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14/12/2007 Uganda : ombre sulla fine del conflitto di cui il mondo non parla (Carla Amato, http://www.osservatoriosullalegalita.org)

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Dovrebbero ricominciare oggi a Juba i colloqui di pace in Uganda, un Paese che ha visto una guerre civile costellata di atrocita' di cui sono state vittime decine di migliaia di donne e di bambini, mutilati, seviziati, violentati e trattati come schiavi, sessuali e non.

Artefice di tanti crimini l'Armata di resistenza del Signore del cristiano Joseph Kony, che oggi siede giocoforza al tavolo dei negoziati, condotti per il governo dal negoziatore capo, il ministro degli interni Ruhakana Rugunda. Kony e i suoi principali luogotenenti sono pero' anche ricercati dalla Corte Criminale internazionale, cui Kampala si era rivolta per far comminare loro una sacrosanta punizione.

A distanza di alcuni mesi, tuttavia, il governo ugandese ha fatto un passo indietro dato che Kony e gli altri hanno chiesto che la loro non punibilita' sia una condicio sine qua non dei negoziati. Tale mutamento di posizione di Kampala non e' stato confermato ufficialmente a causa dell'opposizione del procuratore della Corte internazionale, Moreno Ocampo.

Successivamente uno dei cinque comandanti fuggitivi verso cui la Corte Criminale internazionale aveva spiccato un primo mandato d'arresto ad ottobre 2005 era stato intercettato ed ucciso ufficialmente in uno scontro con le truppe governative iniziato quando i suoi miliziani avevano attaccato e ucciso un soldato regolare.

Il 1° novembre, l'LRA ed il governo hanno esteso i termini del cessate il fuoco. Anche se i colloqui di pace riprendono oggi, il capo dei negoziatori della LRA, Martin Ojul, ha dichiarato al quotidiano Daily Monitor di ritenere che non si fara' nulla fino al prossimo anno.

La settimana scorsa il governo - per costruire un clima di collaborazione - ha portato in volo l'anziana madre di Kony ad incontrare il figlio che non vedeva da vent'anni, cioe' da quando egli ha iniziato la lotta di ribellione contro il presidente Museveni. La donna avrebbe sollecitato il figlio a dare un senso ai colloqui di pace di Juba ed a tentare di concludere il conflitto nell'Uganda del Nord al pia' presto.

Sulla strada della pacificazione si starebbe profilando pero', secondo alcuni, l'ombra della confisca dei terreni che il governo starebbe mettendo in atto a danno di persone che il conflitto ha costretto a spostarsi. Si teme infatti che la LRA possa usare questa argomentazione per far ritardare i colloqui di pace.

Si ritiene che diversi ambasciatori, particolarmente quelli degli Stati membri dell'Unione Europea, arriveranno oggi a Juba per valutare il progresso dei colloqui e poterne riferire ai propri governi prima della fine dell'anno.

E' una notizia positiva soprattutto per chi - come noi - ha modo di notare il divario di interesse politico e mediatico internazionale sulla vicenda ugandese - rispetto ad esempio a quella del Darfur - nonostante il tasso delle morti violente nella guerra civile dell'Uganda del Nord sia tre volte superiore a quello nell'Iraq ed i crimini commessivi siano agghiaccianti.

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