"Il Pentagono ha usato il fosforo ma non per uccidere". Questo ha dichiarato
il direttore del sito
http://www.globalsecurity.org senza rendersi conto che stava peggiorando
ancora di più la situazione.
"E' difficile che produca bruciature estese. E brucia anche i vestiti". Questo
ha detto John Pike al Corriere della Sera in un'intervista che è apparsa oggi.
La tesi dell'esperto militare è che il fosforo bianco è stato usato per
"fare uscire il nemico dai nascondigli. In gergo si dice 'shake and bake',
scuoti e cuoci". Quando il nemico è stanato "viene ucciso con altre armi. Ma
non è il fosforo bianco ad uccidere".
Questo ha dichiarato il direttore del sito
http://www.globalsecurity.org
senza rendersi conto che stava peggiorando ancora di più la situazione.
Infatti anche le mine antiuomo non uccidono, anche i gas vescicanti non
uccidono.
Ammesso e non concesso che abbia ragione Pike - dovrebbe infatti spiegare
di che cosa sono morti i tedeschi sotto il bombardamento di Amburgo con il
fosforo bianco (1) - il punto è un altro: il fosforo bianco e i bombardamenti
al napalm devono avere soprattutto uno scopo psicologico. Il vero terrorista
non uccide, terrorizza. Le mine antuomo sono più efficaci se non uccidono ma
se lasciano in agonia una persona. Come si legge sul manuale "La guerra
moderna" (di Luttwak e Koehl, ed.Rizzoli) lo scopo del napalm "è quello di
avere un effetto rovinoso sul morale delle truppe, anche di quelle più esperte
e combattive". I vescicanti come la tristemente famosa iprite - vietata ora
dalle convezioni internazionali - "causano bruciature sulla pelle e (...) non
provocano direttamente la morte, ma possono risultare letali per successive
infezioni" (sempre da "La guerra moderna"). Ciò non significa che siano
tollerabili. La ragione per cui un'arma viene messa fuorilegge è dovuta non
solo al suo essere letale ma anche alla sua natura di arma ha lo scopo di
infliggere sofferenze (2). Altrimenti sarebbe vietata la pena di morte ma non
la tortura quando non sia letale.
Ma su questo terreno gli americani come John Pike non ci sentono perché
difendono una nazione che applica la pena di morte al suo interno e la tortura
all'estero.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it
Note: