“Caro padre, quando sarai sulla mia tomba, vecchio, stanco e tanto solo,
e che vedrai come mi hanno sepolto. Chiedimi di perdonarti, padre mio.”
“Vorrei dedicare queste parole a tutti i ragazzi e ragazze palestinesi, a
tutti i ragazzi e ragazze libanesi, oltre che a tutti i ragazzi e ragazze
iracheni che sono stati massacrati da ragazzi soldati israeliani e americani
dalla mente contaminata, e che hanno recentemente raggiunto la mia figliola
nel regno sotterraneo dei bambini morti, che cresce sotto i nostri piedi
mentre parlo …Vorrei dire loro di non preoccuparsi: bambini, sarete
benaccolti e nessuno vi punirà perché avete marinato la scuola o perché
portavate un velo sulla testa o perché vivevate in un certo posto. Riposate
in pace, tutti hanno diritto alla stessa dignità nel vostro nuovo mondo. E’
il mondo dove i bambini israeliani dimorano a fianco dei bambini
palestinesi. Li’ riposano, vittime e omicidi, di cui il sangue è stato a
lungo assorbito dalla terra santa, che è sempre stata indifferente al
sangue. Li’ riposano, tutti vittime di inganni.

Voi tutti, bambini morti, siete stati traditi, perché la vostra morte non è
servita a nulla e il mondo continua a vivere come se il vostro sangue non
fosse mai stato versato. Perché i leaders del mondo continuano a giocare i
loro giochi omicidi, usandovi come dadi e usando il nostro dolore come
carburante per le loro macchine assassine. Perché i bambini sono delle
entità astratte per i generali e il dolore è uno strumento politico. Vivendo
nelle due parti, quella delle vittime e quella degli uccisori, continuo a
chiedermi quali sono i metodi che fanno si’ che dei buoni bambini israeliani
siano trasformati in mostri assassini, quali sono i mezzi che contaminano
tanto le loro menti per arrivare ad uccidere, torturare e umiliare altri
bambini, i loro genitori e nonni, e a sacrificare la propria stessa vita per
nient’altro che la follia e la megalomania dei loro comandanti.
Nel preteso mondo occidentale illuminato, ognuno si sente legittimato quando
biasima l’islam per gli attentati suicida e il terrore. Ma chi penserebbe di
biasimare il giudaismo per omicidio? I bambini ebrei ultraortodossi che non
hanno mai lasciato Brooklyn sanno che uccidere degli arabi è “mitzva”
(comandamento sacro) poiché per loro sono dei “vilde hayeths” (bestie
selvagge). E i bambini israeliani commettono realmente i crimini di massacro
e di tortura. Né il giudaismo, né l’islam, né nessuna altra religione in
questo campo sono la causa degli assassinii e del terrore. E’ l’educazione
razzista ad esserlo. E’ l’imperialismo americano ad esserlo, è lo spietato
regime d’occupazione israeliano ad esserlo. Le donne e i bambini che
soffrono di più della violenza occidentale oggi sono quelli musulmani ma il
razzismo ambiente fa si’ che la sofferenza di queste donne sia loro imputata
dal fatto che sono musulmane.
Il mondo occidentale oggi è infestato dalla paura dell’islam e della matrice
musulmana. La grande Francia della liberta’-égalita’-fraternita’ è
spaventata da giovani ragazze velate, l’Israele ebraico chiama, in discorsi
pubblici e libri scolastici, i cittadini arabi d’Israele un “incubo
demografico” e “il nemico interno”. Quanto ai rifugiati palestinesi che
vivono disoccupati, sono definiti nei libri scolastici israeliani di storia
come “un problema da risolvere”. Non molto tempo fa erano gli ebrei ad
essere un problema da risolvere.
Questo a dispetto del fatto che le persone che distruggono il mondo oggi,
non sono musulmane. La gente che usa le armi più disastrose e più
sofisticate per uccidere migliaia di civili innocenti non sono musulmani.
Sono cristiani, ed ebrei. Malgrado il fatto che siano coloro che
appartengono alle culture giudeo-cristiane, a sostenere i crimini contro
l’umanità, americano-britannici e israeliani, soprattutto contro i musulmani
dappertutto nel mondo, le persone che mandano i loro figli a combattere in
queste guerre inutili e spietate in nome della democrazia e della libertà,
che sono i nomi in codice per l’avarizia e la megalomania, che si vedono
come illuminati e biasimano tutto cio’ in nome di non so quale clash
immaginario delle civiltà.
Quale soluzione offre questo mondo colpito dalla paura, ai palestinesi, agli
iracheni o agli afghani che sono assillati, maltrattati, torturati e
affamati dai crimini e dallo sfruttamento occidentali? L’offerta generale
che questo mondo illuminato propone loro consiste a dire : siate come noi.
Costituite una democrazia come le nostre, abbracciate i nostri valori che vi
disprezzano, che vi considerano come un ammasso di primitivi inferiori che
devono essere istruiti o epurati.
Questa, signore e signori, è l’attitudine che permette ai soldati americani
di violentare, torturare e uccidere degli uomini, delle donne e dei bambini
musulmani a migliaia, che permette a dei soldati israeliani di ordinare alle
donne palestinesi di svestirsi di fronte ai loro figli per ragioni di
sicurezza, ai carcerieri di mantenerle in condizioni inumane, senza le norme
igieniche necessarie, senza acqua o materassi puliti, e di separarle da
neonati e figli piccoli. Di bloccare il loro percorso verso l’istruzione, di
confiscare le loro terre, di distruggere i loro pozzi d’acqua, di sradicare
i loro alberi e di impedire loro di lavorare i propri campi. E’ cio’ che
permette ai piloti israeliani di lasciar cadere un centinaio di bombe di una
tonnellata al giorno sul settore più popolato del mondo, Gaza. E’ quello che
permette a Israele di votare le leggi razziali che separano delle madri, dei
padri, e dei figli.
Le donne palestinesi, irachene e afghane sono delle madri come me. E quando
perdono un figlio, anche se è un bambino di 12 anni, il loro dolore è uguale
al mio. Oltre a perdere i loro figli, perdono anche le loro case, la loro
vita e il loro futuro perché il mondo non ascolta la loro sofferenza e non
punisce i loro assassini. Il loro onore, di donne e di madri è annientato.
La loro identità è distrutta e il loro grido non è acoltato. La loro fede e
i loro costumi, il loro modo di vivere secolari sono trattati con disprezzo.
I soldati americani non sono i soli in effetti a massacrare degli “arabi” :
i soldati israeliani lo fanno anche con i palestinesi e i libanesi. E questi
soldati israeliani non hanno forse mai visto un volto umano arabo prima di
trovarsi nell’esercito. Ma hanno imparato durante 12 lunghi anni, che queste
persone sono primitive, che educano dei bambini per mandarli in strada a
gettare pietre sui nostri soldati che vegliano-per-mantenere-la-pace, che
sono ignoranti perché non ricevono la nostra istruzione, che sono furbi e
sporchi perché hanno una nozione diversa da noi, della buona educazione, che
si vestono diversamente e si coprono il capo con vari panni. Ebbene, dalla
mia esperienza, ci sono molti più keffiehs di kippas nel campo dei
partigiani della pace. Ai bambini israeliani viene impedito di conoscere i
loro vicini diretti, la loro storia e la loro cultura, i loro meriti. Dei
bambini israeliani vengono educati a vedere nei loro vicini degli elementi
indesiderabili. Non si tratta di educazione, ma di inquinamento mentale.
Lo scienziato Richard Dawkins è stato il primo a parlare di virus mentale. I
bambini, poiché le loro menti sono credule e aperte a qualsiasi suggestione,
non sono immunizzati contro gli inquinamenti mentali di ogni specie di
propaganda e di moda. Si lasciano facilmente persuadere a forare i loro
volti e a tatuare le loro natiche, a mettere i loro berretti al contrario e
a scoprire i loro ventri, a credere agli angeli e alle fate.
Allo stesso modo acquisiscono più facilmente le credenze politiche e si
appropriano degli schemi mentali che influenzeranno più tardi le loro
decisioni sulla questione delle future frontiere dello Stato e sulla
necessità della guerra. Tutti i nostri figli hanno la mente contaminata a
un’età precoce. Tanto che al momento in cui hanno l’età per diventare
soldati, hanno già imparato ad essere dei buoni soldati, cioè le loro menti
sono completamente contaminate e sono ormai incapaci di rimettere in
discussione la “verità” che è stata loro inculcata.
Questa è una parte della spiegazione che possiamo dare agli atti terribili
che sono commessi oggi da bravi ragazzi israeliani, che sono definiti ancora
e sempre come delle “persone legate ai valori”. E’ quindi arrivato infine il
momento di chiedersi di quali valori si tratta.
Le seguenti linee fanno parte di un’introduzione personale di Tal Sela, uno
dei miei studenti di università, alla sua tesi finale, che include l’analisi
di un manuale di storia.
“Il 5 settembre 1997 mi trovavo in Libano, in una missione di rinforzo.
Tutti i miei amici erano nella battaglia, 12 soldati furono uccisi. I giorni
che seguirono ero felice: “sono vivo, sono sopravvissuto” dicevo a me
stesso. Ma un anno dopo, ero in una depressione profonda. Triste e tetra.
Decisi di consultare uno psicologo. Dopo qualche seduta potei recuperare le
forze, fisiche e morali. Potei riorganizzare i miei pensieri. Allora capii
che la crisi mentale che avevo avuto era in effetti una crisi morale, una
crisi di coscienza. Quello che avevo realmente sentito era frustrazione,
vergogna e collera…
Come avevo potuto essere cosi’ credulo e lasciarmi ingannare? Come spiegare
che un uomo di pace si espone a un’esperienza cosi’ morbosa di sua spontaneo
gradimento? Oggi, come ogni due settimane ho condotto delle attività
pacifiche ai posti di controllo militari dell’esercito israeliano nei
territori palestinesi occupati. Ho visto un ufficiale mettere le manette ad
un autista di taxi perché non aveva obbedito all’ordine dei soldati di
parcheggiare qui e non li’. “Glielo abbiamo detto mille volte”, dicevano i
soldati. L’uomo era steso per terra nel peggior caldo dell’estate, assetato,
per delle ore. Il suo amico era stato più fortunato: ha dovuto restare in
piedi in una cella, senza manette”.
Cosa ha spinto questi giovani ragazzi israeliani a giocare il ruolo dei
giudici supremi fino a perdere ogni giudizio? Secondo me è il grande
racconto sionista che serve da coscienza collettiva a tutta la società
israeliana, tanto in modo esplicito quanto implicito. Questo grande racconto
è il sistema di valori che ci incita ad appartenere a questo collettivo
particolare.
E’ il sistema che detta i rapporti tra noi e i palestinesi. Come senno’
possiamo spiegarci che dei giovani che sono stati educati ad amare il
proprio vicino, cosi’ come si amano, uccidono i loro vicini, distruggono i
loro edifici scolastici, le loro biblioteche e i loro ospedali, per nessun’
altra ragione apparente del fatto che sono i loro vicini? La sola
spiegazione è che le loro menti sono contaminate dai genitori, dagli
insegnanti e i leaders, che li convincono che gli altri non sono cosi’ umani
quanto noi, e che quindi ucciderli non è veramente un omicidio; cio’ porta,
per essere legittimato, altri nomi quali “epurazione”, “pulizia”,
“punizione”, “operazione”, “missione”, “campagna” e “guerra”.
Anche se parlo di ragazzi israeliani, non è un affare israeliano, come lo
sapete, l’epidemia è mondiale. Mio nipote, Doroni, 7 anni, che vive negli
USA, è venuto a casa il giorno di Halloween e ha dichiarato che voleva
essere soldato, andare in Iraq e salvare l’America. Quanti giovani
americani, ignorando come lui l’assurdità di questa dichiarazione, sono
veramente andati in Iraq e ci sono morti senza sapere perché, ma con le
parole “salviamo l’America” sulle labbra? La domanda è : come questi falsi
valori sono stati impressi nelle loro menti e come possono essere
cancellati?
La psiche umana, dice Dawkins, conosce due grandi malattie: la tendenza a
condurre delle vendette di generazione in generazione e la tendenza a
mettere delle etichette di gruppo su delle persone invece di vederli in
quanto individui. Soffriamo tutti di etichette, ma sono solo quelli che tra
di noi sono morti a causa delle etichette che si sono resi conto che il modo
di combattere le etichette è di rifiutarle.
La maniera di vincere i falsi sistemi di valori è di metterli a nudo. I
virus della mente non sono che parzialmente indeboliti da giovani come Tal e
altri refuzniks israeliani come i “Combattenti per la pace”. Ma la maggior
parte dei nostri figli contaminati non saranno liberi dall’influenza di
questi virus fino a quando non avranno trovato il riposo finale nel regno
sempre crescente e sotterraneo dei bambini morti. E’ solamente li’ che
realizzeranno che non è importante che le loro teste siano state coperte o
no in una sinagoga, una chiesa o una moschea , che siano stati circoncisi o
no, che abbiano o no pronunciato delle parole proibite, che abbiano mangiato
del maiale o della vacca o che abbiano preso un cioccolato caldo dopo la
pizza al salame, proprio prima di saltare sotto la bomba di qualcuno che non
lo era o che non lo aveva fatto.

Le madri israeliane, americane, inglesi, italiane educano i loro figli con
grande amore e cura al fine di sacrificarli al dio della morte, come se il
loro utero fosse un capitale nazionale o piuttosto internazionale. Dei padri
spingono i loro figli ad arruolarsi negli eserciti i cui interessi non hanno
niente a che vedere con la difesa. E quando tali figli muoiono per il
profitto di qualcun altro, i loro genitori portano il lutto con dignità e
orgoglio, come è stato insegnato loro, mettendo le fotografie dei loro figli
morti sul caminetto e sospirando: era cosi’ bello in uniforme!
E’ arrivato il momento di dire a questi genitori che nessuno è bello
nell’uniforme della brutalità. E’ il momento di dir loro che le uniformi, i
gradi e le medaglie sono diventati laidi. Di dir loro che tale dignità e
tale orgoglio sono fuori luogo. E’ il momento di dire agli ebrei che il solo
modo per scoraggiare l’antisemitismo è quello di condannare il solo governo
al mondo che manda deliberatamente i giovani ebrei, ragazzi e ragazze, a una
morte certa e che perseguita , fino al genocidio, una nazione semita intera.
Occorre spiegar loro che è il governo ebreo e le azioni del suo esercito, e
non, un non so quale odio primario per la razza ebrea, ad essere la causa
dell’invenzione del nuovo segno che vediamo spesso nelle manifestazioni
pro-palestinesi, dove la stella di Davide è messa sullo stesso piano della
svastica.
E’ un compito terribilmente difficile per le persone che sono state educate
in Israele o negli USA, o in qualunque altro paese “democratico occidentale”
d’ammettere che siamo stati educati secondo dei valori razzisti sbagliati.
Secondo l’eterofobia. La sola cosa che puo’ valorizzare un tale cambiamento
nelle menti, è l’immagine costante dei piccoli corpi mutilati delle vittime
di questi valori.
Domani è Yom Kippour, il giorno più santo per gli ebrei. In questo giorno la
gente deve chiedere il perdono. Non per perdonare ma per provare ad essere
perdonata. Vorrei citare una strofa di una poesia scritta dal defunto Hanoh
Levin, uno dei più grandi drammaturghi d’Israele, negli anni ’70:
“Caro padre, quando sarai sulla mia tomba
Vecchio, stanco e tanto solo,
E che vedrai come mi hanno sepolto.
Chiedimi di perdonarti, padre mio.”
Dobbiamo tutti chiedere perdono ai nostri figli per non essere stati più
vigilanti, per non esserci battuti abbastanza al fine di mantenere le nostre
promesse di un mondo migliore, per non aver rifiutato prima i virus del male
e per averli lasciati essere le vittime della contaminazione orribile, la
contaminazione mentale di cui soffriamo tutti. Guardiamo i loro piccoli visi
innocenti, ebeti e disillusi e chiediamoci: perché questo solco di sangue
dilania il petalo della loro guancia?
Il Dr Nurit Peled-Elhanan è insegnante di scienze del linguaggio
all’Università ebraica di Gerusalemme, specializzata nel discorso in seno
all’educazione israeliana, con un’attenzione particolare volta alle
rappresentazioni visive e verbali dei palestinesi e degli ebrei non
occidentali. Nel settembre 1997, Samarder, la figlia di Nurit, è stata
uccisa da un palestinese in un attacco suicida. Lei e la sua famiglia sono
membri delle Famiglie in lutto palestinesi e israeliane per la pace. I suoi
due figli sono attivisti nel movimento di pace dei Refuzniks e Combattenti
per la pace, un nuovo movimento di ex-combattenti israeliani e palestinesi.
Nurit Peled-Elhanan ha ricevuto nel 2001 il premio Sakharov del parlamento
europeo per i diritti dell’uomo e la libertà di pensiero. E’ attualmente in
tournée negli USA insieme a una donna palestinese (Hanan Abu Ghosh) che ha
perso suo fratello diciassettenne in seguito a degli spari israeliani”.
Mazin Qumsiyeh
Nurit Peled-Elhanan
Fonte: http://www.mondialisation.ca
Link
04.10.2006
Discorso tenuto all’università del Connecticut, New London, 27 settembre
2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANNASTEF
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