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17/02/2006 Iraq e la Truffa a Mano Armata (http://www.crbm.org/)

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     Ieri l'arrivo di rappresentati della General Union of Oil Employees di Bassora (GUOE) – il sindacato dei lavoratori del petrolio del sud dell'Iraq – ha fornito l'occasione per realizzare un incontro che ha affrontato sia la condizione dei lavoratori in Iraq e le difficili battaglie della GUOE, sia la spartizione economica dell'Iraq.

    Durante l'incontro, è stato presentato il dossier: "Truffa a mano armata - I numeri degli interessi petroliferi occidentali e italiani dietro la guerra all'Iraq".

    Frutto del lavoro della NGO inglese Platform – che si occupa di monitorare il comportamento delle multinazionali del petrolio nel mondo - , il rapporto viene reso disponibile in lingua italiana grazie al lavoro di Un Ponte per…, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Lunaria ed Arci. 'Truffa a mano armata' denuncia il percorso di appropriazione del petrolio iracheno da parte delle multinazionali.

    Una spartizione/truffa perché non passa attraverso un'esplicita privatizzazione, ma attraverso l'adozione dei PSA – Production Sharing Agreements - . Contratti che, pur lasciando all'Iraq la proprietà dei giacimenti petroliferi, di fatto mettono nelle mani delle multinazionali la maggior parte delle future rendite.

    Accordi attraverso i quali, l'attuale politica energetica sostenuta dal Dipartimento di Stato americano, destina 63 su 84 giacimenti iracheni, pari al 64% delle riserve del paese, alle multinazionali del petrolio. Tra queste non poteva mancare l'italiana ENI che, come dimostra un documento allegato al Dossier, insieme alla BP, alla Chevron e alla Total, è in contatto con il Ministero del Petrolio iracheno, per definire il piano di sviluppo dei giacimenti petroliferi presenti nel sud dell'Iraq, Proprio dove si trova Nassiriya.

    Le proiezioni dei dati economici di Platform mostrano che il modello di sviluppo petrolifero regolamentato dai PSA costerà all'Iraq centinaia di miliardi di dollari, in termini di mancante entrate.

    In particolare mostra, come si legge nell'introduzione: 'In virtù dei termini contrattuali verosimilmente adottati, la redditività degli investimenti in Iraq per le compagnie petrolifere dovrebbe oscillare tra il 42 e il 162 per cento, molto di più del normale obiettivo di rendimento minimo per gli investimenti nel settore, ossia circa il 12 per cento. Nel caso dello sfruttamento del giacimento di Nassiriya da parte dell’ENI, per deduzione dalle proiezioni aggregate di Platform, le mancate entrate per lo Stato iracheno oscillerebbero tra i 2,3 ai circa 6 miliardi di dollari, pari rispettivamente all’8 ed al 20 per cento del bilancio annuo attuale dell’Iraq'.

     Il dossier mostra, inoltre, il prezzo che pagherà l'Iraq in termini economici, democratici e di depauperamento delle risorse, così come fa una breve panoramica su quali potrebbero essere le diverse strategie di gestione della ricchezza petrolifera. Il rapporto è completato da una prefazione a cura di Benito Li Vigni, ex dirigente dell'ENI e collaboratore di Mattei. Per approfondire

     

  • Dossier Truffa a Mano Armata  


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