La definiscono “impennata globale dei prezzi dei generi
alimentari” e questo, tradotto in termini crudi, vuol dire
oggi che ci sono nel mondo altri 40 milioni di persone che
figurano nella lunga lista dei denutriti. Si è alla fame,
nera, e a dirlo è la Fao. Perché le “cifre” complete
annunciano che si è raggiunto il vertice di circa un
miliardo di affamati, tutti dannati della terra che vagano
in un pianeta che ci ostiniamo a definire come “globalizzato”.
Ed ecco che in questo contesto arrivano nuovamente le
terrificanti informazioni da un paese che si vorrebbe
“socialista” e “democratico-popolare”: la Repubblica
Democratica Popolare di Corea diretta da Kim Jong Il. Qui
è emergenza cibo per circa 9 milioni di persone, ovvero il
40% della popolazione che oggi ammonta a oltre 22 milioni
di abitanti. Tutto questo emerge in un rapporto congiunto
redatto dalla “Fao-Pam” che allarma anche quei paesi che
sono a fianco della penisola coreana: Cina e Russia.
Il pericolo è che, sulla base della catastrofe sociale,
comincino le fughe verso quelle aree asiatiche dove, più o
meno, l’esistenza è garantita. Ora, per quanto riguarda la
Nord Corea, le organizzazioni della Fao valutano che il
Paese ha un deficit cerealicolo di circa 836 mila
tonnellate e che, anche considerando le importazioni
commerciali, per sfamare 8,7 milioni di persone (in
maggioranza bambini, donne incinte, puerpere ed anziani)
serviranno 800 mila tonnellate di aiuti alimentari.
Emergenza reale, quindi, per il governo di Pyongyang pur
se la linea di Kim Jong Il punta ad ignorare la realtà dei
fatti. E così la cortina che divide il 38mo parallelo si
estende anche all’interno del Paese. Da un lato la
capitale con le sue strade vuote e linde, dall’altro la
lontana campagna dove si vive appena.
“Ma in Corea - spiega l’esperto Henri Josserand,
responsabile del sistema mondiale d'informazione e di
allerta rapida della Fao - nonostante le buone condizioni
meteorologiche e il lavoro dei contadini non si è riusciti
a superare la mancanza di fertilizzanti e di fonti
d'energia". Non solo, ma le razioni di cibo, fornite dal
potere centrale, rappresentano ora la sola fonte
principale di sostentamento per circa il 70% della
popolazione. C’è di più: saranno drasticamente ridotte, in
particolare durante la stagione magra da giugno ad
ottobre.
“E’ in conseguenza di questa drammatica situazione -
precisa Torben Due, rappresentante del Pam in Nord Corea -
che la maggioranza delle famiglie nordcoreane stanno già
dimezzando il numero dei pasti giornalieri consumando una
dieta pericolosamente povera". Tutto questo vuol dire che
milioni di famiglie dovranno patire ancora un altro anno
di penuria alimentare". Perché con un deficit alimentare
di tale ampiezza, avere acceso ad una quantità di cibo
sufficiente e mantenere una dieta bilanciata sarà quasi
impossibile, in particolare per quanti vivono nelle
province remote del Nordest del paese come Sonbong Najin,
Ch’ongjin, Hyesan. E tutta questa emergenza alimentare
potrebbe avere conseguenze molto gravi anche per le
condizioni di salute dei gruppi più vulnerabili.
Quanto alla attuale scarsa produzione agricola le fonti
della Fao fanno notare che le cause partono da lontano dal
momento che si registra una notevole riduzione della
fertilità del suolo. Mancano, tra l’altro, precise
disponibilità di sementi. Non solo, ma va tenuto conto che
le forniture di fertilizzanti nel 2007 erano già state
ridotte del 60 per cento rispetto a quanto richiesto e la
fornitura d’energia era stata diminuita del 70 per cento
rispetto ai livelli tradizionali. Altro dato allarmante si
riferisce alle razioni di cibo che, fornite dalle
organizzazioni centrali a circa il 70 per cento della
popolazione, saranno drasticamente ridotte.
Ora mentre la situazione si fa sempre più difficile, le
autorità di Pyongyang rifiutano qualsiasi "ingerenza"
scegliendo la politica dell’isolamento internazionale e
chiudendo le frontiere a nord e a sud del Paese. Già sono
stati interrotti i collegamenti via terra con la Cina e ai
turisti cinesi che vogliono raggiungere la capitale
nord-coreana non resta che imbarcarsi sui voli diretti da
Pechino o Shenyang. Niente visti, invece, per gli abitanti
delle tre province cinesi che confinano con la Corea del
Nord, se si tratta di ex-cittadini nord-coreani ora in
esilio. Tutto, comunque, è ovattato dalla propaganda
nordista che si muove, da sempre, in uno straordinario e
spesso inestricabile coacervo di falsità politiche ed
economiche.
http://altrenotizie.org
Quest'opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons
Archivio Fame
|