Senza
troppo rumore, così poco che non se ne è accorto
nessuno, la Francia è intervenuta in Repubblica
Centrafricana per liberare il presidente Bozize da
una ribellione e sta combattendo in Ciad contro
l’opposizione al tiranno Idriss Deby Itno. Il
generale Guillou ha sostituito il generale Pérez sul
campo e in pochi giorni ha avuto ragione dei
“ribelli” che avevano occupato diverse città
nell’Est della Repubblica Centrafricana.
Installatosi nella riserva di caccia preferita da
Giscard D’Estaing, ora riserva naturale dell’Ouandja-Vakaga,
a circa 800 chilometri a Nord-Est della capitale
Bangui, il comando francese ha mosso il reggimento
di paracadutisti “1er Rpima” (<em<Régiment de
parachutistes d’infanterie de marine) di Bayonne e i
COS (commandos opérations spéciales) che,
con l’aiuto dei Mirage, hanno facilmente avuto
ragione dei combattenti dell’UFDR (Unità Nazionale
dell’Opposizione) in meno di una settimana.
Ben poco avrebbero potuto contro la ribellione il
centinaio di soldati ciadiani inviati da Deby a
sostenere il golpista Bozize da lui stesso (con
l’aiuto francese ) portato al potere con un golpe
nel 2003, o le forze centrafricane che si sono
rifiutate di combattere contro i “fratelli”. Ancora
meno i soldati della “Force multinationale en
Centrafrique” (Fomuc) che parimenti non hanno
ritenuto di dover essere coinvolti nella contesa.
Michel de Bonnecorse, Consigliere alla Presidenza
francese, ha dichiarato che l’intervento serve ad
evitare la destabilizzazione dei due paesi e che è
avvenuto “su richiesta dei due presidenti”. Da parte
francese finora risulta che solo un soldato sarebbe
stato ferito gravemente. Da notare che fino a due
settimane fa la Francia smentiva qualsiasi ipotesi
di coinvolgimento in combattimenti che invece la
vedono protagonista fin dalla scorsa primavera.
A completare l’opera, la pressione diplomatica
francese ha fermato anche il congolese Bemba, il
quale dopo aver perso le elezioni contro Kabila
stava pensando ad un rientro sulla scena
centrafricana che negli anni passati lo aveva visto
combattente protagonista. Anche in Ciad, intanto, le
truppe francesi lavorano alacremente; in primavera
hanno fermato l’attacco delle opposizioni alla
capitale ciadiana e oggi stanno combattendo accanto
ai rimasugli della Guardia Presidenziale (in gran
parte passata con la ribellione) e ai mercenari
assoldati da Deby contro il fronte unito delle
opposizioni.
Da quanto emerso si evidenzia innanzitutto che le
pretese dei due presidenti per i quali le ribellioni
sarebbero state istigate e sostenute dal Sudan, è
smentita dagli stessi militari francesi, che una
volta catturato i ribelli hanno verificato come
fossero armati con dotazioni sottratte all’esercito
centrafricano e non con forniture “straniere”; al
contrario è invece noto il supporto del governo del
Ciad all’opposizione sudanese.
I "Mirage" e gli "Atlantic II" che decollano dalla
capitale ciadiana stanno ora interessandosi ai
nemici di Deby che non possono fare altro che
ricordare, con le parole del deputato federalista
Ngarlejy Yorongar in un appello all’ambasciatore
francese, che l’articolo 4 del trattato di
cooperazione militare tra Ciad e Francia, a
proposito dei militari francesi recita: “Ils ne
peuvent en aucun cas participer directement à l’exécution
d’opérations de guerre ni de maintien ou de
rétablissement de l’ordre et de la légalité...”.
(..“non possono in alcun caso partecipare
direttamente all’esecuzione di operazioni di guerra,
né di mantenimento o ristabilimento dell’ordine e
della legalità”).
Si tratta quindi di un ritorno in grande stile della
Francia privo di qualsiasi parvenza di “legalità”.
Parigi sta cercando di non attirare troppo
l’attenzione, volendo evitare di riproporsi nel
ruolo di “gendarme d’Africa”, esercitato per oltre
un secolo dalla Republique. Ruolo che si
pensava abbandonato dopo che gli affari francesi in
Africa si sono fortemente ridimensionati, ma che è
tornato ad essere d’attualità ora che le estrazioni
petrolifere e l’oleodotto che porta il greggio
ciadiano al golfo di Guinea sono minacciate
dall’instabile situazione politica.
Per le opposizioni ai due dittatori (che hanno preso
il potere con colpi di stato) c’è poco da fare e da
sperare. La Francia considera i due campioni
regolarmente eletti, poco importa se attraverso
elezioni-farsa o se (come nel caso di Deby) hanno
manomesso la Costituzione per farsi rieleggere;
l’importante è evidentemente l’adesione dei due
leader ai progetti dei veri attori della politica
nell’Africa Centrale, che in questo caso indossano
il logo di EXXON e Total.
I due interventi non hanno sollevato scandalo in
Francia, tanto che non sono nemmeno entrati nel
dibattito che infuria nelle more della corsa alle
elezioni presidenziali; Sarkozy e Royal non sembrano
interessati a quanto avviene in Africa, gli abitanti
della quale notoriamente non votano in Francia.
Peraltro queste due guerre non sono nemmeno state
portate all’attenzione delle opinioni pubbliche o
della comunità internazionale.
La circostanza sarebbe pur ghiotta, se non altro per
rimarcare il differente approccio della Francia
quando si arriva alla questione della guerra; quelle
degli altri per i francesi sono sbagliate, mentre
quelle che rinverdiscono le gesta della Legione
Straniera non meritano nemmeno di essere discusse.
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