L’invasione dell’Iraq fu il prodotto di una sforzo concentrato dei sionisti
americani che occupano posizioni strategiche nel Pentagono (secondo e terzo
in carica), nel Consiglio di Sicurezza Nazionale e nell’ufficio di
Pianificazione Speciale (OSP in inglese). Paul Wolfowitz, numero due del
Pentagono, disegnó l’attacco; Duglas Feith, numero tre, pianificó la
falsificazione dei documenti sulle armi di distruzione di massa e David Frum,
altro sionista, scrisse i discorsi di Bush, inclusa l’espressione “Asse del
Male”. In piú, le poderose lobbys giudee - come sono con tutto diritto
chiamate in Israele – mobilizzarono il congresso attraverso la pressione
diretta e la loro forte influenza sui mezzi di comunicazione. Le grandi
compagnie petrolifere non fecero campagna pubblicitaria apertamente a favore
dell’invasione poiché la guerra era percepita come elemento destabilizzante
per i loro interessi. I sionisti nordamericani promossero la guerra per
aumentare il dominio israeliano sul Medio Oriente ed indebolire
l’opposizione araba alle sue politiche colonialiste in Palestina.
2.
La Maggiore opposizione alla invasione fu diretta dalle forze
extraparlamentari di sinistra poiché i “parlamenti” in Medio Oriente sono
automi debitori degli Stati Uniti. In Europa rispecchiano una varietá di
forze, peró la loro opposizione alla guerra fu principalmente diplomatica ed
inefficace. L’attivitá extraparlamentare in Iraq, in gran parte composta dai
300.000 ex poliziotti e militari laici che furono espulsi brutalmente dal
servizio, e da forze religiose che vogliono uno stato mussulmano
indipendente, mostró opposizione nei confronti della politica genocida degli
Stati Uniti.
3.
La forza dei movimenti mondiali varia con gli effetti della resistenza
interna all’Iraq. Piú di una dozzina di paesi hanno ritirato le proprie
forze dall’iraq a causa dei caduti e perché la percezione che hanno é che le
forze di invasione guidate dagli USA hanno giá perso la guerra. Le perdite
in aumento (morti e feriti) in Iraq, circa 25.000 – e seguiremo contandoli
-, hanno aumentato l’opposizione nazionale dal 15% all’ inizio dell’
invasione al 65% oggi (giunio del 2006). Non esistono movimenti sociali
apolitici: il loro obiettivo principale é lo Stato, in particolare lo Stato
Imperiale, quando chiedono riforma agraria, lavoro o nazionalizazione delle
risorse naturali privatizzate. La grande sfida é convertire questa domanda
in una lotta per un potere statale, un punto debole nei movimenti sociali.
4.
La coscienza liberale in Iraq é soprattutto un fenómeno della classe
commerciante e di alcuni intellettuali, principalmente degli espatriati che
vivevano negli USA o in Europa e sono tornati con l’invasione americana.
Nella misura in cui questa coscienza liberale é esistita in Iraq, si é
convertita in una difusa opposizione nazionalista all’occupazione
nordamericana. Il maggior appoggio degli espatriati all’interno della classe
politica é l’esercito nordamericano. La societá del Medio Oriente, incluso
l’Iraq, contiene movimenti nazionalisti, socialisti, repubblicani, laici,
moderati e religiosi. Varie forze fondamentalmente republicane e laiche si
sono unite a movimenti religiosi per le risorse che possiedono. Non sempre
c’é una distinzione chiara ed esplicita.
5.
L’invasione nordamericana dell’Iraq va piú in lá dell’espansione del potere
israeliano e degli interessi geopolitici degli USA. Questo é l’ esempio
classico di una guerra imperialista contro un movimento di liberazione
nazionale. Ci sono differenze culturali, peró esistevano prima
dell’invasione e continueranno ad esistere. In se stesse le differenze
culturali o religiose non portano alla guerra. I conflitti tra interessi
politici, economici e ideologici sono la forza motrice delle guerre.
6.
Gli effetti a corta e media scadenza della guerra imperialista hanno creato
un'enorme ostilitá verso la presenza europea e nordamericana in Medio
Oriente ed in tutte le parti; ostilitá che non si potrá superare con
facilitá, soprattutto tenendo in conto la “Dottrina delle guerre preventive”
degli USA e l’intervento terrorista globale.
7.
I principali beneficiari della “guerra contro il terrorismo” sono gli
israeliani che occupano la terra palestinese, i movimenti sionisti globali,
perché la guerra pone l’attenzione sulla loro “terra madre”, l’industria
mercenaria multimillonaria (chiamata “agenzie di sicurezza”), che riceve i
contratti militari ed il bottino, l’industria degli armamenti e la borghesia
che approfitta delle risorse statali delle terre occupate e dell’aiuto
straniero per l’arricchimento personale.
8.
Il terrorismo dal punto di vista statale sta in gran parte ancorato alla
pratica governativa degli USA, di Israele ed Europa ed ai loro procuratori
all’interno degli squadroni locali della morte, dei gruppi paramilitari e
degli eserciti coloniali. La maggioranza dei governanti arabi (in Giordania,
Egitto, Marocco, gli Stati del Golfo, Arabia Saudita ecc…) si dedicano nei
loro paesi ad attivitá statali terroriste contro i dissidenti. Al-Qaeda e
altri gruppi islamici sono attori marginali nel panorama delle attivitá
terroriste mondiali, sommando meno del 5% degli attacchi contro i civili, se
comparati con gli USA ed i suoi seguaci in Iraq, Israele e altri paesi, che
sono responsabili della maggioranza degli assassinii di civili.
9.
La resistenza islamica di massa, inclusa la lotta in Iraq, é vista come un
movimento di liberazione nazionale dalla maggioranza dei Paesi del Terzo
Mondo. La maggioranza delle operazioni militari in Iraq é diretta dagli USA
e dal suo regime tiranno e per questo non si dá alcuna risposta ai crimini e
non si punisce nessuno. Gran parte della lotta avrá fine quando si
obbligheranno le forze nordamericane ed europee a ritirarsi. Il voto
democratico palestinese per Hamas e la sua ratificazione di alt al fuoco per
18 mesi nonostante gli assassinii israeliani di migliaia di innocenti
civili, é un esempio della natura democratica e pacifica della maggioranza
della popolazione palestinese, nonostante la provocazione violenta senza
fine, le incursioni e gli assassinii degli squadroni della morte e delle
truppe d’assalto israeliane. Il recente assassinio brutale di una famiglia
di 7 persone nella costa marittima, le arroganti bugie nel conseguente
occultamento della veritá da parte degli israeliani e la prevedibile
ripetizione delle bugie di Tel Aviv da parte della lobby giudea
nordamericana, rappresentano una reale ragnatela di terrore ed inganno.
10.
La risposta del mondo arabo all’11/9 fu varia, come in gran parte del Terzo
Mondo ed incluso in occidente. Molte persone del Terzo Mondo guardarono
all’9/11 come all’arrivo delle guerre di Washington in suolo nordamericano;
avendo sofferto i bombardamenti e le invasioni degli USA nei loro propri
Paesi, considerarono l’11/09 come l’estensione territoriale di conflitti giá
in atto. La maggioranza delle classi medio alte di tutto il mondo
inorridirono per l’attacco e la perdita di vite umane, specialmente quelli
che mantengono vincoli benefici con i poteri occidentali, particolarmente
nella classe istruita asiatica, latinoamericana e africana, che si
identificano con la cultura d’elite occidentale.
11.
L’opinione pubblica occidentale, inclusa Europa e USA, é profondamente
divisa sul caso dell’Iran. Molto pochi in Europa ed USA appoggiano la
chiamata alla guerra della lobby giudea, anche tra gli ufficiali
dell’esercito, professionisti e altri. Nessuno in Europa, incluso il primo
ministro Tony Blair, appoggia un boicottaggio totale contro l’Irán. Russia e
Cina sono sostenitrici della diplomazia. La fazione pro-guerra della classe
dominante nordamericana é abbastanza isolata internazionalmente e debilitata
internamente per la disastrosa politica della guerra in Iraq. Anche senza
che le importi nulla di questo, l’amministrazione di ultradestra di Bush,
aiutata e motivata dalla lobby giudea, organizzerá forse un attacco aereo
contro l’Iran nello sforzo, pericoloso, di aumentare le sue oportunitá
elettorali del novembre 2006. Questa guerra suppone un assassinio di massa
di civili iraniani- che sorpasserebbe i quasi 250.000 giá assassinati in
Iraq- e scatenerebbe un conflitto generale e soprattutto la rappresaglia a
grande scala delle Guardie Rivoluzionarie Iraniane che entrerebbero in Iraq,
e di altri che potrebbero preparare attacchi militari nelle riserve
petrolifere di USA ed Europa, facendo sí che i prezzi del petrolio si
gonfino a piú di $100 al barile e ció porterebbe ad una recessione mondiale.
12.
Prima della Repubblica Islamica, l’Irán era governato da una monarchia
dispotica nordamericana. Lo stato di polizia del Sah fu uno dei piú
repressivi del mondo; torturó e assassinó decine di migliaia di persone e
produsse un esilio di piú di 300.000 persone. Fu uno stato di enormi
iniquitá, risultato del saccheggio della ricchezza del petrolio da parte di
USA e delle compagnie petrolifere nordamericane e occidentali. Il Sah era un
alleato militare di Israele e USA e ciascuno spalleggiava la dominazione
dell’altro. La rivoluzione islamica fece terminare lo sfruttamento
straniero, distribuí la terra, nazionalizzó l’industria del petrolio ed
introdusse rigide e definite (dalla legge islamica) elezioni competitive. La
cattiva amministrazione economica, il ritorno del capitale privato nei campi
petroliferi, la corruzione statale, e la repressione dei movimenti sindacali
e commerciali di sinistra hanno minato molte peró non tutte le riforme
programmatiche della repubblica islamica. Il nuovo presidente promette di
incrementare il benessere sociale, di difendere l’Iran dai predatori
stranieri e promuovere la crescita economica. La questione dello sviluppo
del potere nucleare dell’Iran viene alimentato da Washington come pretesto
per far tornare l’iran al suo ruolo anteriore di somministratore di petrolio
a poco prezzo. Israele e la lobby giudea assecondano un attacco militare per
eliminare l’opposizione iraniana alla sua decisione di annettere la
Palestina.
James Petras
Fonte:www.rebelion.org/
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=33292
19-06-2006
Ulises Juárez Polanco é membro dei collettivi di Rebelión e Tlaxcala
(www.tlaxcala.es), la rete di traduttori per la diversitá linguistica.
Caty R. É membro del collettivo.
Questa traduzione é copyleft.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VERONICA NATOLI
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