In questi giorni, alla camera dei deputati ed al
senato, si è concluso l'iter della procedura di approvazione delle
missioni italiane all'estero ed in particolare della missione in
Afghanistan. Si tratta di un passaggio molto atteso da tutti quei giovani,
donne, intellettuali, lavoratori e reali democratici che in Italia, ma non
solo, hanno guardato con fiducia e hanno sostenuto una prospettiva
pacifista che il governo Prodi avrebbe dovuto garantire.
Intere aree della società civile, della cooperazione e del terzo
settore, del sindacalismo confederale e partiti politici come Rifondazione
Comunista hanno chiesto e ottenuto voti a sostegno del governo Prodi sotto
la parola d'ordine del pacifismo, dell'importanza fondamentale del
dialogo, della ricchezza della diversità di vedute e soprattutto della
rottura netta con il passato di guerra rappresentato dal governo
Berlusconi e dagli strettissimi rapporti d’alleanza con la politica degli
Stati Uniti. La crescente pressione politica operata nelle settimane
precedenti nei confronti di qualsiasi posizione realmente pacifista
contraria alla presenza, ormai decennale, di forze armate italiane
all'estero, e soprattutto del rafforzamento del nostro ruolo nell'infinita
guerra in corso in Afghanistan, ha portato inevitabilmente ad un esito
vergognoso.
La Camera dei deputati ha infatti approvato il Ddl di rifinanziamento
delle missioni italiane all'estero con ben 549 voti a favore e solo 4
contrari. Anche questa minoritaria parvenza di opposizione si è poi
dissolta rapidamente al senato quando si è andati all’approvazione
definitiva sotto l’ulteriore pressione del voto di fiducia sul
provvedimento. Il vile ricatto nei confronti di qualsiasi posizione
coerente e onesta di rispetto del proprio mandato parlamentare e la
demenziale teorizzazione che afferma che se non si è con Prodi allora si è
con Berlusconi hanno dato il loro primo frutto. Come se non bastasse, alla
faccia dell’importanza del dialogo e del dibattito, il governo non
digerisce neppure un’infima minoranza di contrari e impone immediatamente
il ricorso al voto di fiducia mentre il ministro D'Alema esprime bene il
suo concetto di democrazia: “È vero che il meccanismo del voto sul
rifinanziamento è anomalo, perché ogni sei mesi ci precipita in una sorta
di psicodramma collettivo”.
Ma non si tratta di una semplice adesione ad una richiesta
internazionale di impegno nell'area afghana ma di un vero e proprio
passaggio mirato a ribadire e rafforzare la piena continuità con una
politica estera di offensiva militare che ben incarnava lo stesso governo
Berlusconi. Forze come Rifondazione Comunista si prestano oggi al
vergognoso compito di far passare come pacifista e non violenta la stessa
politica che ieri rinfacciavano al governo di destra quando si trattava di
chiedere i voti alle masse popolari italiane. In Italia stiamo ancora
aspettando un effettivo ritiro dall'Iraq di forze armate e mercenari vari
che operano sotto svariate forme e sigle più fantasiose, un ritiro che
altre nazioni come la Spagna di Zapatero, tanto osannata dal PRC, hanno
operato in poche settimane e che si sta trasformando nell'ennesima
buffonata di facciata.
Da tutto il mondo arrivano denunce sull'operato reazionario del nuovo
governo afghano, vero e proprio fantoccio inventato dai paesi occupanti,
che nulla ha a che fare con i valori di pace e democrazia tanto
sbandierati a casa nostra e che vacilla ogni giorno sotto la rabbia dei
suoi stessi sudditi. Ma invece di rallegrarsi della caduta di questo
regime i nostri cosiddetti democratici si prodigano per la sua difesa. Di
fronte all'orribile clima di sfacciata propaganda che ogni giorno si sta
allargando a macchia d'olio per preparare un nuovo massacro, questa volta
contro il popolo iraniano, ecco che Rifondazione Comunista sostiene
l'invio di ulteriori forze armate in Afghanistan meridionale dove è
evidente la funzione di pressione militare sul confinante Iran.
Mentre da tre settimane il Libano ed i territori occupati palestinesi
sono oggetto di una incredibile aggressione ad opera dell'unica vera
superpotenza nucleare dell'area, lo stato di Israele, il governo Prodi, il
ministro D'Alema ed il presidente della camera Bertinotti si guardano bene
dal denunciare chi sono i veri nemici della pace mostrando così come Iraq,
Libano, Territori Palestinesi, Iran e Afghanistan siano oggi tasselli
della nuova guerra contro i popoli del mondo alla quale ben si presta
anche il nostro paese. Rifondazione Comunista dovrebbe infine spiegare ai
suoi elettori e simpatizzanti italiani ed esteri quale incredibile ruolo
di salvaguardia dei valori di democrazia e civiltà dovrebbero garantire le
nostre forze armate dispiegate all’estero quando è oramai evidente a
qualsiasi semplice cittadino che il controllo sociale e collettivo su
queste entità è pressoché nullo come hanno dimostrato anche le ultime
vicende relative a mercenari in Iraq e relativa “polizia parallela”, voli
CIA e rapimento di Abu Omar nel nostro paese.
Collettivo Comunista Antonio Gramsci
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