Alcune proposte di legge
mirano a modificare la tassazione del reddito delle persone fisiche: si
tratta di ipotesi di quoziente familiare che, seppur con diversi
meccanismi di attuazione, impongono tutte un medesimo cambiamento
sostanziale dell’imposizione perché varia l’unità impositiva da
individuo a nucleo familiare.
Al di là di valutazioni sugli effetti redistributivi e sull’effettivo
raggiungimento di obiettivi di equità orizzontale, di fatto gli unici
che progetti di questo tipo si prefiggono (link a De Vincenti e
Paladini), vanno considerati con attenzione gli aspetti amministrativi e
organizzativi connessi al cambiamento di unità impositiva.
I soggetti interessati
Assumere il nucleo familiare come unità impositiva implica, in
primis, la sua precisa "definizione", ovvero stabilire i criteri di
identificazione dei soggetti componenti. Per farlo, anche in virtù del
recepimento dei nuovi indirizzi contenuti nel disegno di legge sui Dico,
occorrerebbe una specifica soluzione normativa.
Pur senza entrare nelle questioni legate alle unioni di fatto e alle
convivenze, e rimanendo in un ambito strettamente legato al matrimonio,
si presentano particolari problematiche nel caso di contribuenti
separati o divorziati con figli a carico. Si avrebbero infatti
situazioni nelle quali ciascun coniuge, separato e senza nuovi legami,
potrebbe costituire un nucleo familiare a sé con la partecipazione dei
figli per la parte a suo carico. Oppure, per sola convenienza fiscale,
ricostituire un nucleo familiare che di fatto non esiste più.
Ancora più problematica l’identificazione dei nuclei familiari derivanti
da nuovi legami nei quali almeno uno dei componenti abbia figli anche da
precedenti unioni.
Gli adempimenti dei sostituti di imposta
L’introduzione del nuovo regime di tassazione pone il problema di se,
e in che misura, il cambiamento debba essere recepito dai sostituti di
imposta.
Nello specifico, per quanto concerne i redditi da lavoro dipendente e
pensione, le ritenute sono attualmente operate sul reddito percepito e
su base personale.
D’altro canto, secondo l’attuale normativa, il datore di lavoro o l’ente
erogante non è tenuto a conoscere i redditi del coniuge o convivente
ovvero all’applicazione di un’aliquota di imposizione che tenga conto
del quoziente familiare. Tanto più se è applicabile solo in fase
consuntiva cioè quando si dispone delle informazioni complete dei
redditi percepiti dai componenti del nucleo familiare. Inutile
sottolineare gli ulteriori aggravi derivanti da un regime di
tassazione familiare opzionale rispetto all’attuale regime.
Va da sé che o si aggrava in maniera considerevole il sostituto
d’imposta, obbligandolo, in sede consuntiva, a ulteriori adempimenti
relativi non solo al suo lavoratore o pensionato, ma relativi al nucleo
familiare cui il percettore appartiene. Oppure si obbligano oltre 14
milioni di contribuenti a presentare dichiarazione per avvalersi di
un regime fiscale più favorevole. È verosimile che una gran parte di
essi, seppur beneficiata dalla mutata tassazione, rinunci allo sgravio
per il notevole appesantimento degli adempimenti burocratici,
vanificando l’obiettivo che la proposta si prefigge.
Altro aspetto, non secondario per l’importanza che ricopre
sull’andamento del gettito di cassa, è la possibilità di generare un
numero consistente, anche per importi, di rimborsi a seguito del
successivo rivalersi di crediti qualora la tassazione da parte dei
sostituti continui a operare su base individuale.
Il modello di dichiarazione
È probabile che l’introduzione della normativa del quoziente
familiare comporti la presentazione di un’unica dichiarazione dei
redditi da parte di tutti i componenti il nucleo familiare. Si
renderebbe quindi necessaria una totale revisione degli attuali
modelli di dichiarazione, Unico e 730, per crearne uno "familiare".
Ne deriva, oltre l’obbligo di presentazione della dichiarazione da parte
di soggetti attualmente esonerati, che il nuovo modello di dichiarazione
sarà inevitabilmente più complesso degli attuali con conseguente
aggravio dei compiti da parte dei contribuenti o dei loro sostituti di
dichiarazione. E anche dei costi sostenuti per la sua compilazione.
Tutto ciò risulta in netto contrasto con le attuali disposizioni,
perseguite con sempre maggior convinzione nel corso del tempo, che
tendono a limitare il numero di dichiarazioni e a semplificarne il più
possibile la compilazione.
Le procedure di gestione e di controllo
La modifica dell’unità impositiva inciderà notevolmente nella
organizzazione di tutti gli uffici finanziari coinvolti nella
gestione e nel controllo delle dichiarazioni. Anche i flussi di
trasmissione delle dichiarazioni, organizzati ormai esclusivamente in
maniera telematica, subiranno profonde modifiche e aggravi.
Val la pena di sottolineare che in tutti i paesi nei quali vige una
tassazione di tipo familiare è previsto il diretto coinvolgimento degli
uffici finanziari a supporto dei contribuenti. Qualora si volesse
perseguire il medesimo modus operandi occorrerebbe riconventire
completamente il processo dichiarativo, attualmente esternalizzato e con
autotassazione, e professionalizzare diversamente gli uffici.
Merita però una particolare attenzione l’aspetto giuridico
derivante dall’applicazione del quoziente familiare. Occorre infatti
identificare all’interno del nucleo il soggetto responsabile del
rapporto tributario, sia ai fini della presentazione della dichiarazione
che della notifica degli esiti della liquidazione, dell’accertamento
nonché del pagamento delle imposte.
Si verrebbe a creare in tal modo una nuova figura di soggetto
responsabile dei vari obblighi. Non può essere il nucleo familiare che,
seppur identificato, può essere costituito da più componenti. E se anche
fosse conferita al nucleo familiare una connotazione "giuridica",
andrebbe comunque identificato il suo responsabile amministrativo.
Tali considerazioni risultano in contrasto con la normativa vigente che
stabilisce, invece, l’autonomia della posizione tributaria di
ciascun contribuente e che, pertanto, andrebbe profondamente modificata.
Non sembrerebbe neanche opportuno stabilire automaticamente un
responsabile (ad esempio il capofamiglia, il contribuente con redditi
più elevati, eccetera) imponendo agli altri membri del nucleo una scelta
d’ufficio e non libera.
Naturalmente, tutto quanto sopra esposto non è esaustivo delle
complicanze gestionali possibili, ma si spera abbia catturato
l’attenzione sui cosiddetti "compliance costs" sia a livello assoluto
che in rapporto all’effettivo raggiungimento dell’obiettivo di equità
prefissato, che potrebbe essere ugualmente perseguito, con maggiore
efficacia e minori costi, da un più adeguato sistema di trasferimenti
e da un innalzamento delle agevolazioni fiscali per la famiglia
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