La giornalista Anna Politkovskaja aveva scritto alcuni
dossier micidiali per il Cremlino e per lo stesso Putin.
Era riuscita a documentare il traffico di armi tra lo
Stato maggiore dell’esercito della Russia e la guerriglia
cecena. Aveva individuato canali e personaggi. Per questo
è stata uccisa nei giorni scorsi. Alla sua esecuzione
-decisa a tavolino dai commercianti d’armi - avrebbero
preso parte alcuni killer e specialisti dell’intelligence
di Mosca e della capitale cecena Grozny. Le pagine dei
dossier, comunque, restano e faranno tremare i capi della
Russia e della Cecenia. Per il momento Putin si limita ad
annunciare a Bush che si farà luce sul caso. Tutto qui:
nessuna parola di cordoglio.
Ma la terra trema sotto le pur forti mura del Cremlino,
mentre l’opinione pubblica della Russia comincia ad
interrogarsi sui “misteri” della guerra contro la Cecenia.
Chiede, in primo luogo, da dove vengono quelle armi e
munizioni che alimentano la guerra caucasica. E scopre che
non è solo un problema di Kalashnikov, quello storico e
leggendario “fucile d’assalto” che nella nomenklatura
militare è definito come “Ak-47”. Si scopre che ora i
ceceni usano ben altre armi: moderne e sofisticate e che,
in gran parte, hanno il marchio del “made in Russia”.
I guerriglieri delle varie formazioni che combattono
contro l’Armata di Mosca hanno in dotazione - per gli
scontri ravvicinati - pistole “Tokarev-TT” e “Makarov-PM”
che utilizzano caricatori da 8 colpi o da 12 e che sono
anche in uso tra i soldati della Russia. Ma
nell’armamentario ceceno sono anche comparsi i fucili di
precisione “Svd-Dragunov” (dotati di ottica e forniti ai
cecchini che operano nelle strade di Grozny) che usano
munizioni “High Grade” per tiri a distanza. Le armi più
diffuse, comunque, sono “Stinger” e “Strela” di produzione
russa, tutte in dotazione alle truppe regolari. I ceceni
le utilizzano dopo averle trafugate o dai depositi russi o
comperate sul campo. Hanno anche i missili svedesi “Saab”
e “Rbs15”. Quanto alle armi anticarro le più diffuse sono
le “Rpg”, le “Spirot” e i “Milan”.
Anna Politkovskaja conosceva molti particolari relativi a
questo traffico. Sapeva bene quanto si era verificato
negli ultimi periodi della perestrojka gorbacioviana a
proposito della ristrutturazione dell'industria militare.
Quella che da una lato doveva riconvertire le fabbriche
del ministero della Difesa agli usi civili (trattori al
posto di carri armati...) e dall'altro provvedere alla
vendita all'estero delle armi migliori e più sofisticate.
La società si chiamava Rosvorugenie ed era una compagnia
statale creata con un "ukase" segreto firmato nel novembre
1993. In quel momento fu messa in mano al tenente generale
Viktor Samoilov, un boss dell'industria militare che si
era distinto nell'apparato del Cremlino. Si devono a lui
la formazione della struttura originale, i contatti con le
aziende nazionali a quelli con le strutture commerciali
straniere. Un giro "strategico" di miliardi di dollari.
Poi nel 1994, con l'avvio della guerra in Cecenia,
cominciarono per la Rosvorugenie i primi terremoti. Al
posto di direttore arrivò il generale Evghenij
Sciaposnikov, uno dei maggiori esponenti dello Stato
Maggiore. Nel frattempo ci fu un repulisti della vecchia
guardia accusata di traffici illeciti ed evasioni fiscali.
Cominciò una nuova era e, guarda caso, proprio con
l'avventura in Cecenia. E così a Grozny arrivarono armi e
munizioni. Cominciò un giro d'affari impressionante e
fuori da ogni controllo.
E’ su tutto questo complesso di affari sporchi che la
giornalista aveva concentrato la sua attenzione. Sempre
con coraggio e competenza. Ed è così, sicuramente, che
aveva individuato il nucleo centrale dell’intera
questione.
Non è riuscita a portare a termine il suo lavoro. Ed ora a
Mosca c’è chi attende che il quotidiano dove la
giornalista scriveva renda noti i suoi appunti: i suoi
dossier che dovevano servire per mettere con le spalle al
muro i signori della guerra. Quelli di Mosca e quelli di
Grozny.
Archivio Politkovskaja07/10/2006 Archivio Politkovskaja
Comunque il giorno fatidico è arrivato e la giornalista Anna...
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