Dalle piante può arrivare il "petrolio verde".
E l'agricoltura è in grado di offrire un'alternativa ecologica a molti
prodotti di origine petrolchimica: mais, colza o canapa tessile, oltre ad
essere impiegate per la produzione di biocarburanti, possono infatti essere
utilizzate dall'industria petrolchimica per l'estrazione di molecole
vegetali, in sostituzione delle tradizionali sostanze derivate dal petrolio.
Legambiente ha aperto oggi la prima giornata di Terra Futura con il convegno
"Bioraffinerie" dedicando un ampio dibattito alle opportunità che
l'agricoltura può offrire alla riconversione industriale. La
logica seguita è quella di ottimizzare l'uso delle piante
recuperando gli scarti dei processi di lavorazione e riutilizzandoli nelle
raffinerie: "Le colture no-food possono rappresentare la leva di un
interessante percorso di sviluppo alternativo - ha dichiarato Beppe Croce,
responsabile Legambiente per l'agricoltura non-food - a patto che si guardi
a queste non solo come fonte d'energia pulita, ma anche come alternativa ai
tradizionali prodotti dell'industria petrolchimica: un'opportunità per il
territorio, per l'ambiente, ma anche per il mercato".
Alcune molecole naturalmente presenti nelle piante
(amido, olio, trigliceridi, cellulosa ed emicellulosa) e altri costituenti
minori possono infatti essere impiegati nell'industria e sostituire in
questo modo l'uso di sostanze tossiche. Le bioraffinerie, rileva Legambiente,
rappresentano un cardine del 7° programma quadro dell'Unione Europea e in
Italia entro il 2010 sarà obbligatoria la sostituzione di tutti i sacchetti
di plastica con altri di materiale biodegradabile. Ma le agroenergie in
Italia si scontrano con altissimi costi di produzione e il 98% del biodiesel
prodotto negli impianti italiani è di origine estera. "Il concetto di
bioraffineria - continua Beppe Croce - tende invece ad ovviare il problema
dei costi".
Archivio Buste - sacchetti di plastica addio
Archivio Energia
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