Il 4 novembre del
1979
a Teheran,
centinaia di insorti iraniani occupano l’ambasciata statunitense e prendono in
ostaggio 52 civili per richiedere l’estradizione dello Scià di Persia,
rifugiato a New York (metropoli dove probabilmente si trovavano i conti
correnti cifrati...)
Il presidente americano
dell’epoca era James Earl Carter Junior, meglio conosciuto come Jimmy Carter.
Le potentissime lobbies delle armi e del petrolio, colgono la palla al balzo e
decidono di togliere di mezzo Carter per far posto ad un uomo di fiducia: l’ex
direttore della Cia, George Walker Herbert Bush.
Il piano era semplice: trattare con i pasdaran iraniani, e quindi proprio con
quel Ahmadinejad che oggi casualmente è presidente dell’Iran, e
chiedere (dando soldi e armi) di mantenere gli ostaggi fino alle elezioni
presidenziali successive. Questo avrebbe favorito l’attore Ronald Wilson
Reagan a discapito di Carter.
Ed infatti le cose sono andate proprio così.
Gli ostaggi furono tenuti per ben 444 giorni!
Il 16 gennaio 1981 le due banche centrali degli Stati Uniti e della Gran
Bretagna (Federal Reserve Bank e Bank of England) trasferiscono 7 milioni di
dollari su un conto corrente di una banca iraniana!
Il 18 gennaio 1981 gli ostaggi vengono miracolosamente liberati e il 20
gennaio Reagan presta giuramento a Capitol Hill come presidente degli Stati
Uniti d’America.
Ventisei anni fa Ahmadinejad è stato molto utile (un aiuto costoso) per far
crollare Carter e instaurare il "periodo Bush", oggi il neopresidente della
Persia viene usato per qualcos’altro…
Il 4 novembre 1995 viene assassinato il
Premio Nobel per
la Pace ,
nonché primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, per mano di un giovane
dell’ultradestra ebraica, Yigal Amir.
Ufficialmente Yigal Amir è colui che ha armato la pistola e sparato per ben
due volte al primo ministro uccidendolo. Per questo crimine, oggi sta
scontando in isolamento una condanna all’ergastolo.
La moglie dell’assassino, attraverso un sito internet, ha chiesto, per voce
del marito, la riapertura del processo dopo le recenti affermazioni del
pubblico ministero del primo processo, secondo il quale la morte di Rabin fu
causata da una terza pallottola, sparata da una distanza molto ravvicinata.
Amir afferma che questo terzo colpo non l’ha esploso lui, e scarica
naturalmente la colpa sui servizi segreti deviati.
Questo naturalmente non cambia la sua posizione di criminale, ma quello che
cambiano sono gli scenari. Se prima la colpa era di un pazzoide criminale
isolato, ora si deve parlare di cospirazione interna al sistema. La conferma
di ciò sono almeno dieci arresti da parte delle autorità israeliane
(compreso personale dell’esercito), e soprattutto le dichiarazioni del
ministro Moshe Shahal, che parla di «complotto organizzato»
Cui Prodest? Chi poteva volere la morte di Rabin?
Certamente il primo ministro aveva moltissimi nemici; è bene ricordare che
nelle manifestazioni della destra estrema veniva raffigurato addirittura con
la divisa nazista,
questo perché, vedevano in lui e negli accordi di Oslo (gli accordi di pace
con il popolo palestinese) il tradimento e un nuovo Olocausto
contro il popolo eletto.
La figlia di Rabin, Dalia, sull’assassinio del padre è convinta che ad armare
la mano di Amir non è stato un gruppo di fanatici qualsiasi, anche perché
questi sono protetti dall’alto, godono insomma di importanti coperture
politiche!
Il 4 novembre 2004
arriva l’annuncio ufficiale della morte clinica
di Yasser Arafat, il leader indiscusso, e soprattutto molto discusso, del
popolo palestinese.
Il fondatore di Al Fatah è deceduto nel Percy Military Training
Hospital di Parigi.
Fin da subito si parlò di avvelenamento, tanto che il premier palestinese di
allora, Abu Ala, chiese alle autorità francesi di ricevere il referto medico
per verificare se Arafat era stato avvelenato oppure no.
Non ha dubbi invece Ali Rashid, il primo segretario della delegazione generale
palestinese in Italia: il leader dell’OLP (l’Organizzazione per
la Liberazione
della Palestina) è stato avvelenato.
Ieri, 3 novembre 2005
migliaia di fiaccole si sono accese davanti all’ambasciata iraniana a Roma,
per protestare contro le dichiarazioni pesanti del presidente dell’Iran,
Ahmadinejad.
Cosa avrà mai detto l’ex sequestratore degli ostaggi del 1979 per scatenare le
ire mondiali?
Tutti i media insieme, (e quando si tratta di uniformarsi, sono veramente
maestri: un esempio per tutti le armi di distruzione di massa di Saddam),
hanno pubblicato e attaccato le seguenti affermazioni: «Israele deve essere
cancellato dalla carta geografica»
Indubbiamente, detto così fa un certo effetto, vediamo però se leggendo il
discorso completo cambia qualcosa. Ecco cos’ha detto il premier davanti alla
folla.
«A coloro che dubitano, a coloro che non
credono, io dico che un mondo senza America e Israele è possibile e fattibile»
«Un giorno, sua eminenza l'Imam Khomeini
dichiarò che il regime illegale dei Pahlavi doveva finire, ed è finito. Poi
disse che l'impero sovietico sarebbe scomparso, ed è scomparso. Disse anche
che il malvagio Saddam doveva essere punito, e lo vediamo sotto processo nel
suo Paese. Sua eminenza disse anche che il regime di occupazione di Qods
[Gerusalemme] doveva essere cancellato dalla mappa del mondo, e con
l'aiuto dell'Onnipotente, noi vedremo un mondo senza America e senza sionismo,
nonostante coloro che dubitano».
Estrapolare mirabilmente da un discorso una
frase ad hoc è assolutamente fazioso, anche perché
Ahmadinejad ha attaccato duramente il sionismo e non Israele. C'è una
enorme differenza tra un movimento politico-religioso minoritario e lo stato
d'Israele! Lo afferma pure l'ex presidente riformista Akbar Hashemi Rafsanjani,
quando dice: «Non abbiamo nessun problema con gli ebrei e rispettiamo
l'ebraismo. Abbiamo problemi solo con i sionisti israeliani, responsabili
della repressione del popolo palestinese»
Non stiamo difendendo l'indifendibile, Ahmadinejad
ha i suoi scheletri nell'armadio, ma coloro che lo criticano e attaccano oggi
per le sue sparate pubbliche, dovrebbero farsi un esame di coscienza,
se di coscienza possiamo parlare. Mi riferisco a personaggi come l’ex generale
Ariel Sharon (ministro della difesa nel 1982 quando avvenne la strage di Sabra
e Chatila, dove furono massacrate dai miliziani filoisraeliani 2.000 persone,
tra palestinesi e libanesi) o l'attuale presidente George Walker Bush,
colpevole di genocidio e crimini contro l'umanità sia in Afghanistan che in
Iraq.
L’idea della protesta pro Israele è partita,
guarda caso, da Giuliano Ferrara, giornalista molto potente e temuto, che è
stato, dice lui, al soldo dei servizi segreti americani: la Cia.
Dal palco sono sfilati nomi illustri della politica, del giornalismo e
dell’establishment, molto spesso la stessa cosa.
Un grazie va a Magdi Allam per aver ricordato ad alta voce, semmai qualcuno lo
avesse dimenticato, che: «Israele è un faro di democrazia in Medioriente»
A Ferrara il grande merito invece, non solo per aver organizzato l’importante
e significativa manifestazione, ma soprattutto per aver imparato a parlare
l’iraniano. Il direttore de Il Foglio (giornale della moglie di
Berlusconi), infatti sbraita nella lingua persiana: «Viva Israele e viva la
libertà»!
Avrete già capito che si tratta della solita “scusante”
mediatica per attaccare e/o invadere un paese!
L'articolo pubblicato dal britannico The Observer è esemplare per comprendere:
«le dichiarazioni di Ahmadinejad non costituiscono una vera minaccia.
indicano solo che Teheran si trova in un vicolo cieco. A trarne vantaggio,
paradossalmente per l'Iran, è proprio Israele che può esercitare ancora meglio
il suo potere su Washington»E' chiaro, vero?
Qualche anno fa dovevano invadere l’Iraq e
si sono inventate le “armi distruzione di massa”; oggi devono
bloccare l’Iran (soprattutto entro primavera 2006 perché verrà aperta la
Borsa petrolifera regionale) e s’inventano le armi nucleari. Nessuno ricorda
però che
la Reuters
ha dichiarato recentemente che l’uranio in possesso dell’Iran è talmente
sporco e di basso livello che NON può essere usato per produrre bombe. Non
solo, lo stesso Mohamed ElBaradei, capo degli ispettori dell'Aeia (Agenzia
delle Nazioni Unite per l'energia atomica), dice che «malgrado la loro
retorica pericolosa, gli iraniani stanno collaborando»
Quindi gli iraniani stanno collaborando, proprio come l'Iraq nel 2002!
Ricordiamo che Hans Blix, l'ispettore ONU, il 9 gennaio 2003 affermò che non
trovarono alcuna "smoking guns", cioè nessuna pistola fumante! Nonostante
questo, la guerra fu fatta...
Ma queste cose ovviamente non fanno odiens.
Come pure non fa notizia che Israele, «il faro di democrazia in Medioriente»,
ha in dotazione tra le 80 e le 200 testate nucleari!
Mi piacerebbe tanto sapere se queste vere "armi di distruzione di massa" sono
state controllate dagli ispettori dell'Aeia. E anche comprendere i motivi per
cui Israele non ha firmato il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, mentre
lo ha ratificato l’Iran il 2 febbraio del 1970?
A queste domande perché il Ferrara o il Magdi Allam di turno non provano a
rispondere?
Perché il quotidiano Il Foglio o l'esperto mediorientale del
Corriere della Sera non ha organizzato una fiaccolata davanti
all’ambasciata statunitense o britannica per quelle centinaia di migliaia di
morti innocenti, tra donne e bambini, caduti sotto le bombe intelligenti
dell’Impero angloamericano?
Detto questo, tiriamoci su il morale, perché oggi 4 novembre è il compleanno
di Laura Welch Bush, moglie da 28 anni del presidente George W. Bush.
Non posso far altro che augurare alla First Lady un compleanno in famiglia
meraviglioso e soprattutto analcolico! Sapete com’è: la situazione in
Medioriente è allarmante, e non vorrei che un bicchierino di troppo…
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