Un nuovo attacco terroristico colpisce un centro finanziario, con
sette esplosioni continue e quasi simultanee su un treno di pendolari,
squarciando le carrozze e provocando ben 180 morti e 624 feriti.
Le analogie e gli elementi ricorrenti rispetto ad altri attentati
cominciano ad essere sempre più frequenti, andando quasi a definire il
profilo di questi fantomatici terroristi, che portano morte e terrore
senza che vi sia un motivo apparentemente plausibile.
La strategia del terrore si fa di nuovo sentire, in una giornata che
sembra essere una ricorrenza rituale, proprio quando la voce di Al Queda
riecheggia sulla rete con immagini macabre sulle torture di due soldati
americani. Non si conoscono ancora i "padri spirituali" di questo
ennesimo attentato, e forse non dovremmo stupirci se dopo lunghe
indagini si venisse a scoprire che si tratta si cellule legate ad al
queda, che rivendicano antichi rancori contro il governo Indiano, o
contro le potenze occidentali che hanno colonizzato questa terra.
Diamo dunque credito, anche solo per ipotesi assurda, alla tesi secondo
cui l'attentato abbia una correlazione con gli stessi che hanno scosso
questi ultimi cinque anni, a partire da quell'11 settembre che ha
cambiato il corso della nostra storia. Questo potrebbe indurci a
sospettare che questo attentato abbia una ragione ben precisa, forse la
stessa che si è celata negli attacchi alle torri gemelle, ossia la
copertura di gravi speculazioni che interessarono il mercato azionario
della new economy, e che rischiarono di creare un effetto domino che
sicuramente avrebbe travolto tutte le più grandi società di che avevano
investito e speculato in quel settore, con effetti non molto dissimili
da una crisi finanziaria.
Per avvalorare questa ipotesi si potrebbe guardare l'andamento degli
indici di borsa in questi giorni, con uno sguardo un po' più critico che
ritorni al mese di maggio, giorni di terremoto per le borse asiatiche
europee, durante i quali più di 2000 miliardi di dollari di
capitalizzazione sono stati bruciati sui mercati internazionali, 200
miliardi solo il 22 maggio nelle borse europee, facendo temere la più
grande crisi di liquidità ( vedi
La Borsa Globale per il controllo totale ).
Allora i grandi fondi di investimento, ossia i consorzi di Banche
d'Affari che convogliano in un'unica entità il capitale di diverse
fondazioni, d'un tratto chiusero le contrattazioni sui mercati asiatici,
dopo aver investito o aver raccolto capitale approfittando della
differenza dei tassi di interesse, per poi reinvestire tali risorse in
mercati ad elevato rendimento (America e Europa). Così si è assistito,
tra la prima e la seconda settimana di maggio, alla più forte
liquidazione annuale di azioni sulla borsa americana ed alla più forte
caduta settimanale delle borse europee dall'agosto 2004.
La crisi delle borse asiatiche, tuttavia, è da imputare anche al
collasso del dollaro, essendo queste economie fortemente dipendenti
dalla valuta americana data l'alta presenza di valuta statunitense nelle
tesorerie di Stato, in quanto Paesi esportatori con elevati surplus
commerciali.
Valutazioni correnti aggiornate al 12
luglio
La nave sta affondando, e i topi abbandonano le stive prima che si
ritrovino su un relitto, che loro stessi hanno portato sul fondo con le
loro continue speculazioni. Per mascherare o per incentivare così il
rientro dei capitali occorreva un diversivo che portasse quella giusta
alea di terrore e di sfiducia nell'economia, in modo da liquidare tutto
o continuare le speculazioni indisturbati.
Questo evento infatti porterà senz'ombra di dubbio una ventata di
ottimismo e di fiducia su tutte le borse occidentali per il rientro dei
capitali, soprattutto Wall Street che registra un passivo cronico da
almeno 6 mesi, data la precarietà della situazione monetaria e
finanziaria, tanto che sembrano quasi "irreali e ritoccati" le
informazioni che vengono date al mercato. Al contrario subiranno il duro
colpo le borse asiatiche, colpite non solo dall'attentato ma anche dalla
fuga dei fondi di investimento che stanno liquidando tutto e stanno
chiudendo le linee di credito. Sicuramente chi sapeva ha preso i suoi
provvedimenti, decidendo di vendere tutto prima di perdere ogni cosa, o
aspettando per comprare tutto ad un prezzo più conveniente.
Il fondo di investimento di Seoul MBK , facente parte del Gruppo di
Carlyle e fondato lo scorso anno, ha chiuso il 30 giugno il suo fondo in
Asia liquidando $1.56 miliardi. Il fondo regionale di MBK, che aveva
progettato di investire il 50% dei suoi investimenti in Corea, il 30% in
Giappone e 20% in Cina, nel quale avevano investito illustri investitori
come la Temasek Holdings Pte. Ltd, il fondo pensione Ontario Teacher, il
fondo pensione di investimento del settore pubblico del Canada e Morgan
Stanley, includendo tra l'altro la Banca di Tokio e la Federazione di
Cooperative Agricola Nazionale e della Corea del Sud.
Potrebbe questa essere solo un'ipotesi, semmai avvalorata da
coincidenze, potrebbe non significare nulla il fatto che la Banca
Centrale del Giappone sta affrontando in questi mesi gravi scandali o
che i mercati asiatici traballano al primo choc dei prezzi sulle materie
prime, spinte dalle speculazioni delle scatole cinesi dei fondi bancari.
Un attentato al centro finanziario indiano, quella che prima era Bombay,
sede legale delle più grandi banche d'affari britanniche, potrebbe
essere un semplice sabotaggio da parte dei separatisti del Cashmire, o
di fanatici legati alle cellule terroristiche internazionali. Così
sarebbero opera di al queda anche l'attentato al metro di Londra, o
quello ai treni di Madrid, e perché no anche alle Torri Gemelle o al
Pentagono.
Tuttavia i fatti e la realtà sono ben altri, perché una grande truffa si
nasconde dietro ogni evento catastrofico, perché occorre sempre un
fenomeno eclatante per tenere il gioco a questo sistema economico che
funziona in base alle aspettative degli investitori o le informazioni di
mercato.
Le menti che tengono in piedi queste strutture virtuali sanno bene che
per far sì che la baracca si tenga in piedi occorrono dei sacrifici: 400
anime di gente sconosciuta è un prezzo accettabile per evitare che si
continuino ancora a bruciare miliardi di miliardi di dollari, o meglio,
di bit. E per far questo vengono creati personaggi come Bin Laden, Abu
Omar, Al Zarqawi, che facciano da nemico e da simbolo a questa eterna
guerra, mentre le intelligence, che ormai si sono vendute alle Banche e
hanno stracciato anche il loro governo, organizzano e portano a termine
operazioni in grande stile, perfette nel loro coordinamento e nel loro
esito.
Non un colpo fallito sino ad oggi: bersaglio colpito e "patria" salva,
borse intatte e investitori soddisfatti.
Se questi sono i presupposti vorremmo proprio sapere in quali mani noi
rimettiamo la nostra vita, in quali mani la abbiamo messa negli anni del
terrorismo in Italia, forse in quelle della Brigate Rosse, o di Al queda?!
I nostri tutori sono i nostri più grandi carnefici, e ormai la filosofia
è continuare a giocare se non si vuole affondare. I nostri governi sono
così corrotti nel loro animo più profondo che ormai non si esce più da
questa grande roulette russa. Potrebbero colpire ovunque e in qualsiasi
momento ci avevano avvertito, ed lo hanno anche fatto, ma non avremo mai
i responsabili, perché Bin Laden mai sarà catturato così come le Banche
mai cadranno, perché si insinuano come i vermi negli animi, con il
terrore e le carte di credito.
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