Fatti & personaggi inediti della spy story che fa tremare l’Italia
Non solo esuli cubani, non solo italiani arrivati per investire o riciclare,
non solo il mito della Florida terra di sole, spiagge e notti folli, non
solo misteri come quello legato alla morte dello stilista Versace. Da
qualche anno Miami è il crocevia di oscure società che si occupano di
sicurezza privata, di “security” a 360 gradi per i palati più sofisticati.
Non a caso il sito internet (oggi oscurato) della ECPP di Mario Scaramella è
stato registrato lì da un meridionale trapiantato e ben inserito nella
comunità locale, Filippo Marino, titolare a sua volta di alcune sigle dedite
alla vigilanza, come l’ammiraglia Securitydirector llc.
«E’ impegnata soprattutto sul fronte privato per effettuare vigilanza su
locali notturni, uffici, alberghi - racconta un italoamericano spesso in
trasferta a Miami - ma non disdegna certo programmi più impegnativi». Come
quello per la “prevenzione dei crimini ambientali” - lo stesso pane che da
anni mastica Scaramella con la Ecpp - commissionato da alcuni paesi
dell’est, in prima linea la Romania, e africani, in pole position l’Angola.
MIAMI FOR EVER
Ma la stessa Ecpp ha solidi legami con il Consolato generale d’Italia a
Miami. Guarda caso è proprio in quegli uffici che l’ubiquo Scaramella fa
“vistare”, non si sa a quale titolo e per quale motivo, montagne di
documenti riversati sulla commissione Mitrokin, dopo il mega incarico
ricevuto dal suo presidente, Paolo Guzzanti, l’11 dicembre 2003: «acquisire
documenti ed effettuare ricerche presso istituzioni e organismi di paesi
occidentali e dell’ex Unione Sovietica svolte fra l’Italia e i paesi
dell’Est europeo finalizzate al finanziamento illecito del Pci al di fuori
di ogni controllo, nonché attività di finanziamento dirette e indirette del
Kgb a partiti italiani, a correnti di partito e ad organi di informazione
successivamente al 1974» e via proseguendo sulla scia del terrorismo
internazionale, ovviamente soprattutto di matrice islamica. Un incarico da
impegnare un’intera squadra di 007. Scaramella, però, non batte un ciglio, e
nell’arco di poche settimane produce valanghe di carte. Regolarmente vistate
dal Consolato generale del nostro paese a Miami. Perché? Mistero.
E’ ben chiaro, invece, che quasi sempre sono bufale al quadrato. Non si
tratta di documenti originali ma ricopiati e controfirmati da un’altra ex
spia sovietica, Victor Suvorov, che figura nella lista dei consulenti della
Eccp. Centinaia di fogli, «i carteggi ufficiali del Pcus, del Kgb e del Fsb
(così oggi si chiama il Kgb, ndr)», garantisce Scaramella. Scoop alla
rovescia, secondo altri. Un solo esempio? Un documento su carta intestata
del Kgb contenente le direttive emanate e firmate dal capo, Juri Andropov,
per finanziare i partiti fratelli nel mondo, Pci in ovvia pole position.
L’esplosivo documento ha una data ben precisa, il 27 novembre 1984. Peccato
che Andropov fosse morto sei mesi prima. Qualche settimana dopo, a giugno,
moriva Enrico Berlinguer, colto da ictus durante un comizio a Padova in
vista delle prime elezioni europee.
TEA FOR THREE
Uno, due, tre, nessuno. Le connection che riconducono a Scaramella possono
tranquillamente vederlo come agente della Cia, del Kgb prima e poi del Fsb,
oppure dell’M15 al servizio di sua maestà britannica. Prendiamo una delle
convention internazionali organizzate da Ecpp, il 26 luglio 2004, a Londra,
per affrontare il tema della dispersione di materiale radioattivo
proveniente dell’ex Unione Sovietica. Nel corso del meeting scoppia la
“notizia-bomba” - è il caso di dirlo - propalata dallo stesso Scaramella e
dal fido Suvorov: nello stretto di Messina e nel canale di Sicilia si
troverebbero mine nucleari (lo stesso copione degno del miglior Totò si
ripete in occasione dei presunti carichi radioattivi a largo delle coste
reggine - destinazione Somalia - e addirittura nel golfo di Napoli,
epicentro fra Ischia e Procida). La regia della convention, comunque, è
riconducibile ad Oleg Gordiewsky, uno dei pezzi da novanta del Kgb, poi
fuggito all’estero, oggi ufficiale in pensione al servizio di un altro
“servizio”. Quale? Ma l’M15, of course. Tanto per gradire, fra le star
presenti al raduno fa capolino un agente Cia in perfetta regola, Louis
Palumbo, di origine campane. Secondo fonti attendibili, Gordiewsky si
sarebbe adoperato come traduttore per la verbalizzazione ‘spontanea’ di
Livtinenko - confluita nei dossier della commissione Mitrokin - raccolta
negli uffici partenopei della Ecpp di Scaramella. Altri, invece, parlano del
fratello di Livtinenko, che dal canto suo ha sostenuto di non sapere nel
modo più assoluto quello che veniva scritto in quei verbali e a lui
attribuito. Mistero fra i misteri. Il ‘pacco’, comunque sia, viene
confezionato dai signori dell’Ecpp con la dicitura ‘confidential file copy’.
Altro arcano: chi ha vistato quei documenti? Il solito Consolato generale
d’Italia o chi altro? Una traccia concreta porta ad un ulteriore indirizzo,
quello del consolato della Gran Bretagna di via dei Mille 40. In quelle
accorsate stanze nel cuore della Napoli bene, infatti, viene vistata - anche
stavolta non si sa perché, a quale motivo - la fotocopia di un passaporto
consegnato allo stesso Livtinenko dalle autorità inglesi, ma con un altro
nome, Edwin Redwald Carter. Su espressa richiesta di Ecpp, infatti, è il
vice console britannico Frederick Brian Mc Keever a porre la sua firma, il
16 gennaio 2004, in calce a quel documento. Che insieme a tanti altri,
redatti nel quartier generale napoletano della sigla made in Scaramella, va
ad arricchire i già voluminosi faldoni della commissione Mitrokin. In
sostanza, il colonnello avvelenato al polonio si è soffermato soprattutto
sull’incontro con un mafioso russo al soldo del Fsb che all’inizio del ’94
avrebbe portato da Mosca a Zurigo una valigetta nucleare da recapitare poi
in Medio Oriente.
TUTTI PER LA REGINA
Oggi Londra è un vero e proprio centro d’accoglienza per ex spie del Kgb.
Una colonia che cresce giorno dopo giorno. E - come ben si sa - sono
parecchi i magnate del petrolio, del gas e non solo a farla quasi da padrone
di una bella fetta dell’economia britannica, calcio in prima linea (Roman
Abramovich col suo Chelsea e altri). In parecchi poi ricordano - sulle
sponde del Tamigi - l’estrema ospitalità nei confronti degli
amici-stranieri. Un caso su tutti, che ha fatto scuola: per nove anni e
mezzo - giusto il tempo della condanna definitiva beccata in Italia per
tentata strage - Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova ora gemellato con
Alessandra Mussolini dentro la Casa delle Libertà, ha soggiornato a Londra e
raggranellato miliardi di vecchie lire investendo soprattutto nel settore
turistico. Sotto la vigile ala protettrice di M15, che gli ha solo chiesto -
in cambio - di fare un viaggetto nei campi falangisti di addestramento in
Libano. Secondo un consulente della Mitrokin - una sessantina in tutto,
compresi consiglieri circoscrizionali ed esperti di moda, tutti arruolati a
1.000 euro al mese più viaggi e missioni a go go - il pasticciaccio brutto
comincia proprio nel Regno Unito.
«Non dimentichiamo che la massoneria, quella vera, ha sede ancora oggi in
Inghilterra. Non dimentichiamo la famosa crociera per vip sul Britannia
organizzata a inizio ’90 dalla regina Elisabetta per predisporre gli assetti
mondiali della finanza. Non dimentichiamo che Mitrokin approda in
Inghilterra e poi, delle sue carte, vien fatto un autentico minestrone ad
uso e consumo politico, per attaccare o screditare oppure ricattare a destra
e a manca. Le elaborazioni di Cia ed Fbi non si contano, perfino
all’insaputa dell’allora premier britannico Major. Dell’originale,
probabilmente, non c’è quasi più niente, solo patacche». Dai versanti
spionistici d’oltremanica, comunque, arriva qualche replica. «Scaramella era
legato a filo doppio con uno dei nuovi boss dei servizi segreti, il potente
deputato Komolgarov. Il vostro 007 ha più volte visitato il quartier
generale dell’Fsb a Mosca, in compagnia del suo amico e socio d’affari
Komolgarov». Altre piste o altri depistaggi?
CORTI MALTESI
E’ San Marino, negli ultimi tempi, la meta preferita di Scaramella. E’ qui,
soprattutto, che trova linfa il rapporto d’affari tra la sua Ecpp e la
Finbroker, una misteriosa finanziaria. Ai suoi servizi si era affidato anche
Italo Bocchino, deputato di Alleanza nazionale ed ex commissario proprio di
Telekom Serbia (nonché editore del Roma e del rinato Indipendente), come
documenta la Voce di novembre. Sono proprio i magistrati torinesi che
archiviano l’altra patacca inventata da Igor Marini & C. a documentare -
comunque - gli stretti e organici rapporti tra i vertici della finanziaria
sanmarinese e Bocchino. A Malta - secondo indiscrezioni - portano altri
affari targati Ecpp.
E proprio all’università di Malta ha insegnato per alcuni anni del dopo
Tangentopoli l’ex ministro ovunque della prima repubblica Enzo Scotti, oggi
in sella al nuovo centro di Marco Follini. Ora il sempreverde ex titolare
degli Interni, il successore di Antonio Gava sulla calda poltrona del
Viminale, presiede a Roma il Link Campus dell’Università di Malta. Che
organizza, naturalmente, un master in “intelligence & security” (alla terza
facoltà romana, intanto, proseguono le lezioni in economia politica
impartite da ‘o ministro Pomicino, neo commissario antimafia…): fra i
docenti vip, è stato arruolato il generale Carlo Jean, che a bordo della
Fibe ha contribuito - a suon di miliardi - allo sfascio dei rifiuti targati
Campania. Cin cin.
E Scotti - per sua stessa ammissione - è stato «buon amico di Scaramella».
Dopo una breve parentesi di incomprensione («non appartiene alla polizia di
stato né ai Servizi», sentenziò nel 1991 Scotti), infatti, è tornato il
sereno. A farli conoscere era stato un pezzo da novanta della Cia, Joe
Salvetti, per anni capocentro a Roma dei servizi a stelle e strisce. Un anno
turbinoso, il ’91, per Scaramella e il suo fedelissimo Fulvio Mucibello
(l’uomo che ‘accompagna’ Litvinenko nei suoi frequenti itinerari
napoletani): vengono indagati da tre procure (Napoli, Salerno e Santa Maria
Capua Vetere) contemporaneamente per una brutta storia (poi al solito
archiviata) di “millantato credito, abuso di titolo e abuso di potere”. Cosa
era successo? La loro sigla appena sbocciata (nell’89), i Nasc - Nuclei
ambientali di sicurezza civile - era stata subito autorizzata a svolgere il
ruolo di ‘polizia locale’, per combattere la camorra e chi inquina. Chi
aveva firmato quella delega praticamente in bianco? L’allora assessore
provinciale all’Ecologia, il delorenziano di ferro Raffaele Perrone Capano.
Che a sua volta (poi evidentemente anche lui archiviato) finirà per qualche
tempo nell’imbuto di una maxi inchiesta, Adelphi, che già allora cercava di
accendere i riflettori sul maxi business dei rifiuti che dalla camorra
portava diritto alla massoneria (fra gli indagati anche il venerabile Licio
Gelli).
TUTTI A CAPUA
Torniamo in Italia, dalle nostre parti, e siamo a Capua. Dove quattro anni
fa Ecpp pensò bene di allestire una convention in grande stile dedicata alle
“Tecnologie spaziali e sicurezza dell’ambiente”. In prima fila i
rappresentanti delle due superpotenze, Vladimir Degtyar, direttore del
“Makeev Design Bureau” della Federazione Russa, e Michael J. Penders,
consigliere della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato americano per la
sicurezza ambientale e l’innovazione tecnologica. Molte le toghe presenti:
Lorenzo Matassa, sostituto procuratore al tribunale di Palermo e membro
della Mitrokin (colui che presentò Scaramella a Guzzanti), Arcibaldo Miller,
numero uno degli ispettori ministeriali, per anni pm a Napoli e braccio
destro di Agostino Cordova (fu Miller ad organizzare il pool di magistrati
per il maxi flop del processo sui business del dopo terremoto). Il
superispettore di via Arenula Miller è per giunta imparentato con Mario
Scaramella. Sua figlia Cristina Miller l’estate scorsa è infatti convolata a
giuste nozze con il trentenne Pietro Scaramella, fratello dello “007” Mario
e di Maria Adele Scaramella, magistrato. Torniamo al convegno di Capua per
incontrare altre guest star: Amedeo Castiglione, giudice della Corte di
Cassazione, Alessandro Jazzetti, presidente del tribunale del Riesame di
Napoli, Alfredo Ormanni, a quel tempo sostituto alla procura di Torre
Annunziata. In rappresentanza del Consiglio di Stato, ecco Antonio
Rastrelli, una vita targata Msi poi An, ex presidente della giunta regionale
della Campania, zio di Mario Scaramella (il figlio Sergio Rastrelli è ora il
legale di Scaramella), anni fa coinvolto in una grossa inchiesta su affari,
appalti e camorra portata avanti dal gip Otello Lupacchini e dal pm Pietro
Saviotti (fra gli imputati i vertici dell’Icla, l’impresa del cuore di ‘o
ministro Pomicino) della procura di Roma e finita al solito nelle nebbie
(oggi Saviotti segue il filone romano della Scaramella story). Ecco come
concludeva l’enfatico comunicato diramato dalla Eccp: «Il 9 novembre la sede
dei lavori è stata trasferita a Gaeta, presso il Comando della Guardia di
Finanza.
Dopo aver ricevuto il benvenuto del colonnello Mario Farnesi, le delegazioni
hanno passato in rassegna le truppe presso la Caserma Cavour, e sono state
accolte presso il Circolo Ufficiali dai professori John Siambis e Lee
Lundsford, rispettivamente direttori delle divisioni missilistica e
trasporto aereo della società statunitense Lockheed & Martin». All’appello
manca solo Bush. Guarda caso, Siambis fa capolino fra i consulenti a libro
paga della Ecpp, è l’uomo che «coordina il gruppo che lavora sulle
informazioni provenienti da fuorusciti russi». Ed è proprio questo stretto
legame con Siambis che fa dichiarare a Scaramella: «l’Ecpp è una struttura
che fa capo all’agenzia federale per l’ambiente del governo Usa». Una verità
solo parziale perché - come rilevano alcuni ex componenti della Mitrokin -
«la Eccp, che riceveva incarichi dalla stessa commissione, con ogni
probabilità era capace di dividersi fra tre servizi: americani, inglesi e
russi». Vale a dire Cia, M15 e Fsb. Un mix davvero “esplosivo”!
ABU ? AMI !
Ultima tappa, Potenza. Dove va avanti la maxi inchiesta del pm
‘anglonapoletano’ John Woodcock che ha fatto tremare i palazzi di mezza
Italia, casa Savoia compresa. Fra gli indagati - è proprio il caso di dirlo
- c’è un Palazzi in carne e ossa, Massimo, al secolo - da qualche tempo -
Shaykh Abdul-Hadi, per gli amici “Ami”, ed il suo amico-socio Achille De
Luca, catanese. Nelle carte processuali fa capolino anche il nome di
Scaramella: i due, Ami Palazzi e Scaramella, si conoscevano, e sono
documentati gli incontri avvenuti nel corso di convegni e simposi di alto
livello, un po’ come quello di Capua. Molti, del resto, i punti di
convergenza fra i due, vuoi come interessi, oppure luoghi o frequentazioni
(da Miami fino ai Servizi).
Ma passiamo ai raggi x l’ambigua figura di Abdul Hadi. Un neo-islamico
ultramoderato, filoisraeliano, tra i fondatori dell’Ami, l’Associazione
Musulmani Italiani, dalla quale è stato espulso tre anni fa, fondando
un’altra AMI. Ecco cosa viene scritto nel sito ufficiale dell’associazione:
«Nell’agosto 2003 i personaggi più discussi, come Palazzi, sono stati
allontanati. Palazzi ha continuato a proclamarsi segretario dell’Ami. Dopo
numerose diffide, Palazzi ha creato l’Associazione Musulmana Italiana, in
modo da conservare la sigla Ami». Cambia le vocali finali, il furbo Abdul, e
soprattutto cambia il prodotto. A presiedere la sigla posticcia è l’ex
ambasciatore del dittatore somalo Siad Barre presso la Santa Sede, Alì
Moallim Hussen (lo stesso Scaramella avrebbe svolto ‘indagini’ sulla pista
dei rifiuti radioattivi verso la Somalia). Continua il j’accuse della Ami ‘vera’:
l’Ami di Palazzi è «forte dei suoi legami con il Sismi, secondo quanto
documenta essa stessa”, e poi “sostiene pedissequamente le campagne
propagandistiche dell’ Stato d’Israele e del Dipartimento di Stato
statunitense».
Di tutt’altro tenore i commenti del giornalista Dimitri Buffa, tra i
protagonisti alla kermesse di Capua organizzata da Ecpp, con una relazione -
come si precisava nel comunicato stampa - sullo “stato di allerta connesso
agli investimenti che gruppi del fondamentalismo militante presenti in
Italia stanno realizzando nel settore delle acque potabili” (al Qaida dietro
le maxi privatizzazioni in atto?). Ricostruisce con enfasi Buffa: «Nel 1993
hanno aderito all’Ami due organizzazioni preesistenti, anch’esse di
orientamento sunnita e moderato: la Scuola islamica di Roma e l’Istituto
culturale della comunità islamica italiana», fondato nel ’91 da Palazzi, che
«nel ’97, col pieno sostegno del consiglio direttivo dell’Ami, è divenuto
co-presidente musulmano dell’Associazione di Amicizia Islam-Israele». Nel
ponderoso documento Buffa sottolinea due dati significativi: l’associazione
«venne fondata a Napoli nel 1982 da un gruppo che comprende convertiti
italiani e ufficiali delle forze armate di origine somala»; poi, viene
richiamata la matrice ispiratrice, ossia la «Fratellanza, fondata ad
Ismailia, in Egitto, nel 1928 da Hasan al-Banna, un maestro elementare che
era stato ammesso alla massoneria britannica».
Ai giorni nostri, e dalle nostre parti, Ami Palazzi sembra badare al sodo. E
nell’inchiesta potentina sono documentati vorticosi giri milionari, a bordo
di alcune sigle condivise con alcuni compagni di merende: oltre ad Achille
De Luca, anche Massimo Pizza e Antonio D’Andrea, guarda caso ex
vicepresidenti della Ami pre-scissione, i quali - denuncia l’Ami doc - «si
vantano di essere stati agenti dell’Ufficio K del Sismi». Ma cosa ha
architettato il quartetto? Una truffa milionaria ai danni di migliaia di
risparmiatori, vendendo sul mercato i soliti prodotti-bidone, tramite tre
società civetta, “Fave”, “Bezenet” e “Ivatt Industries. E dove ‘volavano’ i
proventi truffaldini? Nei paradisi fiscali, naturalmente, via sigle off
shore, approdando vuoi a Montecarlo, vuoi a Miami. Appunto, nella ricca
Florida dove spunta la Ecpp di Scaramella.
Andrea Cinquegrani
Fonte: http://www.lavocedellacampania.it
Link: http://www.lavocedellacampania.it/detteditoriale.asp?tipo=inchiesta1&id=56
Dicembre 2006
Archivio Politkovskaja 07/10/2006 Archivio Politkovskaja
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