C’é
un altro capitolo della guerra in Iraq che
adesso svela, in modo documentato,
l’ennesima menzogna Usa riguardo
all’utilizzo di armi non convenzionali
durante le prime e più accese fasi del
conflitto. Contrariamente a quanto sempre
sostenuto, le truppe statunitensi
utilizzarono bombe al fosforo contro la
popolazione. Quelle al fosforo bianco sono
bombe, non certo razzi illuminanti, come
sostennero i generali americani quando
scoppiò lo scandalo del bombardamento di
Falluja. La prova l’hanno avuta i soldati
italiani che ne hanno trovate alcune
inesplose nella zona di Nassirya, nel
raggio di sette, otto chilometri
all’esterno della città, durante il loro
lavoro di bonifica del territorio dagli
ordigni inesplosi. La prova è in una serie
di fotografie dell’autunno 2004 (come
quella che pubblichiamo al lato ndr):
ritraggono i nostri con una bomba che ha
la forma di una granata, dipinta di bianco
con una sigla rossa “Ph” che sta per
Phosphor, fosforo.
Il fosforo è un elemento chimico che
reagisce con l’ossigeno; il fosforo bianco
(più instabile del rosso) brucia al
contatto con l’aria a soli 40 gradi. C’è
anche nei fiammiferi oltre che nei fuochi
d’artificio. Il suo uso bellico è
consentito solo per illuminare a giorno la
scena di una battaglia sparando razzi
verso il cielo. Se invece lo si spara
verso gli esseri viventi è un’arma “non
convenzionale”, un arma chimica vietata
dall’articolo 2 della Convenzione che mise
al bando questi ordigni. Ha effetti
terrificanti sugli esseri viventi: li
prosciuga, li carbonizza in pochi secondi.
Ma lascia intatti i vestiti. I medici di
Falluja si trovarono di fronte decine di
cadaveri col volto devastato e il corpo
carbonizzato. Ma con gli abiti intatti.
Mai visto prima. Reagendo con l’ossigeno
il fosforo “esplode” e brucia a partire
dalla bocca, dove c’è aria ovviamente, e
poi divora il corpo.
Falluja, uno dei capoluoghi del famoso
triangolo sunnita, secondo gli americani
pullulava di “insurgents”, ribelli. Fu
bombardata nell’aprile e nel novembre del
2004. Alcune rare immagini del secondo
bombardamento finirono nelle mani di un
giornalista d’inchiesta, Sigfrido Ranucci,
che preparò un reportage per Rainews24.
Messo in onda l’8 novembre 2005, un anno
dopo la battaglia di Falluja, fece il giro
del mondo e provocò uno scandalo.
Le autorità militari americane per
difendersi dissero che sì il fosforo
bianco era stato usato a Falluja ma in
modo lecito: solo per illuminare la
battaglia. Le immagini contraddicevano la
tesi: i fuochi d’artificio al fosforo
bianco non salivano al cielo per far luce
ma cadevano sulla terra per colpire.
Lasciavano spaventose scie infuocate
bianche che esplodevano all’impatto con la
città con bagliori spettrali. La prova
visiva era chiara ma mancava la “pistola
fumante”, come dicono gli americani,
l’arma del delitto, ossia la bomba.
Ci furono interrogazioni anche nel nostro
Parlamento e il governo di allora rispose
che gli italiani del fosforo bianco non
sapevano nulla.
Eppure, proprio i soldati italiani avevano
già trovato, un anno prima, la pistola
fumante: le bombe al fosforo inesplose
cadute nella zona di Nassirya. Lì furono
usate - e forse sperimentate per la prima
volta - durante l'invasione nel 2003, ben
prima che arrivassero i nostri.
“La buona fede dei nostri soldati è fuori
discussione. Vanno in missione convinti di
portare la pace e poi si trovano coinvolti
in guerre sporche. Mandati allo sbaraglio
sopperiscono con la loro professionalità e
limitano i danni”. Domenico Leggiero, 42
anni, ex pilota dell’esercito e socio
fondatore di Osservatorio Militare, ha
mostrato le foto-documento sulle bombe al
fosforo e i danni che fanno in un’aula
universitaria di Ingegneria a Firenze.
Accanto a lui un fisico, il professor
Angelo Baracca, e Sigfrido Ranucci. “Non
ho nulla contro le forze armate e non
rinnego la mia esperienza di pilota
militare – ha spiegato Leggiero - ma credo
che i nostri soldati meritino più
considerazione, tutela e onestà. Molti di
loro nei Balcani sono venuti a contatto
con le armi a uranio impoverito, senza
essere preparati e difesi: 492 si sono
ammalati e 42 sono già morti. Ci sono una
quindicina di bambini nati con
malformazioni, a quanto ci risulta, tra le
famiglie di militari esposti all’uranio.
Tutto nel silenzio generale e con la
Difesa che non si assume mai alcuna
responsabilità”. I soldati ritratti nelle
foto irachene hanno fatto brillare le
bombe al fosforo con le altre
convenzionali, mettendosi a 700 metri di
distanza. Ma le polveri di quella
esplosione sono salite a quasi duemila
metri d'altezza e la ricaduta di una
sostanza chimica come il fosforo non è
quella di un normale esplosivo. Purtroppo
non hanno potuto fare diversamente per
disinnescare la vera “pistola fumante”.
Quella americana.
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