Vecchi
tempi quando il cronista che “spianava” le strade dell’Est
a bordo della sua “Fiat-125- special” passava ore ed ore -
a volte giorni - per superare le frontiere dell’Est,
quelle “cortine di ferro” che segnavano il passaggio tra
Est ed Ovest. Allora dominavano i controlli, con relativi
elenchi in copia dei libri che avevi a bordo (autore,
titolo, editore…), apertura di tutti i bagagli e, spesso,
smontaggio dei sedili con relativi squarci
nell’imbottitura a colpi di coltello... L’auto, poi, era
issata su un ponte per un ulteriore e attento controllo.
Poi il via, verso l’altra frontiera dove la “cerimonia” si
ripeteva. Allora dalla Yugoslavia all’Ungheria,
dall’Ungheria all’Urss. Oppure dall’Ungheria alla Romania,
alla Bulgaria, alla Cecoslovacchia…. Ora addio a tutto
questo. Pur se, con la perestrojka, le frontiere dell’Est
avevano già perso quel “fascino” da chek point, con le
garritte e i riflettori, con i poliziotti dotati di
kalashnikov. Addio, quindi. L’Est chiude e rientra nella
storia. E’ la vittoria di Schengen (la città del
Lussemburgo dove nel 1985 fu siglato appunto il “Trattato”
tra alcuni paesi della Comunità Europea e che ha visto poi
l’adesione di altre nazioni) perché ora - tanto per
riferirci all’Italia - non c'è più il confine con la
Slovenia.
L'ultima barriera (in legno) è stata segata al valico di
Stupizza, in provincia di Udine. E così si corre via per
Rabuiese, da Fernetti a Gorizia e Nova Gorica, fino in
alta montagna, ad Uccea e al passo Predil. La Slovenia e
l’Italia si uniscono ancor più. In questo modo è salito a
24 il numero dei paesi aderenti alla Convenzione di
Schengen. Se ne sono aggiunti altri nove e cioè tutti i
nuovi entrati nel 2004 (tranne Cipro che ha chiesto un
altro anno di tempo per mettersi in regola). Per i
cittadini di questi paesi (e noi con loro) non ci sarà più
bisogno di un passaporto per muoversi in Europa. Libera
circolazione, quindi, di merci e persone.
Una novità per quattrocento milioni di europei che
potranno beneficiare dell'estensione. Si attende, di
conseguenza, una nuova primavera economica soprattutto per
i paesi dell’Est che godono di un cambio vantaggioso
rispetto all’euro. Ma, ovviamente, a qualcuno è già venuto
l’incubo-sicurezza. Perché frontiere aperte - si dice -
significano meno controlli e libertà assoluta di
movimento: Ilkka Laitinen, direttore generale di Frontex,
l'agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne
dell'Unione, ha già spiegato che l'eliminazione delle
frontiere interne significa la perdita di “uno strumento
molto efficace” per la lotta all'immigrazione legale. In
realtà, nell’area Schengen, è più che favorito lo scambio
di informazioni, visto che il Sis, il sistema di
informazione Schengen, raccoglie 22 milioni di dati sulle
persone ricercate, scomparse… Le frontiere, comunque,
cadranno a tutti gli effetti il 30 marzo del prossimo anno
quando davvero non sarà più necessario viaggiare con
passaporti e carte d’identità, nemmeno negli aeroporti.
Ma torniamo alla cronaca di oggi. La storia di queste ore
ci dice che i capi di governo di Germania, Polonia e
Repubblica ceca e i leader dell’Ue si sono ritrovati in
una cerimonia a Zittau-Porajow-Hradek nad Nisou, nel
triangolo di confine fra i tre paesi, per dire addio alle
frontiere in Europa e abbattere così l’ultimo brandello
della cortina di ferro, 18 anni dopo il crollo del Muro di
Berlino. Con l’ingresso, di nove nuovi paesi, di cui otto
dell’ex blocco sovietico, l’area di Schengen senza più
controlli alle frontiere interne si allarga così a 24
paesi, inclusi i due non Ue, Norvegia e Islanda. Fuori
sono invece gli stati Ue Gran Bretagna e Irlanda, mentre
Svizzera e Lichtenstein, che non sono nell’Ue, vogliono
entrare in Schengen fra un anno. I nuovi stati Schengen
sono Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia,
Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Malta. Romania e
Bulgaria, anche loro membri dell’Unione dal 2004, restano
per ora fuori anche se Sofia ha annunciato di sperare di
entrare in Schengen nel 2010 o 2011. In tutto, da oggi,
400 milioni di persone potranno viaggiare liberamente
senza controlli dei passaporti lungo circa 4 mila
chilometri di frontiere: un’area che si estende da Tallin
alla Valletta, da Oslo a Lisbona, e che avrà per nuovi
confini esteri la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina. Da
marzo le barriere cadranno anche agli aeroporti.
A est, in Russia, Bielorussia e Ucraina, si teme invece
una “fortezza Europa” con difficoltà ancora maggiori per
visti, viaggi e ricongiungimenti con i familiari
dall’altra parte del confine. Non a caso la stampa di
Mosca definisce questa nuova situazione europea come “lo
strappo di Schengen”. Ed ora per il cronista e per quei
tanti e tanti turisti che con lui hanno passato tante e
tante ore della vita a superare le frontiere dell’Est
restano i ricordi di quelle località guardate a vista
dalle varie polizie ed ora cancellate grazie ad un nome
magico: Schengen.
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