Sono ancora in corso le celebrazioni
in Campidoglio per i cinquant'anni del Trattato di Roma. Ho ascoltato per
radio una buona parte dei discorsi che vi si tengono. Stando io qui a casa
mia non ho vincoli diplomatici di linguaggio. Posso semplicemente scrivere
le mie impressioni. I discorsi mi paiono tutti di circostanza e privi di
effettivo significato politico. Commento a memoria alcuni passi. Mi ha
deluso l'on. Colombo con i suoi continui riferimenti ai grandi padri. Di
grandi io non ne vedo. Di Altiero Spinelli, di cui si tenta di costruire il
mito, ho un ricordo diretto da quando nel 1976 ascoltavo alcune sue lezioni
presso l’Istituto Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, a
Palazzetto Venezia. L’unica cosa che ricordo di quella sua Lezione fu un suo
giudizio impietoso sui politici italiani di allora. Pienamente condivisibile
ancora oggi, ma senza che ciò faccia di lui un “grande”.
Non ricordo del resto che lui si atteggiasse a quel grande personaggio che
adesso di lui si vuol fare. Dava invece la sensazione di un simpatico ed
arzillo vecchietto. Il suo manifesto di Ventotene mi pare alquanto
mitizzato. A stento mi riuscii una volta di leggerlo e deve ora trovarsi
sepolto in qualche parte della mia biblioteca. Per pensare l’Europa non
bisognava aspettare Spinelli, Colorni e altri. A suo modo e con diversi
strumenti ci aveva pensato Napoleone Bonaparte, ma l’Inghilterra già allora
non era d'accordo.
Per non parlare poi di quelli che volevano tentare l'impresa con la spada
del diavolo. Diversa l’impressione suscitata allora in me dall’On. Colombo,
che era stato chiamare pure a farci qualche lezione. Già allora aveva un che
di supponente e qualche collega si serviva della sua figura per celiare un
altro collega di corso. Ricordo la sua gamba nervosa sotto il tavolo:
oscillava come una corda pizzicata. Non ricordo null’altro della sua
lezione, ma doveva trattarsi di qualche disciplina comunitaria. Adesso
proprio Colombo polemizza con un grande quotidiano, non citato, dove sarebbe
apparso un titolo sui Cinquant’anni di delusione chiamata Europa. In
cinquant'anni l'on. colombo ha goduto tutti i vantaggi del potere e delle
lucrose cariche ricoperte, ma alla mia generazione non ha consegnato nulla
di politicamente tangibile.
Di quei corsi di Lezioni ricordo l’euroscettico prof. Palomba che avvertiva:
«Non fatevi illusioni. I ricchi diventerranno più ricchi ed i poveri più
poveri». In tedesco caro nel senso di costoso si dice teuer, per cui
addirittura i tedeschi hanno battezzato l’introduzione dell’euro con teuro
per indicare l’inflazione seguita alla nuova moneta. Ieri sera con amici ho
pagato 35 euro (70.000 lire!) per non mangiare quasi niente: non me lo potrò
permettere spesso. Non credo di vivere abbastanza per vedere un’Europa
diversa da un mero fatto decorativo e tale per cui potermi “sono un europeo”
allo stesso modo in cui mi è capitato di sentire qualche volta statunitensi
dichiararsi tali con un certo orgoglio e senso di superiorità. Stando alla
filosofia di Pannella il massimo delle nostre aspirazioni politiche potrà
essere l’annessione agli Usa se non addirittura allo Stato d’Israele. Il
principale vantaggio di questi cinquant'anni sarebbe la pace fra i popoli
europei. Così parrebbe se si escludono i recenti orrori delle guerre
balcaniche. Non credo però che ciò sia vero e che ciò sia un merito di
politici “superstiti” come Colombo e Andreotti.
In realtà, non vi sono state più guerre perché l'Europa ha perso la capacità
di farsi la guerra senza aver mai conquistato la pace. Dal 1945 in poi
l'Europa si è trovata divisa nel condominio delle potenze occupanti. La
Germania era addirittura occupata in quattro zone. La Nato ed il patto di
Varsavia era la forma giuridica di spartizione e occupazione del continente
europeo: questa la verità. Quale guerra gli Europei potevano più farsi. Non
si è fatto abbastanza, ma si è fatto molto e molto resta da fare: questo il
succo dei discorsi. A me pare che se non si è fatto l'essenziale che doveva
esser fatto, cioè l’unità politica dei popoli europei, nulla è stato fatto.
Basta un leggero soffio di vento della storia perché si dissolva nel nulla
tutto quello che si crede di aver realizzato. In ultimo, ho notato l’assenza
di senso dello Stato di quel grande statista che fu l’on. Colombo nel suo
prono inchino agli alti prelati presenti in Campidoglio e da lui citati. Li
ha accontentati nella loro richiesta di formale riconoscimento delle radici
giudaico-cristiane, dopo che la cassaforte dei privilegi concordatari è già
stata assicurata nel Trattato fortunatamente non approvato da francesi e
olandesi. Come non ricordare tutte le guerre che in nome della religione
hanno insanguinato le terre d’Europa? La mia Europa ha poco a che fare con
quella del “padre” Colombo. Mi auguro che la religione, una religione più
vera ed autentica di quella oggi in circolazione, sia un fatto meramente
privato, del cui patrocinio i padri Colombi non si debbano far carico nei
loro discorsi. E che dire infine del compromesso linguistico
giudaico-cristiano con un trattino che unisce aggettivi che per duemila anni
sono stati in contraddizione ed esclusione reciproca?! Potenza
dell’Olocausto e della rieducazione democratica dei popoli europei! Bella
Europa!
Antonio Caracciolo
Fonte:
http://clubtiberino.blogspot.com
Link:
http://clubtiberino.blogspot.com/2007/03/cinquantanni-di-delusioni.html
23.03.07
Archivio Europa
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