(Per questa gigantesca operazione gli Alleati mettono in campo 6 divisioni di fanteria, 55 divisioni motorizzate,
25 divisioni corazzate, un numero incalcolabile di carri armati, 3476 aerei da bombardamento, 5409 aerei da caccia,
6 navi corazzate, 27 incrociatori, 164 cacciatorpediniere e 6500 mezzi da sbarco. In totale, il 6 giugno 1944,
gli Alleati contano su una forza di quasi tre milioni di uomini. E' il 6 giugno 1944. In agosto Parigi è
liberata e De Gaulle vi instaura il suo governo. In settembre gli Alleati liberano Belgio e Olanda. Superato
l’inverno, il conflitto, in Europa, giunge al suo epilogo: il 30 aprile 1945 Hitler si uccide nel suo bunker;
il 7 maggio la resa incondizionata della Germania. In meno di due anni l'America libera l'Europa dal nazismo
e dal fascismo e si appresta ad eseguire la condanna alla Democrazia inflitta a Germania ed Italia.
Sono quasi tre anni dall'occupazione dell'afghanistan e Bin Lden è ancora libero. Perchè?...)
Denominazione: SBARCO IN NORMANDIA
Data: 6 GIUGNO 1944
Luogo: NORMANDIA (Regione della Francia)
Eserciti contro: ALLEATI e TEDESCO
Contesto: SECONDA GUERRA MONDIALE
Protagonisti:
DWIGHT EISENHOWER (Comandante supremo delle forze Alleate)
BERNARD MONTGOMERY (Generale inglese)
MILES DEMPSEY (Comandante della Seconda armata britannica)
OMAR BRADLEY (Comandante della Prima armata americana)
GERD VON RUNDSTEDT (Feldmaresciallo tedesco, comandante supremo del fronte
occidentale)
ERWIN ROMMEL (Feldmaresciallo tedesco)
FRIEDRICH DoLLMANN (Generale tedesco)
La battaglia di Normandia è
stata l'ultima grande operazione militare preordinata dal mondo occidentale. Tra
il giugno e l'agosto del 1944, a seguito della più imponente invasione di mezzi
anfibi della storia, eserciti composti da oltre un milione di uomini decisero il
destino dell'Europa. Noi ora ci soffermeremo sul giorno dello sbarco in
Normandia, il D-Day, il "giorno più lungo" di tutta la battaglia.
Tra gli alti comandi
Alleati vi era molta incertezza su dove avrebbe dovuto aver luogo lo sbarco. Gli
americani puntavano su Calais, concordando, senza saperlo, con le supposizioni
tedesche; gli inglesi preferivano la Normandia che aveva le difese più deboli.
Nell'agosto del 1943, alla conferenza di Quebec, si decise per la Normandia, e
il piano relativo venne approvato da Churchill, Roosevelt e dai capi di Stato
Maggiore delle due potenze.
Furono avviate azioni
per convincere i tedeschi che lo sbarco sarebbe avvenuto là dove essi lo
aspettavano, nella zona di Calais. I bombardamenti si infittirono sulla città e
sul territorio circostante. Si giunse al punto che, quando già la flotta di
invasione navigava verso la Normandia, un'altra flotta "finta",
scortata da aerei, si stava dirigendo verso Calais.
L'inganno riuscì tanto
bene che i tedeschi continuarono a credere che lo sbarco in Normandia fosse
soltanto una finta e che la vera invasione avrebbe avuto luogo a Calais, dove
essi continuarono ostinatamente a mantenere il grosso delle forze.
I tedeschi dispongono di
49 divisioni di fanteria, 10 divisioni corazzate, 1600 carri armati, 198 aerei
da bombardamento, 125 aerei da caccia, 3 cacciatorpediniere, 36 siluranti e 34
sommergibili. Dall'altra parte gli Alleati mettono in campo 6 divisioni di
fanteria, 55 divisioni motorizzate, 25 divisioni corazzate, un numero
incalcolabile di carri armati, 3476 aerei da bombardamento, 5409 aerei da
caccia, 6 navi corazzate, 27 incrociatori, 164 cacciatorpediniere e 6500 mezzi
da sbarco. In totale, il 6 giugno 1944, gli Alleati contano su una forza di
quasi tre milioni di uomini. Di questo imponente esercito, 1.700.000 sono
americani e il resto inglesi, francesi, canadesi, norvegesi, belgi, polacchi e
cecoslovacchi.
La zona scelta per lo
sbarco si estende per circa un centinaio di chilometri, tra Le Havre e Cherbourg.
E stata divisa in cinque spiagge, contrassegnate con nomi di fantasia. Agli
americani sono toccate le due più occidentali, e cioè Utah tra Quinèville e
Grandcamp-les-Bains, e Omaha tra Vierville e Port-en-Bessin. Agli inglesi le
spiagge più orientali: Gold tra Arromanches e La Rivière, Juno tra La Rivière
e Saint-Aubin, Wword tra Langrune e Ouistream.
La preparazione allo
sbarco è stata accurata fino alle minuzie. I bombardamenti quotidiani a tappeto
sulle linee e sulle difese tedesche hanno messo in crisi l'intero Vallo
Atlantico. L'aviazione tedesca è stata praticamente distrutta negli aeroporti.
L'operazione di sbarco,
denominata "Overlord", si mette in moto dopo la mezzanotte del 5
giugno del 1944. Venti minuti dopo la mezzanotte sei aerei della RAF si alzano
in volo. Faranno da battistrada alla 6a divisione aerotrasportata britannica che
si lancerà nella zona di Caen. Sono sessanta specialisti di
"commando" e del genio, esploratori destinati a consentire con le loro
segnalazioni da terra il lancio di due brigate di paracadutisti, la 3a e la 5a.
La prima aveva il compito di distruggere i ponti della valle del Dives, mentre
la seconda doveva assumere la difesa dell'Orne e dei ponti sul canale,
eliminando il nemico dalla zona di sbarco di Ranville.
Alle ore 3.30, 72
alianti carichi di cannoni e di equipaggiamento cominciarono ad atterrare nella
zona. Nell'impatto col terreno, al buio, molti si sfasciarono e i carri e le
jeep che contenevano andarono distrutti. Molti uomini rimasero feriti e alcuni
persero la vita. In seguito si constatò che 49 dei 72 alianti destinati
all'operazione erano scesi bene, e le perdite umane e in mezzi erano state
modeste.
L'occupazione dei ponti
fu un capolavoro di cui si resero protagonisti gli uomini di sei plotoni del 2°
battaglione di fanteria leggera dell'Oxfordshire e del Buchinghamshire del
maggiore John Howard. Essi riuscirono nell'impresa di sfasciare, nel giro di tre
soli minuti, sei alianti, tre per ogni ponte, esattamente all'imbocco, in modo
da balzar fuori armi in pugno e impadronirsi del passaggio eliminando gli
sbigottiti difensori. Fulmineamente, i ponti sul fiume Orne erano finiti in mano
alleata.
Non altrettanto bene
aveva funzionato la mossa degli esploratori mandati a contrassegnare la zona di
lancio per le due brigate di paracadutisti. Il vento li aveva spinti verso
oriente, sparpagliandoli, e così i 2.200 uomini della 5a brigata paracadutisti
del brigadiere Poett, privi di segnalazioni, finirono lontani dall'obiettivo
prefissato. Tuttavia la maggior parte della brigata riuscì a ricongiungersi.
Peggio andò alla 3a brigata paracadutisti del brigadiere Mill, finita
disseminata in una vasta zona di boschi e di paludi tra Merville e Troarn,
undici chilometri nel retroterra. Nonostante tutto, i cinque ponti loro
assegnati da distruggere furono fatti crollare.
Già prima dell'alba il
generale Gale, comandante della divisione aerotrasportata, poteva stabilirsi nel
conquistato castello di Ranville. Ora restava da eliminare la potente batteria
costiera di Merville, vicino alla foce dell'Orne e il compito fu affidato al 9°
battaglione paracadutisti del tenente colonnello Terence Otway. La batteria si
trovava in casematte in cemento a prova di bomba, la difendevano 180 uomini. La
copertura era fornita da una decina di mitragliatrici e da un campo di mine
profondo dieci metri. Sembrava imprendibile. Otway prevedeva di calare nel
perimetro della difesa, quasi sopra le casematte, tre alianti, mentre lui
avrebbe attaccato da terra. Era un piano quasi suicida, eppure riuscì, anche se
più della metà dei 150 uomini che avevano condotto l'assalto erano morti o
feriti. Alle cinque del mattino il generale Gale poteva dire che tutti gli
obiettivi assegnati alla sua 6a divisione aerotrasportata nella zona di Caen
erano stati raggiunti.
Contemporaneamente, sul
fianco occidentale dello sbarco, anche la 82a divisione aerotrasportata
americana del generale Matthew Ridgway e la 101a divisione trasportata Usa del
generale Maxwell Taylor, avevano raggiunto gli obiettivi prefissati, tra cui
l'occupazione di Sainte-Mère-Eglise, che ebbe così l'onore di essere la prima
città francese liberata dalle truppe alleate.
Intanto l'immensa
flotta, la più formidabile mai riunita nella storia dell'umanità, si stava
avvicinando alla Normandia. Su 2727 navi di ogni tipo erano caricati 2500 mezzi
da sbarco. La scorta era formata da 700 navi da guerra, tra cui 23 incrociatori,
6 navi da battaglia e oltre 104 cacciatorpediniere. A bordo dei trasporti vi
erano gli uomini della Prima armata americana del generale Bradley e della
Seconda armata britannica del generale Dempsey. Il bombardamento aereo delle
spiagge cominciò alle 3 e 14 del mattino del 6 giugno.
Sotto la protezione di
questo gigantesco ombrello aereo, con i capisaldi a oriente e a occidente già
tenuti dai paracadutisti, alle 6 e 30 del mattino comincia a sbarcare il XXI
Gruppo di armate del feldmaresciallo Montgomery. Come si è già detto, alla
Prima armata di Bradley toccano le spiagge di Utah e di Omaha, alla Seconda
armata britannica di Dempsey, le spiagge di Juno, Sword e Gold.
Dall'altra parte del
fronte, il Comando Gruppo Marina d'Occidente, che avrebbe dovuto controllare la
Manica, ritiene che non si tratti di un'invasione su larga scala. Del contrario
invece era convinto il generale Pemsel, che era il capo di Stato Maggiore della
Settima armata tedesca, il quale avvertì immediatamente il generale Speidel,
capo di Stato Maggiore dell'assente feldmaresciallo Rommel, che secondo lui si
trattava di un'operazione su larga scala. Ma né Speidel, né il comandante
supremo del fronte occidentale von Rundstedt, gli credettero.
Mentre si succedevano
questi avvenimenti al quartier generale di von Rundstedt, a
Saint-Germain-en-Laye, regnava la confusione. Nessuno aveva idea di dove fossero
scesi i paracadutisti alleati. Alle 4 la situazione per i tedeschi rimaneva
oscura. Il generale Blumentritt, capo di Stato Maggiore di von Rundstedt, chiese
di poter impiegare contro gli sbarchi in Normandia la 12a divisione SS e la
Panzer Lehr, ma si sentì rispondere che il Fuhrer vietava di ricorrere prima
del tempo alla riserva strategica.
Sulla spiaggia di Utah,
alle 6 e 30 in punto, mettono piede per primi sul suolo di Francia gli uomini
della 4a divisione del generale Roosevelt, appartenente al 7° Corpo d'armata
del generale Collins. Le prime azioni sono coronate da successo. Alle 9 del
mattino, il reggimento di testa e i suoi carri avevano già infranto la fascia
esterna del Vallo Atlantico e a mezzogiorno le avanguardie della 4a divisione si
trovavano in vista di Pouppeville e di Sainte-Marie per collegarsi con i
paracadutisti del generale Taylor.
Lo sbarco dei reparti
successivi fu più facile, grazie all'intervento delle unità di demolizione
della marina che avevano sgombrato la spiaggia dagli ostacoli fatti disseminare
da Rommel. Tutti gli obiettivi prestabiliti erano stati raggiunti dalla 1a
divisione già alle 13 del pomeriggio e si aspettano notizie altrettanto buone
dalle truppe che contemporaneamente sono sbarcate più a oriente, cioè ad Omaha.
Ma qui le cose non vanno
bene. Omaha era una spiaggia concava lunga sei chilometri e mezzo, con scogliere
alte fino a trenta metri alle due estremità. In quel tratto una forte risacca
rendeva difficili le operazioni di sbarco e inoltre il 5° Corpo d'armata del
generale Gerow, destinato a conquistare quelle posizioni, non disponeva al
momento dei famosi carri anfibi DD.
I tedeschi avevano
fortificato molto bene le difese naturali. I capisaldi erano munitissimi.
Mitragliatrici, cannoni anticarro e artiglieria leggera battevano la spiaggia
dagli scogli, su cui le fortificazioni erano state addirittura scavate in
caverna. Contro queste formidabili difese si avventò la 1a divisione
statunitense del generale Huebner, finendo subito per trovarsi in gravi
difficoltà, anche perché su Omaha era stata spostata la 352a divisione mobile
tedesca. Nonostante le alte perdite americane la situazione non si sbloccava. A
mezzogiorno le truppe da sbarco erano ancora ferme sulla spiaggia, sotto
l'incessante fuoco nemico.
Cominciò allora un
bombardamento navale delle difese tedesche e anche gli aerei vennero in
soccorso. A terra si combatteva ferocemente. Stava per verificarsi a Omaha un
disastro americano. Tuttavia al tramonto la penetrazione americana in questo
settore non superava il chilometro e mezzo, benchè fosse stata aperta una via
di uscita verso Vierville. I caduti erano più di tremila. Se i tedeschi fossero
stati in grado di sferrare un violento contrattacco, gli americani sarebbero
stati rigettati in mare.
Nel frattempo, a Gold la
50a divisione britannica è già in marcia verso Arromanches; a Juno, la 3a
divisione canadese ha aggirato le difese di Courseulles e ha preso posizione
sulle colline all'intorno; a Sword, la 3a divisione di fanteria canadese e tre
gruppi di "commandos" si sono spinti a Bièville, fin quasi a quattro
chilometri da Caen.
Il compito della Seconda
armata britannica era quello di proteggere il fianco della Prima armata
americana finchè questa avesse occupato Cherbourg e i porti della Bretagna. Si
può dire che tutti gli obiettivi furono raggiunti. Al tramonto, la testa di
ponte della 50a divisione misurava dieci chilometri per dieci, la zona di
ancoraggio di Arromanches conquistata e La Rivière tenuta saldamente.
Erwin Rommel giunse nel
tardo pomeriggio del 6 giugno al suo quartier generale di La Roche-Guyon.
L'invasione era cominciata da dodici ore e ormai era troppo tardi per riprendere
in mano la situazione. Rommel si gettò con l'impeto di sempre nell'azione, per
tentare di tamponare le falle.
Sull'intero fronte la
battaglia si placò col sopraggiungere del tramonto. Sia gli Alleati sia i
tedeschi erano troppo stanchi per continuare i combattimenti. I tedeschi, poi,
non avevano più i mezzi sufficienti per respingere l'assalto nemico e mancavano
di truppe per un contrattacco in grande stile.
Non tutti gli obiettivi
fissati sulle varie spiagge erano stati raggiunti dagli Alleati nel "D
Day"; anzi, quasi nessuno. Eppure "Overlord" si poteva già
considerare un grande successo. Centinaia di migliaia di uomini, decine di
migliaia di carri armati e di veicoli erano stati sbarcati. Da questo momento
diventava impensabile rigettarli in mare.
Ecco come Cornelius Ryan, nel libro "Il giorno più lungo", descrive
la vigilia dello sbarco:
"...Un po' prima delle 21,
del 5 giugno, una dozzina di piccole navi apparvero al largo delle coste
francesi. Camminavano lentamente, così vicine alla riva che i loro equipaggi
potevano vedere chiaramente le case normanne. Quei battelli passarono
inosservati. Finirono il loro lavoro e se ne andarono. Erano dragamine inglesi,
l'avanguardia della più gigantesca flotta che fosse mai stata riunita.
Perché, in quel momento, solcando le acque grige e tempestose della Manica, una
valanga di navi rotolava verso l'Europa hitleriana, la potenza e l'ira del mondo
libero finalmente scatenate. Arrivavano, un'ondata dopo l'altra, su un fronte di
30 chilometri, 5000 navi di ogni specie. C'erano trasporti d'assalto nuovi e
veloci, "cargos" arrugginiti, piccoli piroscafi, traghetti della
Manica, navi-ospedale, petroliere vetuste e sciami di rimorchiatori dalle forme
tozze. C'erano interminabili colonne di navi da sbarco a fondo piatto, pesanti e
antiestetiche, lunghe più di 100 metri. Molte di esse e le grosse navi
trasporto avevano a bordo imbarcazioni più piccole per il vero e proprio
attacco alle spiagge: ce n'erano più di 1500. Dragamine, scialuppe a motore,
vedette posa-boe, precedevano i convogli, sopra i quali si libravano i palloni
di sbarramento antiaereo. Squadriglie di aerei da caccia volavano sopra le
nuvole. E, avvolgendo e proteggendo questa fantastica cavalcata di navi zeppe di
uomini, di munizioni, di armi e di viveri, di carri armati e di cannoni, una
formidabile "armada" di 702 navi da guerra montava la guardia".
( a cura di ENNIO DALMAGGIONI )
& Francomputer
Bibliografia:
“MILES” - Fabbri Editori - fondamentale.
" Storia Universale Cambridge" - Garzanti Editori
"Grande storia Universale"- Curcio Editore
La Seconda Guerra Mondiale - Arrigo Petacco
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