Saddam Hussein ha perso il ricorso in appello contro la sentenza di condanna a morte e sarà impiccato. Con ogni probabilità entro un mese. Ma l'Italia condanna la decisione. Il ministro D'Alema: "La pena capitale è inaccettabile"
Saddam Hussein ha perso il ricorso in appello contro la sentenza di condanna a morte e andrà sul patibolo: sarà impiccato. Con ogni probabilità entro un mese. Lo ha annunciato ieri un giudice del tribunale speciale iracheno precisando che anche le altre condanne inflitte ai coimputati del medesimo procedimento sono state allo stesso modo confermate.
La sentenza, relativa all'accusa di crimini contro l'umanità, dovrà ora, in base allo statuto del tribunale speciale, essere controfirmata dal presidente della Repubblica Jalal Talabani, che però in passato si è più volte espresso contro la pena capitale e ha affermato che in caso di condanna a morte avrebbe lasciato l'onere della firma ai suoi due vice presidenti. Lo stesso statuto prevede che i condannati non possano beneficiare di alcun tipo di clemenza, e che la sentenza di condanna, una volta confermata in appello, debba essere applicata entro trenta giorni. In questo caso a partire da oggi.
Una notizia salutata come "pietra miliare" dall'amministrazione americana, ma non dall'Europa, contraria alla pena capitale. L'Italia, in particolare, ha espresso il suo dissenso, attraverso il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema. ''Naturalmente, non sminuisco la gravità delle responsabilità di Saddam Hussein nei massacri, nell'oppressione, nelle uccisioni, nelle torture - ha spiegato D'Alema - ma io difendo il principio secondo cui la pena di morte non è accettabile e quindi continuo a sperare che questa sentenza non venga eseguita''.
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30/12/2006 Archivio Saddam Hussein
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