
L'avidità funziona - "Wall Street", 1987
Tutti si preoccupano di cosa può succedere. Le banche non si
fidano più delle banche. Tra di loro non si prestano più soldi.
Il veleno introdotto nel sistema finanziario mondiale dai titoli tossici made in
USA sta producendo i suoi effetti.
Nessuno al mondo sa dire quanta sia la quantità di
veleno americano e dove si trovi. La
SEC, la
FED,
il Governo di Bush, il ministro del Tesoro Paulson dov’erano in questi anni?
Mentre la loro nazione baluardo di libertà esportava cannoni e
CDO e subprime, titoli su debiti inesigibili. Lo sapevano
questi bastardi che erano inesigibili.
Una merda introdotta nei fondi e nei derivati
che produrrà decine di milioni di disoccupati, di senza tetto, di risparmiatori
disperati. Il debito pubblico americano è il più alto del pianeta, gli Stati
Uniti consumano un terzo delle risorse della Terra, ma sono solo 300 milioni su
6,7 miliardi.
Per rimanere in piedi devono controllare l’economia
mondiale con la finanza e con le armi. Gli Stati Uniti
spendono 560 miliardi di dollari OGNI ANNO per gli armamenti, per le centinaia
di basi militari sparse per il mondo, dal Giappone, a Cuba, a
Vicenza. La seconda nazione per spese militari è la Gran Bretagna con 59
miliardi di dollari, quasi un decimo, e la Russia di Putin segue con 35.

Fonte: Plan
B 3.0, Lester Brown
Il mondo paga la tenuta del dollaro, i 560 miliardi di dollari in armamenti. Gli
Stati Uniti, di fronte a questo disastro finanziario, dovrebbero fare come la
Germania nazista sconfitta e costretta a pagare i debiti di guerra e
corrispondere i debiti di PACE alle nazioni che ha messo in ginocchio.
Tra Saddam e Bush chi ha fatto più danni? Più morti? Il primo è
stato impiccato dal secondo che, nel frattempo ha impiccato anche l’economia
mondiale.
Da chi è stato eletto Bush? Dalla finanza americana, dalla National
Rifle Association, l’organizzazione che promuove l’industria delle armi, dai
petrolieri. Nel 1989 è caduto il muro di Berlino, nell’ottobre 2008 è
caduto il muro di Wall Street insieme al delirio di una globalizzazione
governata da chi ci guadagnava sopra. L’URSS non esiste più. Gli Stati Uniti,
per adesso, ci sono ancora e ci spiegano l’economia, la finanza, la libertà. Ci
occupano per proteggerci, fanno fallire le nostre banche, le nostre borse.
Yankees Go Home, con le vostre armi, le vostre atomiche, la
vostra finanza creativa.
Non credo che le banche falliranno, ma non è questo il vero pericolo. Tra pochi
mesi il crollo della finanza si trasferirà nell’economia reale,
nella produzione. In primavera nessuno penserà più al titolo delle azioni o al
conto corrente, ma al posto di lavoro, ad arrivare alla fine
del mese.
05/08/2007 Golden shit (http://www.beppegrillo.it)

foto di psyhiro
Le banche possono essere meglio dei magliari e molto meglio
della mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. O,
meglio, il limite c’è, è il crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i
risparmiatori perdono tutto, allora la creatività lascia il posto alle
analisi degli economisti che spiegano bene e in dettaglio, ma sempre
dopo. Chi ha perso tutto, mentre li legge, sente sempre il desiderio di
incontrarli di sera con una mazza ferrata.
Le banche, soprattutto americane, applicano da anni un meccanismo
infernale sui mutui. Funziona così. La banca concede il mutuo a persone
a rischio. Mutui “subprime” per i quali non si verifica la fonte di reddito di
chi li chiede. Mutui “Alt-a” dati con una semplice dichiarazione. Più mutui, più
soldi per le banche. La banca guadagna sugli interessi del mutuo, ma il
rischio è alto. Perchè chi ha contratto il mutuo potrebbe non pagare.
La banca allora impacchetta i mutui in fondi di investimento,
un po’ come trasformare la m..da in oro.
I mutui in vendita sono chiamati Cdo, obbligazioni collateralizzate di
debito. In pratica le banche vendono i debiti di persone spesso
insolvibili. Con un triplo guadagno: dal mutuo, dal fondo e dall’eliminazione
del rischio. I Cdo possono essere stati inseriti in teoria in qualunque fondo.
L’ignaro acquirente potrebbe scoprirlo nei prossimi giorni. Infatti, il valore
del mercato immobiliare statunitense è in caduta libera da mesi, gli americani
non riescono a pagare più le rate, i fondi vanno a picco.
Il Cdo non si sa dove è andato a finire. In quali banche, in
quali Paesi, in quali fondi. A chi tocca, tocca. E’ il capitalismo del
debito, bellezza. Quello che inventa le ricchezze e distrugge i
risparmiatori.
13/03/2008 2008 - 1929? (http://www.beppegrillo.it)

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Le previsioni sulla crisi del mercato immobiliare negli
Stati Uniti sono da infarto. Vi ricordate i
subprime, i mutui concessi a chiunque senza verificarne il reddito
e trasformati in fondi di investimento piazzati a destra e a
manca? La banca vendeva il mutuo e anche il fondo con il mutuo dentro.
Geniale. Alcune banche, come la Northern Rock, sono saltate per aria e il
valore del loro titolo azionario è stato quasi azzerato.
Ben Bernanke, il capo della Federal Reserve, aveva previsto,
nel luglio 2007, il danno al sistema finanziario americano in 100
miliardi di dollari. La Goldman Sachs ha poi rivisto
la stima a 500 miliardi dollari.
Nouriel Roubini della New York University Stern School of Business ha
di recente alzato la posta fino a una perdita di 3.000 miliardi
di dollari. Una cifra pari al 20% del PIL degli Stati Uniti. Sempre Roubini
valuta un effetto collaterale sulla Borsa statunitense in una perdita di
5.600 miliardi di dollari.
Il pessimismo di Roubini, o forse realismo, si spinge fino a prevedere una
perdita di valore complessiva equivalente all’intero PIL annuo degli Stati
Uniti. Il valore delle case è diminuito di almeno il 10% dai
massimi e si ipotizza una perdita di un ulteriore 20%.
Chi sta pagando un mutuo spesso consegna le chiavi di casa
alla banca quando si accorge che l’ipoteca sull’immobile è superiore al valore
di mercato. La banca deve quindi svalutare il suo patrimonio immobiliare. Per
rientrare dalle perdite (voragini) finanziarie chiede il rientro dei crediti a
rischio. E vende i titoli più esposti.
Scende il valore delle banche, dei titoli, delle case e, all’improvviso,
nessuno fa più prestiti. Il valore del dollaro crolla, 63.000 posti di
lavoro in meno in febbraio 2008. In questi casi si parla sempre di un
nuovo 1929, dato lo scenario non è escluso che possa succedere. Gli economisti
ipotizzano la più grande crisi finanziaria dagli anni ’30.
L’ italiano medio con il suo stipendio tra i più bassi
d’Europa, le tasse tra le più alte del mondo e servizi pubblici indecenti può
credersi al riparo da questo tsunami finanziario. Peggio di così gli
sembra difficile. Qualche piccola precauzione è comunque meglio
prenderla per non rovinarsi del tutto. Per chi non ha soldi, non fare
nessun debito. Per chi ne ha ancora qualcuno non investire in fondi e
rimandare l’acquisto della casa.
Verso la catastrofe con ottimismo.
Per approfondimenti:
blog di Martin
Wolf, Financial Times
blog di
Nouriel Roubini.

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16/07/2008 Fannie e Freddie (http://www.beppegrillo.it)

Code di risparmiatori alla Indy Mac
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Fannie e Freddie sono due istituti di
credito degli Stati Uniti. Vendono mutui immobiliari. Sono come
Ginger e Fred, ma non ballano su un set cinematografico. Danzano sul
baratro del fallimento. Le loro azioni sono crollate nel mese
di luglio.
In caso di bancarotta Fannie e Freddie lascerebbero un buco di 5000
miliardi di dollari, la metà del debito pubblico americano. Dovrebbe
intervenire lo Stato nazionalizzandole con un automatico aumento del costo del
denaro e delle tasse.
In Italia è come se fallisse contemporaneamente la
maggior parte delle imprese quotate in Borsa. Fannie deve rimborsare 216
miliardi di dollari entro un anno, Freddie un po’ di più, circa 291 miliardi.
I soldi non ci sono. Per due motivi. Le rate dei mutui non
vengono più pagate e nessuno sottoscrive nuovi mutui. In sostanza il
mercato immobiliare non c’è più.
La gente non ha più soldi e il costo del denaro è salito. Inoltre, il valore
delle case è crollato e le banche sono piene di case ipotecate. Nella pancia
dei bilanci delle banche ci sono ancora immobili valutati al valore precedente
alla crisi dei “subprime”.
Le banche non vogliono svalutare, alcune non se lo possono permettere, il loro
valore azionario crollerebbe. Fannie e Freddie rappresentano uno
tsunami finanziario che in un modo o nell’altro arriverà da noi. I
prezzi degli immobili in Italia sono drogati da un cartello di società
immobiliari.
Il centro delle città non ha più scopi abitativi,
ma di lucro. Il prezzo degli appartamenti non ha alcun legame con la realtà.
Le società immobiliari stanno da tempo, in uno strano silenzio dei media,
perdendo il loro valore in Borsa. Da gennaio 2008 le prime nove società del
settore hanno perso 2,4 miliardi di euro, circa la metà della
loro capitalizzazione. Pirelli Real Estate, un po’ di più
della media: il 57,82%. Il crollo del mercato immobiliare in parte c’è già
stato. Chi aveva un euro di azione a Natale, si ritrova con 50
centesimi prima delle vacanze.
Il valore delle case è mantenuto alto in modo artificiale. Le grandi città
sono invase da cartelli di vendita e di affitto e intanto si costruiscono
sempre nuovi alloggi in periferia.
La cosa strabiliante è che la crisi vera non è ancora arrivata.
Negli Stati Uniti le banche a rischio fallimento sono circa 90. Una, Indy Mac,
ha chiuso venerdì. Il terzo fallimento negli Stati Uniti per importanza del
dopoguerra. Le file della gente che ritirava i risparmi sono
la fotografia della situazione.
Qualche consiglio: non comprate immobili, non fate debiti,
non accendete nuovi mutui, se potete estinguete i mutui che avete, non
comprate titoli di società immobiliari, non comprate fondi con titoli di
società immobiliari. Fannie e Freddie stanno arrivando.

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23/09/2008 Archivio Crac Lehman Brother, il terrore dei mutui, i risparmi degli investitori
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