Il 12 maggio il Family Day promosso dalle
associazioni cattoliche, due settimane dopo la prima Conferenza
nazionale voluta dal governo per focalizzare i temi più urgenti e
predisporre un Piano di intervento per la famiglia. Oltre ai Dico c’è di
più.
La prima
conferenza nazionale sulla famiglia e la manifestazione organizzata
dall’associazionismo cattolico a sostegno della famiglia fondata sul
matrimonio: sarà un mese di maggio quanto mai importante quello che si
avvicina, nel corso del quale sarà possibile valutare a fondo se le
parole a sostegno dell’istituto familiare rimarranno tali o sapranno
tradursi in concrete misure di sostegno e aiuto. Sullo sfondo della
polemica sul disegno di legge che riconosce le unioni di fatto,
un’occasione unica per cambiare le cose dopo decenni di inesistenti
politiche familiari.
CONFERENZA NAZIONALE. La prima Conferenza nazionale
sulla famiglia si terrà a Firenze dal 24 al 26 maggio: è una iniziativa
governativa, già prevista nella legge finanziaria per il 2007 e ora
entrata nella fase di attuazione. Proprio il ministro Rosy Bindi –
protagonista del disegno di legge sui Dico – ha presentato alla stampa
l’iniziativa, ricordando che si tratterà di un “momento di incontri tra
saperi e poteri” per gettare sul tappeto i problemi ed elaborare le
proposte per un primo vero Piano nazionale sulla famiglia.
Parteciperanno politici, studiosi, amministratori, esponenti del terzo
settore, e numerose personalità internazionali, dal commissario europeo
per l’occupazione e gli affari sociali e le pari opportunità Vladimir
Spidla ai ministri della famiglia di Germania, Gran Bretagna, Ungheria,
Irlanda, dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini al
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che darà il via ai
lavori con un suo intervento sul tema. Ci sarà anche il premier Romano
Prodi, che diventerà protagonista di un vero e proprio “question time”:
famiglie, associazioni, rappresentanti del terzo settore potranno cioè
porre delle domande dirette al presidente del Consiglio, con particolare
riferimento ai temi del welfare, del fisco e dei servizi pubblici.
Dunque, un appuntamento per focalizzare i temi più urgenti sui quali
costruire un Piano globale per costruire il futuro dell’istituto
familiare del nostro paese. Consapevoli che se “cresce la famiglia,
cresce l’Italia” (è lo slogan scelto).

Il logo scelto per la Conferenza Nazionale dal governo: un uomo con
in braccio un bimbo (a significare la volontà di superare i ruoli), una
mamma con il pancione e una bimba che tiene in mano i due genitori.
FAMILY DAY. In contemporanea (“ma è solo una
coincidenza”) viene presentato anche il Family Day del 12 maggio, quello
nato dal mondo cattolico e che vedrà confluire in piazza San Giovanni
non solo il sostegno alla famiglia ma anche l’avversione al disegno di
legge sui Dico, e più in generale a qualsiasi forma di riconoscimento
delle unioni di fatto. D’ora in poi, i portavoce della manifestazione
saranno l’ex segretario generale della Cisl Savino Pezzotta e la
giornalista Eugenia Roccella, in passato leader del movimento
femminista: e le loro prime parole sono state la sottolineatura del
fatto che il Family Day non si pone in atteggiamento di ostilità nei
confronti del governo Prodi. “Manifestare per la famiglia” – ha
affermato Pezzotta – “non implica schierarsi contro qualcuno: la nostra
è una battaglia laica e civile a favore della famiglia, per il
matrimonio riconosciuto dalla Costituzione”. L’obiettivo è quello di
fare in modo che in Parlamento vengano accolte le istanze della famiglia
contenute nel manifesto del Forum: “Andiamo in piazza perché c’è un
valore da tutelare e da difendere che non é una questione di fede: non
ci sono steccati tra laici e cattolici nella difesa dei valori e della
famiglia che riferimento alla Costituzione”. Sarà, secondo Eugenia
Roccella, “una manifestazione rappresentativa della maggioranza degli
italiani, nella quale si affermerà il concetto tradizionale della
famiglia, che è il luogo delle radici della persona, senza il quale
l'individuo non riesce a formare se stesso e la propria libertà”:
“progettare una famiglia già debole” rappresenterebbe infatti “un danno
per il Paese”.
Il Family Day dunque sarà un’iniziativa “aperta e libera”, che “include
e non esclude”: “Sono invitati” – ha ricordato il presidente del Forum
delle Associazioni Familiari Giuseppe Giacobbe - tutti coloro che
condividono gli obiettivi indicati nel manifesto: essendo pubblica,
qualunque cittadino ha il diritto di partecipare, purché lo faccia in
maniera civile; sono infatti preoccupato che possa venire qualcuno a
creare disordini". "Alla manifestazione - ha assicurato comunque
Giacobbe - sarà escluso il coinvolgimento diretto di esponenti politici:
la nostra laicità si dimostra anche nei confronti della politica”. Non
un “segno di disprezzo”, però, ma una dovuta “distinzione di ruoli”:
“Ministri e politici sono i benvenuti, ma a titolo personale. Il palco
sarà quello della società civile”.
La questione della presenza di ministri continua peraltro a farla da
padrone, dopo la presa di posizione del vicepremier Rutelli che si è
detto contrario alla presenza di esponenti del governo, in diretta
polemica con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni (anch’egli
Margherita) che ha invece preannunciato la propria intenzione di essere
presente a San Giovanni, insieme al ministro Mastella, la cui
contrarietà ai Dico è cosa risaputa fin dal primo istante. Non ci sarà
certamente il ministro della Famiglia Rosy Bindi, che ieri dopo aver
ricordato che il ddl del governo sui Dico è ora all’esame del
Parlamento, ha fatto notare come il manifesto che indice il Family Day
faccia esplicito riferimento alla possibilità di regolare le convivenze
ricorrendo alla forma del contratto privato: una contraddizione ,
secondo la Bindi, perché ciò presuppone il riconoscimento di un
“incontro di due volontà” che, seppure espresso in forma privata,
sarebbe altra cosa da quanto previsto dal disegno di legge sui Dico, nel
quale rigorosamente ci si limita a “registrare una situazione di fatto
non riconoscendo nessuna coppia, nessuna unione ma soltanto i diritti
dei conviventi come persone e non come forma di convivenza”. In
sostanza, insomma, il ministro ritiene che “un contratto di diritti
privato come incontri di due volontà sia o rischi di essere un vero e
proprio matrimonio privato contrapposto in qualche modo al matrimonio
pubblico”.
DONNE SOLE. Per fortuna si discute già anche sul
merito. E il primo tema concreto lo tira fuori dal cilindro Savino
Pezzotta, che ricorda come per le donne sole “servirebbe veramente una
legislazione di tutela e di garanzia in modo che possano crescere i loro
bambini, possano lavorate e dare loro un futuro. E' un problema sociale
- ha aggiunto - vero forse più di altri: si tratta di milioni di donne
che hanno figli e che da sole non ce la fanno. Serve un concerto
sociale, in termini di servizi, di strutture, di sostegni economici
molto forti. E su questo credo che si possa fare molto”.
Archivio Famiglia
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