Stranamente,
ogni volta che le fazioni (terroriste) al Fatah e Hamas stanno
raggiungendo un accordo politico capita sempre qualcosa di drammatico in
Palestina: attentato kamikaze, autobomba, missili israeliani, rapimenti,
sequestri, ecc. Questa volta è toccato a Tsahal, l'esercito sionista.
L'artiglieria della Stella di Davide ha per "errore" lanciato 11 missili sul
villaggio a nord di Gaza, Beit Hanoun, ammazzando indiscriminatamente una
ventina di civili compresi diversi bambini. Il bombardamento è avvenuto in piena
notte, mentre gli abitanti dormivano nei loro letti!
Se un arabo palestinese avesse ammazzato 20 israeliti dentro un autobus,
l'opinione internazionale completa avrebbe criminalizzato l'attentato come
terroristico (giustamente!).
Se invece 11 missili israeliani ammazzano 20 arabi inermi nessuno ha il coraggio
di criminalizzare il governo Olmert.
I soliti due pesi e due misure...
Adesso qualche generale (terrorista) sta attendendo la vendetta palestinese per
poi avere la scusante mediatica di intervenire con mano ancora più pesante...
CUI PRODEST? A chi giova?
La redazione
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Col sangue dei palestinesi è
stata ancora una volta spenta la possibilità di un accordo politico tra Fatah
e Hamas. È accaduto l’estate scorsa, quando dopo la cattura di Gilad
Shalit Tel Aviv ha scatenato la rappresaglia sionista con la ‘Pioggia
d’estate’ affossando la possibilità della costituzione di un governo di
unità nazionale palestinese. È successo ieri, dopo mesi di trattative che, dopo
il passo indietro di Haniye – che avrebbe rinunciato alla carica di
premier – avevano riaperto la possibilità di giungere ad un esecutivo unitario.
È come una bomba ad orologeria: la mattanza di civili arriva puntuale quando un
accordo potrebbe aprire la strada ad una stabilità nel governo palestinese.
Nella giornata di martedì gli israeliani avevano ufficialmente annunciato la
fine dell’operazione ‘Nuvole d’autunno’ su Gaza, che in una settimana
aveva causato 57 vittime e oltre 200 feriti. Ma nella notte, nell’arco di 15
minuti, 5 colpi di artiglieria sono caduti su Beit Hanoun, il sobborgo di
Gaza dove si è concentrata l’operazione militare sionista. In 19, quasi tutti
membri di una famiglia estesa, gli al Atamna, sono stati dilaniati dalle
esplosioni mentre dormivano nei loro letti. Fra loro sette donne e otto bambini,
compresa una piccola di appena un anno. I feriti sono una quarantina, nove dei
quali in condizioni critiche. Al sanguinoso bilancio dell’attacco notturno
israeliano vanno aggiunti altri cinque palestinesi - quattro militanti e un
civile - uccisi dai soldati con la stella di Davide durante un operazione di
arresto a Jenin, in Cisgiordania, e un diciannovenne morto in uno scontro
a fuoco con i militari nel nord di Gaza. Un totale di 25 morti in una manciata
d’ore.
“Sono le immagini più
tristi che abbia mai visto – ha commentato un testimone del bombardamento
sulla casa della famiglia al Atamna - c’erano gambe, teste e mani
sparse per la strada e gente che usciva da un’abitazione coperta di sangue”.
Migliaia di palestinesi,
civili e miliziani, si sono affollati davanti all’obitorio di Gaza, per
protestare e annunciare vendetta. “Continueremo a sparare i nostri razzi
– ha dichiarato il capo di Hamas per il nord di Gaza Nyzar Rayan - i
nostri martiri si sacrificheranno nel cuore della terra occupata. Colpiranno
Haifa, Jaffa e Ashdod, la vendetta sta per iniziare”.
Il braccio armato di Hamas,
per la prima volta, ha esortato arabi e musulmani ad attaccare obiettivi
americani nel Vicino Oriente, a causa del “sostegno logistico e politico’’
di Washington a Israele.
Appresa la notizia, il
premier Ismail Haniyeh, ha dichiarato che questo “terribile massacro”
provocherà la sospensione dei colloqui per la formazione del governo di unità
nazionale. L’inviato Onu per il Medio Oriente Alvaro de Soto si è
dichiarato “scioccato e costernato” dal massacro compiuto dalle forze ebraiche.
Il relatore Onu per i diritti umani nei Territori palestinesi John Dugard
ha fatto sapere che “è giunto il momento di un’azione urgente del Consiglio
di sicurezza: non agire in queste circostanze danneggerebbe seriamente la
reputazione del Consiglio di sicurezza”. Ma la richiesta, avanzata anche dal
premier e del presidente palestinesi, che al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite si discuta dell’ennesimo massacro di civili innocenti, non basta
certo a placare la rabbia della popolazione. Di fronte alla nuova strage, che
rimarrà come sempre impunita, la sfiducia della gente nelle istituzioni
occidentali si è materializzata in un attacco alla sede dell’Unione Europea a
Gaza. Qualche colpo d’arma da fuoco è stato indirizzato all’edificio della
rappresentanza Ue, mentre dozzine di bambini hanno preso di mira l’edificio con
lanci di sassi e bottiglie, le ‘terribili’ armi a disposizione di quelli che per
Tel Aviv altro non sono che terroristi. Senza nemmeno avere il pudore di tacere,
il premier Ehud Olmert e il ministro della Difesa Amir Peretz
hanno espresso un improbabile “dolore” per quanto accaduto, offrendo il loro
peloso aiuto umanitario all’Anp: un modo forse per comprare la tolleranza di
Fatah su questo nuovo massacro. Un dibattito straordinario è stato convocato
alla Knesset, dove diversi deputati arabo-israeliani e di sinistra hanno chiesto
le dimissioni del ministro della Difesa, che ha ordinato la sospensione dei
bombardamenti e gli accertamenti sui fatti di Beit Hanoun, per i quali,
fino a ieri sera, non era stata ancora ammessa alcuna responsabilità.
Si è trattato invece di un
incidente ‘’spiacevole’’, per il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni.
“Israele non ha il desiderio di colpire gente innocente, ma solo di difendere
i suoi cittadini - ha detto
la Livni -
Sfortunatamente, nel corso della battaglia, incidenti spiacevoli come quelli
accaduti oggi possono capitare’’.
Come detto, ancora una
volta, proprio quando la mediazione politica sembra produrre dei risultati la
situazione sul campo è stata fatta precipitare: i contrasti interni alla
dirigenza palestinese non devono essere sanati ed esacerbare gli animi con
azioni criminali come quella dell’altro ieri notte è lo stratagemma ormai
abitualmente messo in atto da Tel Aviv. Ogni volta che Abbas, nonostante la sua
forte attrazione verso
la Casa Bianca
, apre le porte ad una soluzione condivisa con Hamas, si costringe il movimento
di resistenza palestinese ad un irrigidimento.
Con un ‘incidente’, per usare le parole della Livni, che però, in linea con la
dottrina neocon statunitense, sa tanto di ‘preventivo’: uccidere bambini prima
che diventino adulti coscienti di vivere sotto un’oppressione militare
straniera, uccidere donne che non saranno mai madri di altri bambini
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