Il prigioniero incappucciato, con le braccia aperte legate ai fili della
corrente, una delle foto-simbolo delle violenze di Abu Ghraib, ha un nome
e un volto. Si chiama Ali Shalal el Kaissi, ha 42 anni, ed è stato
arrestato nell’ ottobre
2003 a
Baghdad con l'accusa di far parte della guerriglia. Ali, studioso e insegnante
di religione era un "Mokhtar", un'autorità amministrativa e religiosa in uno dei
distretti di Baghdad. Dopo essere stato rilasciato aveva denunciato le torture
subite alle autorità irachene, ma nessuno gli aveva creduto perchè le foto dell’
orrore dovevano essere ancora pubblicate. Doveva venire nel nostro paese a
raccontare la sua storia ma il consolato italiano gli ha negato il visto.

Sigfrido Ranucci, inviato di
Rainews24, l'ha intervistato ad Amman, in Giordania dove Ali Shalal stava
seguendo un corso per ‘Non violent action for Iraqi’, tenuto da alcune Ong
europee e dove ha fondato l’ Associazione delle vittime delle prigioni
americane. Ad Abu Ghraib Ali veniva chiamato in gergo sprezzante, Clawman,
l'uomo uncino, per una tremenda ferita alla mano. «Prima di essere arrestato
avevo subito un’ operazione chirurgica alla mano. Ma quando sono entrato in
prigione, gli americani hanno usato questa ferita come strumento di pressione.
Mi dicevano: ‘Se collabori ti possiamo aiutare a far diventare la mano come
prima con un intervento chirurgico’». Invece la mia mano e’ stata
schiacciata!
«Dopo 15 giorni di
prigionia mi hanno tolto dalla cella, mi hanno messo una coperta con dei buchi,
come se fosse un vestito tradizionale arabo. Mi hanno legato con del filo
elettrico e messo su una scatola di cartone. Poi mi hanno detto che mi avrebbero
elettrizzato se non avessi collaborato. Per tre giorni mi hanno colpito con
scosse elettriche. La persona che mi torturava parlava la lingua araba molto
bene. Si e’presentato con una musica in sottofondo, “By the rivers of Babylon”,
mi diceva che aveva già lavorato a Gaza e che aveva fatto parlare molte persone.
Ogni volta che usavano gli elettrodi sentivo gli occhi che fuoriuscivano dalle
orbite. Una scossa e’ stata talmente forte che mi sono morso la lingua e ho
cominciato a sanguinare. Sono quasi svenuto. Hanno chiamato un dottore, che ha
aperto la mia bocca con gli stivali, ha visto che il sangue non veniva dallo
stomaco ma dalla lingua e ha detto ‘continuate pure’.
Tutte le carceri in Irak
sono sotto il controllo degli americani.
Due compagnie private
La Caci
international e
la Titan Corp
avevano contratti con mercenari di diverse nazionalità. Tra le testimonianze
raccolte da Ali Shalal el Kaissi c'è anche quella di un ex diplomatico iracheno,
Haitham Abu Ghaith, secondo il quale a condurre gli interrogatori dei
prigionieri c' erano anche contractors italiani, ingaggiati da ditte
americane, colpevoli, di aver commesso le stesse torture.
Ma Ali Shalal el Kaissi non perdona ai nostri connazionali di aver trafugato
soldi e reperti archeologici. «Noi amiamo il popolo italiano, conosciamo la
differenza tra la popolazione civile e chi compie questi gesti, ma questo non ci
impedisce di denunciare cosa facevano gli italiani. Il messaggio che voglio dare
al popolo italiano e’ che in Irak la situazione non e’assolutamente migliorata,
nulla e’ stato ricostruito»
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