La Fao ammette: “La fame nel mondo aumenta”.
L'obiettivo fissato nel 1996 è praticamente irraggiungibile. In dieci
anni nell'Africa sub-sahariana oltre 40 milioni di malnutriti in più.
Campagna di Action Aid: “Che state a Fao?”.
Dieci anni dopo, tutto da rifare. Non è cambiato niente, anzi le cose
sono peggiorate. L’obiettivo – formulato nel 1996 con la Dichiarazione
di Roma sottoscritta da oltre 180 capi di Stato e di governo - era
quello di dimezzare il numero di affamati entro il 2015. A metà
percorso, i numeri sono sconsolanti: ogni anno che passa ci sono quattro
milioni di disperati in più, e l’obiettivo dunque è ormai quasi
solamente una chimera. E a dirlo è lo stesso Rapporto annuale sullo
Stato di insicurezza alimentare nel mondo diffuso dalla Fao, l’agenzia
delle Nazioni Unite sull’alimentazione: "In dieci anni, in pratica, non
è stato fatto alcun progresso verso l'obiettivo di dimezzare il numero
di sottoalimentati nel mondo".
Un vero e proprio fallimento, dunque: le ultime rilevazioni sono quelle
del periodo 2001-2003: 854 milioni di persone sottoalimentate, 820
milioni nei paesi in via di sviluppo, 25 milioni nei paesi in
transizione e nove milioni nei paesi industrializzati. Alcuni dati
confortanti ci sono stati, e sono gli unici: riguardano i paesi in via
di sviluppo, nei quali il numero di sottoalimentati si è ridotto del 3%
rispetto al 1990, e potrebbe dimezzarsi entro il 2015. Una buona
notizia, un mare di cattive notizie: sempre più ampio il divario nei
poveri, nei quali le cifre parlano di un aumento netto della povertà.
A farne le spese soprattutto l’Africa, ed è la tragica conferma di un
luogo comune: entro il 2015 il 30% dei sottoalimentati sarà concentrato
in quella regione. Nella Repubblica Democratica del Congo la situazione
che più preoccupa la Fao: a causa della guerra del 1998-2002 il numero
degli affamati è triplicato passando da 12 a 37 milioni di persone. Nel
paese è affamato cioè il 72% dell’intera popolazione.
Ci sono i dati e ci sono gli impegni, i nuovi impegni. Il rapporto della
Fao fa infatti notare che nonostante tutto l'obiettivo è ancora
raggiungibile, ma solo se si interverrà concretamente e in modo
concertato, con un'azione diretta contro la fame contemporaneamente a
interventi mirati allo sviluppo agricolo e rurale. E allora un lungo
elenco di prescrizioni: indirizzare i programmi e gli investimenti verso
le "zone più critiche" di povertà e sottonutrizione; rafforzare la
produttività a livello di piccoli produttori; creare condizioni idonee
per gli investimenti privati, oltre a trasparenza e buon governo. Mica
poco. E poi un immediato del livello degli Aiuti Pubblici allo Sviluppo
(APS) per arrivare a raggiungere lo 0,7% del Pil, come promesso.
Intanto, da ieri e fino al 4 novembre, proprio nel palazzo della Fao, a
Roma, si tengono gli incontri per la revisione del piano d'azione del
Vertice mondiale dell'alimentazione: all'evento partecipano i ministri
di alcuni tra i Paesi più ricchi e più poveri del mondo e la Fao ha
invitato organizzazioni non governative ed esponenti della società
civile per discutere quali misure adottare per non fallire l'obiettivo
del 2015. Fin troppo esplicita la campagna lanciata in contemporanea da
Action Aid International: si chiama "Che state a Fao?" e denuncia
l'insufficiente impegno politico e finanziario degli ultimi dieci anni
da parte dei governi e della comunità internazionale.
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