Arab Times che il mese di Aprile sarà il più probabile per
l’attacco, in modo tale da permettere a Tony Blair di ricoprire un ruolo
fondamentale nel giustificare in Occidente l’ampliamento di questo conflitto
tanto impopolare. Gli analisti che lavorano per la Casa Bianca di Bush e Cheney
prevedono che un intenso attacco militare sugli obiettivi iraniani indebolirà il
regime e porterà inoltre alla caduta del governo in Siria.
Secondo le dichiarazioni attribuite al Vicepresidente Dick Cheney sull’Arab
Times, la nazione dell’Arabia Saudita è minacciata territorialmente dal
regime iraniano. Molti Sciiti vivono in Arabia Saudita con i loro principali
gruppi nelle regioni di produzione petrolifera. Il mese scorso, Cheney è andato
a Ryiadh per un singolare incontro faccia a faccia con il Re Abdullah. E’adesso
ovvio che i piani statunitensi di ampliare il conflitto attraverso l’incremento
delle truppe e l’imminente attacco all’Iran sarebbero stati argomento
fondamentale di questi dibattiti privati.
In una diversa dichiarazione, il Col. Sam Gardiner (membro a riposo della USAF),
esperto profondamente stimato della sicurezza statunitense, presenta la sequenza
di manovre tattiche che rivelerà e precederà il lancio dell’assalto militare
contro gli obiettivi iraniani – progetto che il Col. Gardiner reputa risolversi
in un’escalation che porterà di soppiatto all’ampliamento del conflitto in Medio
Oriente. Da tattico esperto, il Col. Gardiner prevede:
Tra gli ultimi passi prima gli ultimi passi prima dell’attacco, vedremo le
petroliere dell’USAF spostate in luoghi inusuali, come la Bulgaria. Queste
saranno usate per rifornire i bombardieri B-2 durante le loro missioni d’attacco
in Iran. Quando questo accadrà, saremo solo a giorni dall’attacco.
Nel 2003, Bush e Cheney ordinarono l’entrata in guerra con l’Iraq tra il 18 e il
19 Marzo. Queste date sembrano oggi cadere all’interno della finestra di
probabile rilevanza operativa con un periodo di maggiore intensità che va da
metà Marzo a metà Aprile. Nel frattempo possiamo aspettarci di assistere ad
un’intensificazione di ciò che il Col. Gardiner e altri hanno definito “gestione
della percezione” - la deliberata produzione di propaganda da parte del governo
Bush-Cheney - incarico che fu per un breve periodo svolto dall’Office of
Strategic Influence, istituito poco dopo l’11 Settembre. L’ex Segretario alla
Difesa, Donald Rumsfeld, chiuse l’Office of Strategic Influence quando la
rivelazione delle sue operazioni di palese disinformazione scatenò
l’indignazione internazionale.
Secondo SourceWatch, Rumsfeld avrebbe furtivamente ripristinato l’OSI
sotto varie recenti coperture: l’Office of Global Communications, l’Information
Awareness Office (IAO) e il CounterInformation Team. Le prossime mosse militari
saranno tattiche, come delineato dal Col. Gardiner, e saranno programmate in
corrispondenza con una valanga di propaganda anti-iraniana diffusa dalle agenzie
che si occupano di “gestione della percezione” sotto il controllo del Pentagono.
In seguito alla sconfitta dei candidati favoriti del Presidente Ahmadinejad alle
elezioni locali iraniane della scorsa settimana, è ora perfettamente chiaro che
un attacco statunitense rafforzerebbe il suo governo sempre più impopolare.
Voci provenienti dalle diverse tendenze politiche in Iran stanno arringando il
Presidente Ahmadinejad, che ha lasciato Teheran al momento opportuno per un
prolungato viaggio in America Latina. Con la propria popolarità in repentina
discesa, Ahmadinejad sosterrà i piani di Bush e Cheney sulla guerra, dal momento
che gli permetteranno di avvolgersi nella bandiera e ricoprire il ruolo di
difensore della fede. Secondo la ING Wholesale Banking, le conseguenze
economiche di un attacco USA all’Iran saranno disastrose. Gli esperti di finanza
prevedono reazioni improvvise nei mercati, e stanno già consigliando di vendere
i capitali azionari israeliani.
L’impatto sulla Brent Crude sarà drammatico con previsioni sull’aumento del
prezzo a 80 dollari al barile contemporaneamente a notevoli crolli sui prezzi
delle azioni. Esperti analisti di mercato preannunciano drammatici ribassi: il
dollaro statunitense; rendimenti obbligazionari; mercati azionari e materie
prime industriali, con picchi nei prezzi di petrolio e oro. In base agli ultimi
sondaggi, due terzi della popolazione americana sostengono le negoziazioni con
l’Iran e si oppongono ad un attacco militare che amplierebbe un conflitto già
profondamente impopolare.
La scorsa settimana, il Senatore Joseph Biden (Democratico del Delaware) ha
messo in guardia il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, che qualsiasi
ampliamento della guerra contro l’Iraq attraverso un attacco oltre il confine
iraniano scatenerebbe una crisi costituzionale negli Stati Uniti. Lo scenario
americano è ora pronto per un confronto politico storico che rivaleggerebbe con
la crisi del Watergate negli anni 70.
*Michael Carmichael è Presidente e Amministratore Delegato di The Planetary
Movement, Oxford, UK e un abituale collaboratore di GlobalResearch.
Fonte: Global Research - 16 Gennaio 2007
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