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12/04/2008 La parola agli elettori (Andrea Sarchilli - aprileonline, http://www.canisciolti.info)

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Quello che si può dire sin da ora è che è stata una campagna elettorale piatta, di certo meritavamo qualcosa di meglio. L'impressione è che lo scompaginamento delle antiche formazioni, la scomparsa del bipolarismo - a cui tutti, chi nel bene chi nel male, si erano abituati - abbia portato non la classica ventata di ottimismo quanto piuttosto, si potrebbe dire, di paura.

Cosa ci ricorderemo di questa breve e disordinata campagna elettorale? Poco, probabilmente, ma quelli che hanno buona memoria terranno bene a mente che è stata per lo più il susseguirsi di una serie di attacchi incrociati, imbarazzati e frenati dal politically correct imposto da Walter Veltroni. Ha influito, senz'altro, il cappio della legge elettorale sciaguratamente approvata da un centrodestra in procinto di passare il testimone, che rende la corsa al Senato una specie di roulette russa. Dove Berlusconi deve fare i conti con Casini, in più regioni attrezzato ad arrivare all'otto per cento e alla sottrazione di seggi preziosi; mentre Veltroni si trova in una situazione simile nei confronti di Bertinotti. A fare un rudimentale conteggio degli scontri e delle frecciate reciproche, forse, se ne ricorderanno più tra Popolo della libertà e Udc e Partito democratico e Sinistra arcobaleno, piuttosto che tra gli unici due contendenti che hanno chance di vittoria. Il pallottoliere dei sondaggi, combinato e disposto con la legge elettorale, ha influito nell'incredibile penuria di contenuti.

Però ci ricorderemo senz'altro le ultime sparate berlusconiane. Il grido preventivo ai brogli, la disinvoltura con cui ha trascinato nell'agone il Presidente della Repubblica che pure, per definizione, dovrebbe essere l'istituzione di garanzia e di imparzialità per eccellenza, l'estremo baluardo di riferimento. Una cosa, prendendo spunto da questo, si può dire senza paura di sbagliare: che sono stati di sicuro mesi travagliati per gli elettori di sinistra. Tutti abbiamo discusso - e ancora discutiamo - su quale sarà la scelta giusta, su quale partito mettere quella croce che, in fondo, è l'atto insieme fondante e finale di tutte le democrazie rappresentative. Certo non basta il voto per fare una democrazia, ma di certo non c'è democrazia senza voto. La sinistra, i rappresentanti della sinistra, mai si sono sognati - l'auspicio è che la consuetudine continui - di trascinare nel fango le istituzioni fondanti della Repubblica. Forse perché la Costituzione ce le hanno nel Dna e non possono che rispettarla. Ad altri invece risulta più difficile, viene più istintivo (è la televisione, baby) solleticare a tutti i costi gli istinti viscerali. La politica che asseconda, la politica dei sondaggi. Così si vince (ma non è detto) però forse si continua a volare un po' bassi.

Comunque andrà a finire, rimane lampante questa diversità di stile e di culture, al di là di quello che sarà il voto di ciascuno di noi. Potrà essere una scelta "utile" per battere Berlusconi, fatta con la convinzione di rafforzare la sinistra del Pd (che rimane, va ricordato, un'anomalia nel quadro europeo); oppure un voto alla Sinistra arcobaleno, a sostegno della tesi di Bertinotti ("Il voto al Pd è effimero, quello a noi è drammatico perché è per la sopravvivenza della sinistra in Italia); o che sia un voto al Partito socialista finalmente riunificato e maltrattato dal mercato delle alleanze prima delle elezioni, magari in vista di un'alleanza con un altro settore della sinistra; o, ancora, che sia un voto alla sinistra estrema, della D'Angeli e di Ferrando; o infine - e stavolta pare saranno di più - una scelta astensionista. Con la speranza che la sinistra, la prossima volta, sia capace di portarli o riportarli alle urne.

Buon voto.

Andrea Sarchilli - aprileonline

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