L'appello del papa all'obiezione di coscienza dei farmacisti divide. Nel
mondo politico si ripresentano le contrapposizioni ideologiche tipiche del
dibattito sui temi etici, mentre anche le associazioni di categoria non
stanno a guardare
Come era prevedibile,
l'appello del papa all'obiezione di coscienza dei farmacisti sta facendo
discutere. Nel mondo politico si ripresentano le contrapposizioni
ideologiche tipiche del dibattito sui temi etici, mentre anche le
associazioni di categoria non stanno a guardare. Al centro della
discussione, l'idea dell'obiezione come "diritto riconosciuto", specie in
caso di medicine con "scopi immorali", come aborto ed eutanasia. Benedetto
XVI aveva trattato ad ampio raggio questi temi nell'udienza che ha concesso
ai partecipanti al congresso internazionale dei farmacisti cattolici, nel
giorno in cui in Cile il ministero della Salute ha imposto una multa di 33
milioni di pesos a tre catene farmaceutiche che non vendono la pillola
abortiva.
Già in giornata, Franco Caprino, presidente di Federfarma, l'associazione
che riunisce le 16 mila farmacie italiane, e l'Ordine dei farmacisti avevano
fatto sapere che senza una modifica della legge, l'obiezione dei farmacisti
non è possibile. "Siamo costretti, - aveva detto Caprino - dietro
prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a procurarlo, se non
disponibile, nel più breve tempo possibile. Se non si modifica l'articolo 38
del testo unico delle leggi sanitarie non si può fare altrimenti".
In serata, tuttavia, il diritto all'obiezione è stato riaffermato con forza
dal direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi,
in un'intervista a Skytg24. ''I farmacisti, proprio come i medici - ha
spiegato padre Lombardi - sono chiamati esplicitamente a non collaborare a
ciò che va contro la vita in modo diretto''. E ancora: ''In questo discorso,
il papa ribadisce un concetto classico che è già stato chiarito varie volte
anche dall Accademia Vaticana per la Vita. Quella della richiesta
dell'obiezione di coscienza è una linea molto chiara con cui la Chiesa pensa
di poter testimoniare il suo servizio alla vita nella società di oggi".
Concetto condiviso anche dai farmacisti cattolici che attraverso il
presidente Pietro Uroda, fanno sapere di essere "intransigenti
sull'obiezione di coscienza perché è una posizione a difesa della vita''. E
''non è vero che non è possibile fare oggi obiezione: ci sono - ha detto
respingendo quanto affermato da Ordine e Federfarma - appigli legali tali da
giustificare il no dei farmacisti a certi prodotti''.
La posizione del papa non piace tuttavia a diverse organizzazioni.
Federcasalinghe parla di abuso, mentre la Consulta di bioetica ricorda che è
obbligatorio prestare servizi ai cittadini, ''indipendentemente da
pregiudizi derivanti dalla sacralità della vita''. Nessuno, dice il
presidente Maurizio Mori, ''nega il diritto all'obiezione di coscienza di
farmacisti privati in condizioni normali, quando cioè ci sono altri
professionisti che possono eventualmente soddisfare le esigenze dei
cittadini. Il problema si pone nel caso delle farmacie pubbliche e di quelle
private uniche sul territorio''. In questo caso, sottolinea, ''la presunta
obiezione di coscienza risulta essere una mancata erogazione di servizi
dovuti''.
Scontata la posizione dei Radicali che, con il medico Silvio Viale, accusano
il papa di essere in difficoltà sui diritti civili in tutto il mondo e di
ricorrere all'obiezione come "ultima spiaggia per ricattare i Governi e
imporre ai cattolici la propria volontà".
29/10/2007 Il papa ai farmacisti: ''Diritto all'obiezione di coscienza''
(Angela Ambrogetti, http://www.korazym.org)
Monito ai farmacisti cattolici: "Diritto
all'obiezione di coscienza in scelte non etiche come aborto ed
eutanasia". Poi l'appello a garantire accesso alle cure e ai medicinali
per tutti.
Etica e
solidarietà sono le basi della professie del farmacista in un mondo in
cui lo sviluppo delle possibilità terapeutiche necessita anche di
educazione all'uso dei farmaci". Il papa ha ricevuto oggi i partecipanti
al 25° Congresso Internazionale dei Farmacisti Cattolici, dedicato
proprio alle nuove frontiere dell'azione farmaceutica. Ai farmacisti non
è più chiesto solo di mescolare medicinali e polverine, ma di avere un
preciso ruolo sociale nei confronti del pazienti. Le implicazioni etiche
dell'uso di certi medicamenti possono cambiare le coscienze, dice il
papa, che non devono invece essere anestatetizzate, "per esempio sugli
effetti delle molecole che hanno lo scopo di evitare l'annidamento
dell'embrione o abbreviare le vita di una persona".
L'indicazione di Benedetto XVI è semplice e chiara: ai famacisti è
richiesto di proteggere la vita dalla origine alla morte naturale e che
i medicinali abbiano davvero un ruolo terapeutico. "Nessuna persona può
essere usata e considerata come un oggetto o utilizzato per esperimenti.
Questi poi si devono svolgere secondo protocolli etici". "E tutte le
azioni farmaceutiche devono essere indirizzate al maggior benessere
della persona".
Diritto all'obiezione di coscienza quindi anche per i famacisti quando
si tratta di aborto ed eutanasia, con il rifiuto di fornire
medicinali che abbiano per scopo scelte chiaramente immorali. Altro
fronte di impegno per i farmacisti quello della solidarietà. L'accesso
ai farmaci di prima necessità deve essere garantito a tutti, ricorda il
papa, in ogni paese. Ai farmacisti cattolici è chiesto un impegno
speciale nella vicinanza ai malati non solo con una assistenza meramente
professionale, ma anche con un sostegno morale per vivere nella
speranza. Una attenzione particolare anche alla formazione dei giovani ,
su temi come la bioetica che rimette al centro l'uomo, immagine di Dio,
come cuore delle scelte biomediche. Scienze al servizio dell'uomo. E il
papa aggiunge: "Se così non fosse avrebbero solo un carettere freddo e
inumano. Tutte le conoscenze scientifiche in questo settore sono
al servizio del malato, nella sua interezza". Il papa ha concluso
affidando i farmacisti cattolici al loro protettore Alberto Magno.
A Benedetto XVI ha risposto immediatamente Federfarma. "Non possiamo
fare gli obiettori di coscienza senza una modifica della legge", ha
commentato Franco Caprino, segretario nazionale dell'associazione che
riunisce le 16 mila farmacie italiane. "I farmacisti sono costretti,
dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a procurarlo, se
non disponibile, nel più breve tempo possibile. Se non si modifica
l'articolo 38 del testo unico delle leggi sanitarie non si può fare
altrimenti".
http://www.korazym.org
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