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29/03/2007 Manifestazione e Conferenza: a maggio famiglia superstar (Cristian Glori, http://www.korazym.org)

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Il 12 maggio il Family Day promosso dalle associazioni cattoliche, due settimane dopo la prima Conferenza nazionale voluta dal governo per focalizzare i temi più urgenti e predisporre un Piano di intervento per la famiglia. Oltre ai Dico c’è di più.

La prima conferenza nazionale sulla famiglia e la manifestazione organizzata dall’associazionismo cattolico a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio: sarà un mese di maggio quanto mai importante quello che si avvicina, nel corso del quale sarà possibile valutare a fondo se le parole a sostegno dell’istituto familiare rimarranno tali o sapranno tradursi in concrete misure di sostegno e aiuto. Sullo sfondo della polemica sul disegno di legge che riconosce le unioni di fatto, un’occasione unica per cambiare le cose dopo decenni di inesistenti politiche familiari.

CONFERENZA NAZIONALE. La prima Conferenza nazionale sulla famiglia si terrà a Firenze dal 24 al 26 maggio: è una iniziativa governativa, già prevista nella legge finanziaria per il 2007 e ora entrata nella fase di attuazione. Proprio il ministro Rosy Bindi – protagonista del disegno di legge sui Dico – ha presentato alla stampa l’iniziativa, ricordando che si tratterà di un “momento di incontri tra saperi e poteri” per gettare sul tappeto i problemi ed elaborare le proposte per un primo vero Piano nazionale sulla famiglia. Parteciperanno politici, studiosi, amministratori, esponenti del terzo settore, e numerose personalità internazionali, dal commissario europeo per l’occupazione e gli affari sociali e le pari opportunità Vladimir Spidla ai ministri della famiglia di Germania, Gran Bretagna, Ungheria, Irlanda, dal vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che darà il via ai lavori con un suo intervento sul tema. Ci sarà anche il premier Romano Prodi, che diventerà protagonista di un vero e proprio “question time”: famiglie, associazioni, rappresentanti del terzo settore potranno cioè porre delle domande dirette al presidente del Consiglio, con particolare riferimento ai temi del welfare, del fisco e dei servizi pubblici. Dunque, un appuntamento per focalizzare i temi più urgenti sui quali costruire un Piano globale per costruire il futuro dell’istituto familiare del nostro paese. Consapevoli che se “cresce la famiglia, cresce l’Italia” (è lo slogan scelto).


Il logo scelto per la Conferenza Nazionale dal governo: un uomo con in braccio un bimbo (a significare la volontà di superare i ruoli), una mamma con il pancione e una bimba che tiene in mano i due genitori.

FAMILY DAY. In contemporanea (“ma è solo una coincidenza”) viene presentato anche il Family Day del 12 maggio, quello nato dal mondo cattolico e che vedrà confluire in piazza San Giovanni non solo il sostegno alla famiglia ma anche l’avversione al disegno di legge sui Dico, e più in generale a qualsiasi forma di riconoscimento delle unioni di fatto. D’ora in poi, i portavoce della manifestazione saranno l’ex segretario generale della Cisl Savino Pezzotta e la giornalista Eugenia Roccella, in passato leader del movimento femminista: e le loro prime parole sono state la sottolineatura del fatto che il Family Day non si pone in atteggiamento di ostilità nei confronti del governo Prodi. “Manifestare per la famiglia” – ha affermato Pezzotta – “non implica schierarsi contro qualcuno: la nostra è una battaglia laica e civile a favore della famiglia, per il matrimonio riconosciuto dalla Costituzione”. L’obiettivo è quello di fare in modo che in Parlamento vengano accolte le istanze della famiglia contenute nel manifesto del Forum: “Andiamo in piazza perché c’è un valore da tutelare e da difendere che non é una questione di fede: non ci sono steccati tra laici e cattolici nella difesa dei valori e della famiglia che riferimento alla Costituzione”. Sarà, secondo Eugenia Roccella, “una manifestazione rappresentativa della maggioranza degli italiani, nella quale si affermerà il concetto tradizionale della famiglia, che è il luogo delle radici della persona, senza il quale l'individuo non riesce a formare se stesso e la propria libertà”: “progettare una famiglia già debole” rappresenterebbe infatti “un danno per il Paese”.

Il Family Day dunque sarà un’iniziativa “aperta e libera”, che “include e non esclude”: “Sono invitati” – ha ricordato il presidente del Forum delle Associazioni Familiari Giuseppe Giacobbe - tutti coloro che condividono gli obiettivi indicati nel manifesto: essendo pubblica, qualunque cittadino ha il diritto di partecipare, purché lo faccia in maniera civile; sono infatti preoccupato che possa venire qualcuno a creare disordini". "Alla manifestazione - ha assicurato comunque Giacobbe - sarà escluso il coinvolgimento diretto di esponenti politici: la nostra laicità si dimostra anche nei confronti della politica”. Non un “segno di disprezzo”, però, ma una dovuta “distinzione di ruoli”: “Ministri e politici sono i benvenuti, ma a titolo personale. Il palco sarà quello della società civile”.

La questione della presenza di ministri continua peraltro a farla da padrone, dopo la presa di posizione del vicepremier Rutelli che si è detto contrario alla presenza di esponenti del governo, in diretta polemica con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni (anch’egli Margherita) che ha invece preannunciato la propria intenzione di essere presente a San Giovanni, insieme al ministro Mastella, la cui contrarietà ai Dico è cosa risaputa fin dal primo istante. Non ci sarà certamente il ministro della Famiglia Rosy Bindi, che ieri dopo aver ricordato che il ddl del governo sui Dico è ora all’esame del Parlamento, ha fatto notare come il manifesto che indice il Family Day faccia esplicito riferimento alla possibilità di regolare le convivenze ricorrendo alla forma del contratto privato: una contraddizione , secondo la Bindi, perché ciò presuppone il riconoscimento di un “incontro di due volontà” che, seppure espresso in forma privata, sarebbe altra cosa da quanto previsto dal disegno di legge sui Dico, nel quale rigorosamente ci si limita a “registrare una situazione di fatto non riconoscendo nessuna coppia, nessuna unione ma soltanto i diritti dei conviventi come persone e non come forma di convivenza”. In sostanza, insomma, il ministro ritiene che “un contratto di diritti privato come incontri di due volontà sia o rischi di essere un vero e proprio matrimonio privato contrapposto in qualche modo al matrimonio pubblico”.

DONNE SOLE. Per fortuna si discute già anche sul merito. E il primo tema concreto lo tira fuori dal cilindro Savino Pezzotta, che ricorda come per le donne sole “servirebbe veramente una legislazione di tutela e di garanzia in modo che possano crescere i loro bambini, possano lavorate e dare loro un futuro. E' un problema sociale - ha aggiunto - vero forse più di altri: si tratta di milioni di donne che hanno figli e che da sole non ce la fanno. Serve un concerto sociale, in termini di servizi, di strutture, di sostegni economici molto forti. E su questo credo che si possa fare molto”.

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