Da bambino, un giorno mia nonna mi disse che per essere felici nella vita,
sarebbe bastato guardarsi indietro. Questa considerazione mi assorbi’ parecchio,
anche se oggi, nella piena maturita’, non l'ho mai accettata come vera.
La felicita’ e’ qualcosa di estraneo al nostro dire e fare.
Basti intuire come i molti che posseggono tantissimo, sono spesso infelici, e
chi ha poco o nulla, rischia di essere felice.
Qualche scienziato della chimica moderna ci sta gia’ pensando, e dopo la pillola
del sesso, vuole inventare la pillola della felicita’, dato che, quella piu'
vecchia, il Prozac, ha dato qualche problemino di troppo.
Ogni giorno, veniamo investiti da uno spaventoso numero di notizie insalubri al
nostro cuore.
Questo semplicemente perche’ la notizia tragica, scottante fa scoop e accresce
l’audience, contrariamente a quanto potrebbe fare una buona notizia, o un intero
programma improntato sulla positivita’. Pertanto, e’ come vivere in guerra: un
morto e’ l’abitudine piu' totale.
Ma nella vita di tutti i giorni avviene il peggio: mentre per il soldato in
guerra, viene a mantenersi una certa soglia di realta’ (la coscienza che il
prossimo morto potrebbe toccarlo nella sua interezza…), nella vita civile di
tutti i giorni questo non accade, ed il distacco con la realta' e' totale.
Avviene cosi' quando si sente dei disastri come le alluvioni o i terremoti che
inghiottono intere generazioni.
Vorremmo fare una analisi per comprendere quanto "toccano" nel profondo.
Il peggio deve venire: quando si leggono i bollettini medici delle percentuali
dei malati di cancro, semplicemente in aumento vertiginoso in barba a tutti gli
scienziati e a tutte le ricerche… Queste notizie non ci toccano affatto, tanto
non ci appartengono, fin tanto che un giorno non capita anche a noi, mentre
distratti nella quotidianita'. Questo e' l’effetto di quanto accade
giornalmente, grazie al sinistro "lavoro" di una informazione quindi pessima,
insalubre.
Quello che accade a gli altri non ci tocca profondamente, perche’ la moltitudine
di cattive notizie viene a cancellare la nostra capacita’ di reazione emotiva,
fino a annientarla.
Ancora peggio quando l’informazione di massa e' plasmata a usi e consumi di
precise identita' politiche. Ricordo ancora, negli anni '80, quando si iniziava
a parlare di AIDS e i rotocalchi riprendevano l'allora ministro della Sanita’
Donat Cattin con un profilattico in testa, mentre dava "lezioni" da buon
cattolico e democristiano.
Tuttavia, recentemente anche il presidente Usa George W. Bush, in uno dei suoi
tanti discorsi pubblici, ha eletto la verginita’ quale arma contro il terribile
fardello. In realta' e' avvenuto l’esatto opposto: piu' si sono imbottiti i
media di tali notizie, piu' si e' annullata la reazione della gente. In sostanza
non sono cambiati molto le abitudini sessuali della generazione che e' stata
protagonista durante l'avvento di tale malattia, fermo restando che c'e' anche
chi sostiene (e non mi stupirei affatto) che l’AIDS e' un grande imbroglio
mediatico.
Anche 400 o 500 anni prima, la gente non avrebbe modificato molto le sue
quotidianita’ se fosse stata bombardata cosi' come avviene oggi. Nel 1500-1600
esisteva la sifilide, terribile malattia che non perdonava, era praticamente
l’AIDS di oggi, e la mancanza totale di giuste informazioni non aveva permesso
di arginare tale pandemia. Dico "giuste informazioni", pero’… potrebbero mai
esistere? Anche 400 o 500 anni prima, la gente non avrebbe modificato molto le
sue quotidianita' se fosse stata bombardata cosi' come avviene oggi
La felicita', tuttavia, resta ad aspettarci, perche' e' dentro di ognuno e
ciascuno di noi, dobbiamo semplicemente imparare a riconoscerla, a ricercarla,
semplicemente meditando con noi stessi.
Per questo ho sempre amato i popoli
orientali, ove la meditazione profonda e' il motivo della stessa esistenza
umana. I latini dicevano "cogito ergo sum", a giustificare che l’avvento di
tutte le meravigliose diavolerie informatiche ha permesso certamente una piu'
fluida comunicazione, ma probabilmente sta annullando la nostra capacita’ di
riflettere e pensare. E dato che, le nostre conoscenze scientifiche "ufficiali e
meno ufficiali" riguardano il nostro cervello meno del 20%, il sospetto che
stiamo andando nella direzione opposta e' davvero alto. Tocca a ciascuno, ed
ognuno di noi, fare qualche riflessione e correre ai ripari, prima che sia
troppo tardi.
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