Mons. Angelo Bagnasco apre il Consiglio permanente
della Conferenza episcopale italiana. Un approccio più pastorale e
nessun excursus a 360 gradi sulla situazione nazionale e internazionale.
Ribaditi il no ai Dico e la promozione della famiglia.
Se parlare
di svolta è esagerato, sicuramente la Cei di mons. Angelo Bagnasco userà
uno stile diverso da quello degli ultimi anni. Un programma espresso dal
nuovo presidente dei vescovi nella prolusione al Consiglio permanente,
aperto ieri pomeriggio a Roma: non più un excursus sulla situazione
nazionale e internazionale, ma un approccio pastorale per spiegare il
ruolo della conferenza episcopale, riaffermare il valore della
collegialità dei vescovi e l’autonomia di ogni pastore e ribadire che
sui temi come la famiglia le preoccupazioni della Chiesa sono pastorali
e non politiche. Manca così l'accenno alle questioni legate al dibattito
parlamentare, mancano le questioni economiche, i temi sociali,
l'attenzione al Mezzogiorno, al fenomeno delle morti bianche. Mancano
infine le questioni internazionali. Non manca invece il tema della
famiglia, con un nuovo giudizio negativo sul ddl sui Dico
("inaccettabile" e "pericoloso sul piano sociale ed educativo") e il via
libera al Family Day del 12 maggio. Stesse posizioni del predecessore
cardinale Camillo Ruini, espresse tuttavia con toni più dialoganti che
sulla carta dovrebbero favorire un clima meno conflittuale.
UN RUOLO DI RESPONSABILITA’ E IL GRAZIE AL PAPA. La
prolusione dell’arcivescovo di Genova si è aperta con un cenno alla
nomina. “Muovo oggi, insieme a Voi, - ha detto - i primi passi nel nuovo
incarico che il Santo Padre ha voluto inaspettatamente affidarmi: una
responsabilità grande”. Eppure “quando il Papa chiama, si risponde",
anche se "il carico che viene affidato appare ad uno sguardo umano,
sproporzionato rispetto alle personali risorse". "Il di più che manca -
afferma - so di doverlo chiedere al Signore, e di poterlo chiedere anche
a voi, per un'opera che è effettivamente comune". Bagnasco esprime
inoltre uno speciale ringraziamento "per gli innumerevoli segni di
vicinanza e d'augurio che i Confratelli mi hanno inviato, commosso e
grato anche a tantissimi sacerdoti e laici che da ogni parte mi hanno
espresso fraternità e assicurato preghiera". Quanto al papa, il
presidente della Cei, ricorda "l'attaccamento singolare che unisce le
nostre Chiese al Papa". Egli di è particolarmente vicino, dice, “e noi
siamo con lui una sola voce e un solo cuore”.
IL SALUTO AL CARDINALE RUINI. Immancabile il saluto al
predecessore, cardinale Camillo Ruini, presente al Consiglio permanente
come presidente della Conferenza episcopale del Lazio. La richiesta è
quella di “non farci mancare tutto il suo aiuto e tutto il suo
consiglio” e di “continuare a svolgere, con la competenza che gli è
propria, quell'opera di animazione culturale che è stato un capitolo non
irrilevante di tutta la sua vita sacerdotale e di cui il "Progetto
culturale" della CEI è una espressione profetica quanto mai
qualificata”. “Impossibile contenere in poche parole – prosegue la guida
dei vescovi italiani - il carico di lavoro e di iniziative che la CEI ha
sviluppato negli ultimi tre lustri; non ci mancheranno le occasioni in
cui dovremo farlo proprio per dare continuità all'opera svolta”.
IL RUOLO DELLA CEI. Bagnasco ha poi tratteggiato la
dimensione di servizio propria della Conferenza episcopale. “Oggi
possiamo dire che la fase dello sviluppo può ritenersi sostanzialmente
compiuta: quella organizzativa, incentrata sulle esigenze eminentemente
pastorali oltre che sugli adempimenti previsti dagli Accordi di
revisione del Concordato, e l’altra più connessa alla necessità di una
presenza pubblica della Chiesa, la quale non può non avere una sua
adeguata dimensione nazionale, ruolo che in via principale, anche se
certamente non esclusiva, può essere esercitato più efficacemente dal
Corpo episcopale”. Chiari e coincisi i punti fermi dell’azione dei
prossimi anni: “il rispetto rigoroso della funzione dei Vescovi nelle
proprie Diocesi, l’esercizio effettivo della responsabilità collegiale
nelle scelte che afferiscono al cammino della Conferenza nazionale, la
sua articolazione interna e la valorizzazione delle nostre Conferenze
episcopali regionali”.
VALORE DELLA FAMIGLIA E IL NO AI DICO. Entrando nel
dibattito sulla famiglia, mons. Bagnasco è tornato a parlare del disegno
di legge sui Dico, definito "inaccettabile" e "pericoloso sul piano
sociale ed educativo". Su tutto, la preoccupazione pastorale rispetto al
tema della famiglia, “fondamentale per l'individuo, per la società e il
suo futuro”. "La famiglia - prosegue - ha bisogno oggi di tutta la
premura che la Chiesa, con la sua esperienza e la sua libertà, vi può
riversare". In tal senso, per Bagnasco, "il matrimonio" deve essere
"elevato alla dignità di sacramento. È una sensibilità, questa, che il
Concilio Vaticano II ha reso particolarmente acuta - scandisce - tanto
da stimolare il nostro episcopato a operare a più riprese delle messe a
punto dottrinali e pastorali sul tema dell'evangelizzazione del
matrimonio". E richiamando il passo della Genesi, il presidente dei
vescovi ricorda che "nel disegno primigenio del Creatore: 'maschio e
femmina li creò, disegno che noi siamo parimenti impegnati ad annunciare
e servire".
IL FAMILY DAY. In questa prospettiva, dai vescovi
arriva pieno sostegno al Family day del 12 maggio: una “festa della
famiglia”, dice Bagnasco, da “apprezzare e incoraggiare”. “Nello stesso
tempo, è stata prospettata – com’è pure noto – l’utilità che i Vescovi
dicano in questo frangente una parola meditata e impegnativa.
Nell’attuale sessione del Consiglio Permanente metteremo a punto una
“Nota pastorale” che, ponendosi sulla stessa linea di ciò è stato fatto
in passato in altre cruciali evenienze, possa essere di serena,
autorevole illuminazione sulle circostanze odierne”.
L’EUCARISTIA AL CENTRO. Spazio poi a temi più
ecclesiali come la recente esortazione post sinodale del papa
sull’Eucaristia. “La ricchezza dottrinale, spirituale e pastorale (ndr.
del documento) – ha detto mons. Bagnasco - ci indica la strada di una
spiritualità e di una pastorale eucaristiche, cioè fortemente centrate
sulla divina Eucaristia che ne è fonte e culmine, nonché sostegno sempre
vivo: “prima di ogni attività e di ogni nostro programma – diceva ancora
il papa a Verona − deve esserci l’adorazione che ci rende davvero liberi
e ci dà i criteri per il nostro agire”. Un invito raccolto anche dai
vescovi italiani, che prima del Consiglio permanente di oggi, hanno
voluto raccogliersi per mezzora di adorazione, nella cappella della sede
della Cei. Riflettendo sulle dimensioni della Chiesa, madre e maestra,
il presidente dei vescovi ha ricordato che “la Chiesa non ha come fine
se stessa, ma il bene della persona nell’orizzonte dell’eternità e del
tempo”. “Nel segno del Crocifisso Risorto, essa è alleata dell’uomo; –
ha detto - il Magistero della Chiesa, pertanto, è servizio all’uomo che
vive i vari e complessi ambiti dell’esistenza”. In che modo? Attraverso
l’annuncio della “gioia del Vangelo e la piena dignità di ogni uomo, i
valori che lo costituiscono, il mistero della vita umana, la bellezza
dell’amore e della famiglia, la dura ma decisiva scuola della libertà,
la responsabilità educativa, fino all’urgenza della giustizia sociale,
della pace, di un ambiente più rispettato e accogliente”.
I MEDIA E I MISSIONARI. Mons. Bagnasco ha concluso il
suo discorso con un pensiero rivolto ai media chiedendo che “l’opinione
pubblica possa essere sempre correttamente informata sul magistero della
Chiesa nella sostanziale integralità dei suoi singoli interventi”.
Infine, il ricordo dei missionari italiani uccisi nell’ultimo anno: don
Andrea Santoro, mons. Bruno Baldacci, sr. Leonella Sgorbati. “Il Signore
Gesù ci faccia degni di questi servitori, - ha detto l’arcivescovo - e
dia a tutta la Chiesa di vivere alla loro scuola l’imprescindibile
vocazione missionaria”. Al termine, c'è l'applauso dei presenti, a cui
segue la lettura del messaggio di Benedetto XVI al cardinale Ruini, per
ringraziarlo dei 16 anni di presidenza.
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