Un anno fa falliva la banca d'affari americana. Molti i risparmiatori
italiani coinvolti. Sotto accusa le agenzie di rating che nonostante il
deficit patrimoniale della società continuavano ad attribuire giudizi
positivi alterando il mercato.
Un anno fa falliva Lehman Brothers: la banca
d'affari americana chiudeva così una storia lunga 158 anni.
Iniziava la crisi che ben presto passò di banca in banca generando mancanza
di liquidità, che mise in ginocchio varie aziende, prima che i governi e le
banche centrali intervenissero, anche in Europa, per tappare le falle di
alcuni grandi istituti, spingerli a facilitare l'accesso al credito per le
imprese, soprattutto medio-piccole, e immettere liquidità sui mercati.
Ma il fallimento della banca d'affari americana non ha messo in
ginocchio solo il sistema bancario e finanziario americano. Le
conseguenze si sono fatte sentire anche nel nostro Paese dove non sono stati
pochi i consumatori che hanno investito acquistando obbligazioni emesse
dalla Lehman Brothers. Le associazioni dei consumatori si sono schierate fin
da subito dalla parte delle utenti avviando - come è stato nel caso di
Codacons, Confconsumatori e Movimento Consumatori - agli inizi di dicembre
2008 la
prima causa contro un'agenzia di rating. Le Associazioni hanno
chiesto, infatti, al Tribunale Civile di Milano di accertare la
responsabilità per fatto illecito della società di rating, per aver diffuso
e pubblicizzato informazioni errate sulla solvibilità della banca americana
emittente e per aver violato i principi e le norme di condotta a cui era
tenuta. Secondo le Associazioni, la responsabilità di quanto è accaduto è
delle tre agenzie di rating chiamate ad attribuire il rating ed a monitorare
l'andamento dei titoli Lehman (la Standard & Poor's, la Moody's e la Fitch
Ratings). Esse nonostante il gravissimo deficit patrimoniale della società,
continuavano ad attribuire ai titoli obbligazionari Lehman un giudizio
positivo.
E le banche?
L'ABI alla fine di ottobre dello scorso anno faceva sapere di
essere pronta ad assistere i portatori diretti di obbligazioni Lehman mentre
un mese dopo
Unicredit,
decideva un piano di intervento a protezione dei clienti che hanno investito
in polizze index linked. Il consiglio di amministrazione di Cnp UniCredit
Vita, i cui azionisti di riferimento sono i gruppi Cnp Assurances e
UniCredit, il 28 novembre 2008 deliberavano un piano d'intervento a
protezione degli investimenti in polizze index linked collegate a
obbligazioni Lehman Brothers per un valore complessivo fino a circa 400
milioni di euro. Le polizze, con le sottostanti obbligazioni Lehman, sono
state trasformate in nuovi prodotti garantiti dalla compagnia che
reintegreranno alla scadenza il capitale investito dal cliente, al netto
delle cedole già percepite. L'operazione riguarderà circa 25 mila clienti
che hanno sottoscritto tredice emissioni di polizze indenx linked per un
importo nominale di 572,6 milioni di euro che scadranno nei primi sei mesi
del 2009.
Le ultime novità risalgono ai primi di luglio di quest'anno
quando
una ordinanza approvata dalla Corte Fallimentare degli Stati Uniti
ha semplificato la procedura con cui le banche possono tutelare i crediti
propri e quelli della clientela nei confronti della Lehman Brothers. Per
quanto riguarda i tempi a disposizione, sono due le date principali di
riferimento, una a novembre e una a settembre. In particolare, il termine
ultimo per la presentazione della domanda di insinuazione al passivo (proof
of claim) viene fissato:
- al 2 novembre 2009 per i crediti relativi al possesso di strumenti
finanziari emessi ovvero garantiti da Lehman Brothers Holdings Inc. e
contenuti nella lista Lehman Brothers Securities. Accogliendo le istanze
dell'Abi, è stata stabilita una procedura semplificata per la domanda di
insinuazione che "dovrebbe consentire alle banche di predisporre un unico
proof of claim, relativo sia ai crediti detenuti in proprio, sia per quanto
riguarda quelli detenuti per conto della propria clientela".
- al 22 settembre 2009 per tutti gli altri crediti per i quali sia richiesta
una formale insinuazione al passivo, compresi quelli relativi a contratti
derivati ovvero a garanzie.
di Valentina Corvino
http://www.helpconsumatori.it
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