Il 9 aprile vogliamo portare in piazza tutti i precari, disoccupati,
sottopagati, senza futuro, troppo a lungo dipendenti dai genitori. Senza
bandiere e senza partiti, perché
Il nostro tempo
è adesso, e la vita non aspetta. La mobilitazione nazionale,
prevista per il prossimo 9 aprile, è promossa da 14 giovani (clicca
qui per conoscerli), rappresentativi di altrettante
reti sociali.
LE PIAZZE
Roma: street parade ore 15 da piazza della Repubblica diretta
al Colosseo; Milano: manifestazione a Colonne di San lorenzo alle 15.30; Torino: corteo ore 15.00 da piazza Vittorio; Napoli: corteo ore 9.00 da Piazza mancini a Piazza del Gesù; Firenze: ore 15.00 piazza Santo Spirito; Palermo: manifestazione regionale ore 17 da Piazza
Indipendenza.
Iniziative di sostegno verranno dai “cervelli fuggiti” all’estero. Sono
previste iniziative a Bruxelles e a Washington
2. Condividi la tua storia sulla pagina
Facebook, e invita i tuoi amici a fare lo stesso
3. Partecipa alle prossime iniziative in attesa della grande mobilitazione del
9 aprile
ASPETTANDO IL 9 APRILE…
Lunedì 4 aprile –
Conferenza stampa di presentazione della mobilitazione nazionale
Giovedì 31 marzo – ore 11: Video-performance contro la
precarietà “3 vecchiette sul comò”
C/o mercato di via Montebello, a Roma –
Guarda le foto
La precarietà è un problema intergenerazionale che coinvolge tutti,
direttamente e indirettamente: chi la vive in primo luogo e chi la paga ai
propri figli o nipoti.
Lunedì 28 marzo: Anche “Boris” in piazza il 9 Aprile: blitz a
sorpresa alla conferenza stampa di presentazione del film
Domenica 27 marzo speech standing davanti al mercato di Porta
Portese a Roma
Flash mob – Roma, 24 marzo 2011 –
Guarda la fotogallery
I giovani NON + disposti a tutto e la Repubblica degli Stagisti
sono tornati in piazza oggi a Roma con un’azione per dire basta agli stage
truffa. Alle 11.00 nella centralissima Via dei Condotti si è svolto un flash
mob davanti alla sede di una società romana che ha diffuso un’offerta di stage
nella quale proponeva come “benefits” sedia e postazione internet. L’insolito
corteo di sedie con la scritta “Se la sedia è il benefit ce la portiamo noi”
ha voluto denunciare uno dei tantissimi casi eclatanti di abuso che pesano
sulle spalle dei giovani di questo Paese.
22 marzo 2011
Tra le tantissime adesioni arrivate finora, oggi confermano la loro
partecipazione le associazioni studentesche che hanno animato il movimento
studentesco dello scorso autunno.
Flash mob – Roma, 17 marzo 2001 In occasione delle celebrazioni per il 150°
anniversario dell’unità d’Italia c’è chi non è stato invitato alla festa.
Questo è il momento giusto per ricordare che il Paese è anche
nostro eppure ci esclude dal welfare, dal lavoro, dai diritti. Il 30% di
disoccupazione giovanile (come certificato dall’Istat); i salari medi dei
neolaureati italiani – 827 Euro al 2010 contro i 1120 Euro del 2008 (dati
agenzia Bachelor) – l’assenza di misure di sostengo al reddito per i precari e
per chi cerca lavoro, l’inadeguatezza delle politiche di diritto allo studio
la dicono lunga: c’è chi è cittadino solo a metà.
L’invito a partecipare è rivolto a tutti, ma soprattutto a chi ha lavori
precari o sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di
chiedere soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il
lavoro non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e
agli studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare,
a tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che
la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di
riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul
futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.
Non c’è più tempo per l’attesa. E’ il tempo per la nostra generazione
di prendere spazi e alzare la voce. Per dire che questo paese non ci somiglia,
ma non abbiamo alcuna intenzione di abbandonarlo. Soprattutto nelle mani di
chi lo umilia quotidianamente.
Siamo la grande risorsa di questo paese. Eppure questo paese
ci tiene ai margini. Senza di noi decine di migliaia di imprese ed enti
pubblici, università e studi professionali non saprebbero più a chi chiedere
braccia e cervello e su chi scaricare i costi della crisi. Così il nostro
paese ci spreme e ci spreca allo stesso tempo.
Siamo una generazione precaria: senza lavoro, sottopagati o
costretti al lavoro invisibile e gratuito, condannati a una lunghissima
dipendenza dai genitori. La precarietà per noi si fa vita, assenza quotidiana
di diritti: dal diritto allo studio al diritto alla casa, dal reddito alla
salute, alla possibilità di realizzare la propria felicità affettiva.
Soprattutto per le giovani donne, su cui pesa il ricatto di una
contrapposizione tra lavoro e vita.
Non siamo più disposti a vivere in un paese così
profondamente ingiusto. Lo spettacolo delle nostre vite inutilmente faticose,
delle aspettative tradite, delle fughe all’estero per cercare opportunità e
garanzie che in Italia non esistono, non è più tollerabile. Come non sono più
tollerabili i privilegi e le disuguaglianze che rendono impossibile la
liberazione delle tante potenzialità represse.
Non è più tempo solo di resistere, ma di passare all’azione,
un’azione comune, perché ormai si è infranta l’illusione della salvezza
individuale. Per raccontare chi siamo e non essere raccontati, per vivere e
non sopravvivere, per stare insieme e non da soli.
Vogliamo tutto un altro paese. Non più schiavo di rendite,
raccomandazioni e clientele. Pretendiamo un paese che permetta a tutti di
studiare, di lavorare, di inventare. Che investa sulla ricerca, che valorizzi
i nostri talenti e la nostra motivazione, che sostenga economicamente chi
perde il lavoro, chi lo cerca e chi non lo trova, chi vuole scommettere su
idee nuove e ambiziose, chi vuole formarsi in autonomia. Vogliamo un paese che
entri davvero in Europa.
Siamo stanchi di questa vita insostenibile, ma scegliamo di restare. Questo
grido è un appello a tutti a scendere in piazza: a chi ha lavori precari o
sottopagati, a chi non riesce a pagare l’affitto, a chi è stanco di chiedere
soldi ai genitori, a chi chiede un mutuo e non glielo danno, a chi il lavoro
non lo trova e a chi passa da uno stage all’altro, alle studentesse e agli
studenti che hanno scosso l’Italia, a chi studia e a chi non lo può fare, a
tutti coloro che la precarietà non la vivono in prima persona e a quelli che
la “pagano” ai loro figli. Lo chiediamo a tutti quelli che hanno intenzione di
riprendersi questo tempo, di scommettere sul presente ancor prima che sul
futuro, e che hanno intenzione di farlo adesso.
Firma l’appello