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11/04/2008 Vero o falso? Le affermazioni sotto le elezioni (A cura di Davide Baldi, Michela Braga, Andrée Pedotti e Ludovico Poggi per la Redazione de lavoce.info)

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Vero o falso? Le affermazioni sotto le elezioni

Ritorna la campagna elettorale e ritornano a imperversare i politici in ogni trasmissione televisiva sciorinando dati che sovente, come abbiamo visto due anni fa, non sempre corrispondono a realtà. Ritorniamo dunque con la nostra rubrica "Vero o falso" in cui verifichiamo la veridicità delle affermazioni dei maggiori leader politici. Ai lettori chiediamo di aiutarci a fare i cani da guardia, segnalandoci i passaggi "sospetti" delle trasmissioni tv. Scrivete una email al seguente indirizzo: verofalso@lavoce.info (oggetto: Segnalazione), indicando la trasmissione, la data, il personaggio politico.

“Romano Prodi ha trovato una situazione finanziaria, che ieri è stata descritta dall’OCSE, non sono le mie parole, ieri l’OCSE ha detto tra il 2001 e il 2006 questo paese si è fermato, avevamo un debito pubblico che cresceva, avevamo la spesa pubblica che aumentava, di solito la destra taglia la spesa pubblica quella italiana l’aveva aumentata del 2 e mezzo…”(Veltroni, Porta a Porta, 9 Aprile 2008)

 

L’8 Aprile è stato presentato il rapporti Factbook 2008 dell’OECD. Dal rapporto emerge che l’Italia si colloca tra i paesi membri  con il più  basso tasso di crescita della produttività del lavoro che nel periodo 2001 – 2006 è rimasta sostanzialmente immutata, con una crescita solo dello 0.5%, inferiore sia alla media Europea (1.7%) sia a quella dei paesi OECD (1.4%). Dallo stesso rapporto emerge la crescita del debito pubblico per l’Italia e della spesa pubblica (2.75%).
L’affermazione di Veltroni  è quindi corretta.
Per ulteriori dettagli si veda

http://caliban.sourceoecd.org/vl=6295900/cl=11/nw=1/rpsv/factbook/

“…sul sole 24 ore, credo proprio sul sole 24 ore, è stato dimostrato, 14 miliardi di euro vengono buttati via dalle imprese per adempimenti che non dovrebbero svolgere” (Veltroni, Porta a Porta, 9 Aprile 2008)

Il 7 Aprile 2008,  su Il Sole 24 Ore sono stati pubblicati i risultati della “Misurazione degli Oneri Amministrativi” svolta dal  Ministero per le Riforme e le Innovazione della P.A. vola a imprimere un cambiamento orientando verso la politica della semplificazione. Dalla misurazione condotta emerge che le piccole e medie imprese nel 2007 hanno sostenuto oneri per 14 miliardi di euro per adempimenti di obblighi informativi dell’attività svolta, procedure di autorizzazione e passaggi fiscali.
La dichiarazione è quindi corretta.
Per ulteriori dettagli si veda

http://www.funzionepubblica.it/dipartimento/attivita/politiche_semplificazione/attivita_4926.htm

“Prodi ha portato la pressione fiscale al 44%” (Berlusconi, Radio anch’io, 9 Aprile 2008)

La pressione fiscale ovvero il rapporto tra l’ammontare delle imposte (dirette, indirette e in c/capitale), dei contributi sociali (effettivi e figurativi) e il Prodotto interno lordo, è aumentata negli ultimi due anni. I dati provvisori per il 2007 indicano un livello pari al 43.3% lievemente inferiore a quanto riportato dall’On. Berlusconi.

Per ulteriori dettagli si veda

http://www.istat.it/salastampa/comunicati/in_calendario/continaz/20080229_00

“…la casa di proprietà per le famiglie che ancora non ce l’hanno che sono il 13%”(Berlusconi, Radio anch’io, 9 Aprile 2008)

Dall’ultima indagine su “I Consumi delle famiglie” (ISTAT – Luglio 2007) il 73.4% delle famiglie residenti in Italia vive in un’abitazione di proprietà mentre il 17.7% delle famiglie residenti in Italia occupa un’abitazione in affitto e non il 13% come dichiarato dall’On. Berlusconi. Le famiglie sostengono per il canone di locazione una spesa media di 340 euro al mese, in lieve aumento rispetto ai 308 euro della precedente indagine. I costi sono più elevati nelle regioni del Centro (393 euro) e del Nord (372 euro) e più bassi nelle regioni del Sud (266 euro).

“…siamo stati l’unico governo dal 1968 ad oggi a diminuire di 2 punti la pressione fiscale” (Berlusconi, Radio anch’io, 9 Aprile 2008)

 Durante i 5 anni del governo di centro destra, la pressione fiscale, comprensiva delle imposte in conto capitale, si è ridotta di  0,7 punti. Lo stesso risultato si ottiene considerando la pressione fiscale al netto delle imposte in conto capitale. Durante gli anni del precedente governo di centro – sinistra la pressione comprensiva delle imposte in conto capitale si era ridotta di 2,4 punti mentre al netto delle imposte la riduzione è stata di 1,8 punti. La dichiarazione non è quindi corretta.

PER VISUALIZZARE LA TABELLA CLICCARE QUI (Fonte: ISTAT)

“…quindi mentre io pensavo che avevo l’orgoglio di aver intavolato molto, 36 riforme strutturali, 12 codici, più di quelli che hanno fatto tutti i 56 governi della precedente storia della repubblica……. Diminuzione della pressione fiscale, 1.850.000 pensionati cha hanno avuto un aumento della pensione a 500 e passa euro…” (Berlusconi, Radio anch’io, 9 Aprile 2008)

Durante il governo di centrodestra sono stati approvati 12 codici (Codice delle comunicazioni, Codice per la tutela dei beni culturali, Codice della nautica da riporto, Codice della navigazione aerea, Codice della Proprietà industriale, Codice del consumatore, Codice della strada e patente a punti, Codice dell’amministrazione digitale, Codice delle assicurazioni, Codice dell’ambiente, Codice degli appalti, Codice per la protezione dei dati personali).  Le riforme strutturali adottate sono state 13 (Riforma del mercato del lavoro, Riforma fiscale, Riforma delle pensioni, Legge obiettivo per le grandi opere, Riforma del diritto societario, Riforma del diritto fallimentare, Riforma del risparmio e della Banca d'Italia, Riforma del mercato dell'energia,Riforma del sistema radiotelevisivo, Riforma dell'agricoltura e della pesca, Riforma delle misure di sostegno all'imprese, Riforma degli incentivi e fondo unico per il Mezzogiorno, Riforma dell'impresa sociale). Altre, presenti sul sito www.governoberlusconi.it non le riteniamo tali da definirsi strutturali.
Tra gli oltre sei milioni di pensionati presenti in Italia nel 2001 che percepivano pensioni mensili molto basse solo 1.600.000 hanno ottenuto l’aumento a 516 euro deliberato dal Governo di centro - destra con la Finanziaria del 2002. Per beneficiare dell’aumento, infatti, non era infatti sufficiente percepire una pensione inferiore ai 516 euro, ma bisogna anche avere almeno settanta anni e disporre di un reddito familiare inferiore a determinate soglie, che tengono conto anche del reddito dell’eventuale coniuge, e di altri redditi diversi dalle pensioni quali per esempio gli interessi sui depositi postali o su titoli di Stato.La dichiarazione non è falsa, ma presenta alcune imprecisioni.

"...paghiamo 70 miliardi di interessi tutti gli anni di debito, la Francia ne paga 40." (Bersani, Ballarò 6 Aprile 2008)
"…il governo Prodi si è trovato a gestire una situazione in cui il debito pubblico ammontava a circa 70 miliardi di soli interessi all’anno." (Franceschini, Ballarò 6 Aprile 2008)

La spesa per interessi sul debito nel 2007 in Italia è stata di quasi 77 miliardi di euro mentre in Francia di circa 51.5 miliardi. La dichiarazione di Bersani riporta non correttamente dati inferiori per entrambi i paesi. Se si considera la media degli interessi pagati dal 2001 a oggi, l’Italia si attesta su circa 70 miliardi mentre la Francia su 46. Anche interpretando in questo modo la frase, la dichiarazione non è corretta.
La media della spesa per interessi nei due anni del governo Prodi è stata di circa 72.5 miliardi come correttamente riportato da Franceschini.

Interessi sul debito in milioni di euro

 

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Italia

78764

71519

68350

65509

64700

68244

76726

Francia

45560

45495

44864

45441

45326

45305

51413

Fonte: OECD

 

 

 

 

 

 

 


 

"Unioncamere del Veneto, non l’ufficio studi della lega, ha calcolato che se ci fosse in Italia un sistema di federalismo fiscale come c’è in Catalogna, che è quello che proponiamo noi, ci sarebbero in un anno meno sprechi per 26 milioni di euro, 26 milioni di euro risparmiati…" (Maroni, Ballarò 6 Aprile 2008)

Il 12 Marzo è stato presentato il rapporto di Unioncamere del Veneto “Spesa pubblica e federalismo – Allocazione delle risorse umane e finanziarie ed efficienza delle Amministrazioni pubbliche”. Lo studio stima i risparmi potenziali che si avrebbero adottando diversi schemi di federalismo presenti in Europa in particolare quello della Germania e quello della Spagna. Secondo il rapporto, adottando il modello utilizzato dalle PA tedesche, l’Italia potrebbe ottenere un risparmio nella spesa pubblica di quasi due punti percentuali del Pil, pari ad oltre 26 miliardi di euro l’anno e non 26 milioni. Avendo invece come riferimento il modello spagnolo, il risparmio stimato sarebbe di circa 13,8 miliardi di euro.
Il risparmio citato dall’On. Maroni non è quindi quello che si avrebbe adottando lo schema spagnolo bensì quello tedesco a meno dell’errore nell’unità di misura dichiarata, milioni al posto di miliardi.

Per vedere la figura cliccare qui.

Per ulteriori dettaglia si veda
http://www.ven.camcom.it/pubblicazioni/pub/QdRnove.pdf




"…quando parliamo di povertà parliamo dell’11% del totale delle famiglie, di 7 milioni di persone, il 39% è collocato nel mezzogiorno…" (Savino Pezzotta, Porta a Porta, 3 Aprile 2008)

La prima parte dell’affermazione è corretta. Secondo l’ultimo rapporto disponibile sulla povertà relativa, le persone che vivono in situazioni di povertà sono 7 milioni 537 mila pari all’11.1% del totale delle famiglie residenti sul territorio nazionale. La parte dell’affermazione sulla povertà nel mezzogiorno non è corretta. Nel mezzogiorno infatti le famiglie sotto la linea di povertà relativa  sono il 22,6% e non il 39% come dichiarato, e rappresentano il  65% del totale delle famiglie povere.

Indicatori di povertà relativa per ripartizione geografica. Anni 2005-2006 (migliaia di unità e valori percentuali)

 

 

 

 

 

Nord

Centro

Mezzogiorno

Italia

 

2005

2006

2005

2006

2005

2006

2005

2006

Migliaia di unità

 

 

 

 

 

 

 

 

famiglie povere

510

595

270

315

1.805

1.713

2.585

2.623

famiglie residenti

11.227

11.378

4.533

4.598

7.507

7.591

23.268

23.567

persone povere

1.343

1.447

750

889

5.484

5.201

7.577

7.537

persone residenti

26.253

26.458

11.165

11.244

20.66

20.669

58.077

58.371

Composizione percentuale

 

 

 

 

 

 

 

 

famiglie povere

19,7

22,7

10,4

12,0

69,8

65,3

100,0

100,0

famiglie residenti

48,3

48,3

19,5

19,5

32,3

32,2

100,0

100,0

persone povere

17,7

19,2

9,9

11,8

72,4

69,0

100,0

100,0

persone residenti

45,2

45,3

19,2

19,3

35,6

35,4

100,0

100,0

Incidenza della povertà (%)

 

 

 

 

 

 

 

 

famiglie

 4,5

5,2

6,0

6,9

24,0

22,6

11,1

11,1

persone 5,1 5,5 6,7 7,9 26,5 25,2 13,1 12,9
Intensità della povertà (%)                
famiglie  17,5 17,8 18,9 16,9 22,7 22,5 21,3 20,8
Fonte: ISTAT 2007                


 

"…sette milioni di poveri sono li da 4 anni, sempre quelli (da 4 o 5 anni) come quantità, poi magari cambiano nella composizione però il grado di povertà relativa è abbastanza stabile." (Emma Bonino, Porta a Porta, 3 Aprile 2008)

L'On. Bonino aveva fatto un’analoga dichiarazione nel corso della puntata di Ballarò del 19 Febbraio 2008 e come già documentato nella nostra rubrica l’affermazione è corretta.

 

"…c’è una sottovalutazione totale del patrimonio di energia femminile, in Italia 6 milioni di donne non hanno accesso o sono fuori dal mercato del lavoro." (Emma Bonino, Porta a Porta, 3 Aprile 2008)

Nel quarto trimestre del 2007 le donne, con un’età superiore ai 15 anni, che non appartengono alla forza lavoro sono risultate oltre 16 milioni. Tuttavia limitandoci alla fascia d’età prettamente lavorativa (15-64 anni) il dato si riduce a circa 9.500.000 comunque superiore al dato citato dall’On. Bonino. In Italia sono oltre 6 milioni le donne che non appartengono al mercato del lavoro ma in età superiore ai 65 anni. L’affermazione non è corretta e avrebbe necessitato di maggiori argomentazioni e dettagli.

Non forze di lavoro in età 15 anni ed oltre per sesso, classe di età e ripartizione geografica (migliaia di unità)      
  Femmine
  15-24 25-34 35-54 55-64 15-64 65 e + Totale
Nord 796 356 996 1,301 3,449 3,209 6,658
Nord-Ovest 457 198 591 783 2,030 1,889 3,919
Nord-Est 339 158 405 518 1,419 1,319 2,739
Centro 392 205 535 544 1,676 1,385 3,061
Mezzogiorno 1,012 771 1,624 957 4,363 2,077 6,440
Italia 2,199 1,333 3,155 2,802 9,489 6,670 16,159
Fonte: ISTAT -  Rilevazione sulle forze lavoro IV trimestre 2007    


 

"…questo è un paese che da 10 anni non cresce." (Savino Pezzotta, Porta a Porta, 3 Aprile 2008)

L’affermazione necessiterebbe di maggiori argomentazioni e non è completamente corretta. Negli ultimi 10 anni, come già documentato da noi in altri articoli, l’Italia ha registrato una crescita limitata, non un’assenza di crescita. Come già rilevato l’aspetto cruciale è stato il differenziale di crescita rispetto agli altri paesi industrializzati. 

Si veda http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000279.html

 

"..Sui mercati il premio di rischio Italia, cioè il costo di Prodi, della sinistra e di Veltroni, sul debito pubblico mal gestito, ai nostri tempi era 20 punti adesso è salito del 300%." (Tremonti, Porta a Porta, 19 Marzo 2008)

L’affermazione dell’On. Tremonti fa riferimento allo spread tra il rendimento dei buoni del tesoro decennali italiani e dei Bund tedeschi che a fine febbraio ha raggiunto il massimo dal marzo 2001 arrivando a 44 punti base.
Lo spread medio nel periodo 2001-2006 è stato di 21 punti base e negli ultimi 2 anni di 27 punti base. Se si fa quindi riferimento ai valori medi non si riscontra un incremento del 300%. E’ sicuramente vero però che nell’ultimo anno il differenziale dei rendimenti è progressivamente aumentato triplicando rispetto al minimo raggiunto nel giugno 2003. Tuttavia, se si considera il valore raggiunto dal differenziale al termine del governo di centro destra nell’aprile 2006 emerge che rispetto al minimo lo spread era già aumentato di circa 2 volte e mezza. Gran parte dell’aumento dello spread rispetto al minimo del giugno 2003 è quindi avvenuto durante il governo di centro-destra.  L’affermazione di Tremonti non è quindi completamente corretta e avrebbe necessitato di maggiori argomentazioni.

Grafico sull’andamento dello spread medio – periodo 2001-2006

 

Bindi: "Non è aumentata la pressione fiscale…gli italiani non pagano più tasse…complessivamente le entrate fiscali sono aumentate non perché è aumentata la pressione sul singolo cittadino e sulla singola impresa che sono diminuite ma perché c’è stata la lotta all’evasione fiscale". Fini: "Il carico fiscale è aumentato" (Bindi - Fini, Porta a Porta, 18 Marzo 2008)

Tecnicamente l’indicatore sulla pressione fiscale, elaborato da ISTAT, è ottenuto come il rapporto tra l’ammontare delle imposte (dirette, indirette e in c/capitale), dei contributi sociali (effettivi e figurativi) e il Prodotto interno lordo. L’indicatore, sostanzialmente stabile nel 2004 e 2005, è aumentato negli ultimi due anni passando dal 42.1% del 2006 al 43.3% del 2007. L’aumento della pressione fiscale è ascrivibile, secondo il governo, alla lotta all’evasione fiscale e non all’aumento dell’imposizione fiscale sul singolo cittadino. Nei documenti presentati il 6 Marzo dal Ministro Visco si legge infatti che: “Tra il 2006 ed il 2008, sono state approvate riduzioni d’imposta sia alle famiglie sia alle imprese per oltre 10 miliardi di euro l’anno. Sebbene vi siano stati aumenti di imposta (ad esempio i bolli auto) questi sono stati ampiamente inferiori alle riduzioni. Gran parte del maggior gettito è derivato da misure antievasione che non incidono affatto sui contribuenti onesti.”. Sebbene quindi l’affermazione del Ministro Bindi presenti alcune imprecisioni lessicali (parlando di pressione fiscale per riferirsi al carico fiscale sul singolo cittadino e sulla singola impresa), il concetto che vuole esprimere è nel complesso corretto.

Per maggiori dettagli si vedano le dichiarazioni del Ministro Visco e il comunicato stampa ISTAT.

  Pressione fiscale
2004 (a) 40.6
2005 (b) 40.5
2006 (b) 42.1
2007 (c) 43.3
a) dati definitivi  
b) dati semidefinitivi  
c) dati provvisori  
Fonte: ISTAT  

 




"Noi siamo un paese che per l’85% dipende per l’energia dell’estero" (Casini, Ballarò, 25  Marzo 2008)

La dipendenza energetica di un paese dall’estero è misurata come il rapporto tra le importazioni nette (importazioni meno esportazioni) e il consumo totale di energia. Utilizzando gli ultimi dati disponibili del Bilancio Energetico Nazionale 2006 emerge che l’Italia dipende dall’estero per circa l’87%. L’affermazione dell’On. Casini, sebbene il dato citato sia lievemente inferiore, è quindi nel complesso corretta.

BILANCIO DI SINTESI DELL'ENERGIA IN ITALIA (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio)    
 ANNO 2006              
  Disponibilita' e Impieghi  Solidi   Gas naturale  Petrolio    Rinnovabili (a)  Energia elettrica  Totale 
 1. Produzione   0.510 9.058 5.769 13.395   28.732
 2. Importazione   16.786 63.854 106.997 0.838 10.251 198.726
 3. Esportazione   0.187 0.304 27.336 0.002 0.354 28.183
Importazioni nette 16.599 63.550 79.661 0.836 9.897 170.543
 4. Variaz. scorte   -0.045 2.910 0.219 0.000   3.084
 5. Consumo interno lordo (1+2-3-4) 17.154 69.698 85.211 14.231 9.897 196.191
 6. Consumi e perdite del settore energ. -0.741 -0.828 -5.985 -0.094 -42.885 -50.533
 7. Trasformazioni in energia elettr.   -11.857 -26.023 -9.501 -12.152 59.533 0.000
 8. Totale impieghi finali (5+6+7) 4.556 42.847 69.725 1.985 26.545 145.658
  - industria   4.413 16.418 7.659 0.292 12.114 40.896
  - trasporti   - 0.439 43.069 0.153 0.879 44.540
  - civile   0.008 24.887 5.959 1.371 13.079 45.304
  - agricoltura     0.150 2.588 0.169 0.473 3.380
  - usi non energetici  0.135 0.953 6.927  0,000   - 8.015
  - bunkeraggi   -  - 3.523     - 3.523
  (a) Al netto degli apporti da pompaggio.            
Fonte: Ministero dello sviluppo economico            





"…Lui ci ha lasciato, meno di due anni fa, una procedura di infrazione da parte dell'Unione europea, infrazione per il deficit, in questi giorni la procedura si sta chiudendo perché noi abbiamo risanato e l'Unione europea, che è un arbitro neutrale, chiuderà quella procedura.
L'indebitamento netto era 4,20 nel 2005 e adesso è 1,90; l'avanzo primario era lo 0,30 adesso è il 2,50; il debito pubblico era 106,20, nel 2007 era 104 e nel 2008 probabilmente 103." (Franceschini, Porta a Porta, 19 Marzo 2008).

I dati elaborati dell’Istituto Nazionale di Statistica e resi pubblici il 28 Febbraio 2008, confermano che l’indebitamento netto si è ridotto dal 2005 al 2007, passando da 4.2 a 1.9, come dichiarato da Franceschini. E’ corretto il dato sull’avanzo primario nel 2005, pari a 0.3, e del progressivo aumento nei due anni successivi fino al 3.1 nel 2007 e non al 2.5 come dichiarato. Il rapporto debito Pil era del 106.2 nel 2005 e ha raggiunto il 104 a dicembre 2007. Le previsioni per il 2008 sul rapporto debito/Pil, fatte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con la Relazione Unificata sull’Economia e la Finanza Pubblica, sono effettivamente del 103%.

(si veda http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/economia_relazione08/relazione_mef.pdf)

INDICATORI DI BILANCIO DELLA PA  ( % del PIL)    
  2004 2005 2006 2007
Avanzo Primario 1.24 0.3 1.26 3.1
Indebitamento netto 3.47 4.23 3.35 1.9
Debito 103.8 106.2 106.8 104
Fonte: ISTAT        




Brambilla: "Il piano industriale di Air France è quello di eliminare completamene il trasporto merci cargo che è l’unico che rende". Fassino: "Bisognerebbe sapere di cosa si parla Dott.ssa Brambilla…Non dica che si vuole chiudere il cargo Alitalia". Brambilla: "Si, nel 2010". Fassino: "Sa quanti aerei occupa dell’Alitalia il cargo Alitalia?" Fassino: "Cinque aerei, cinque aerei" (Brambilla – Fassino, Ballarò, 25  Marzo 2008)

Come ci ha segnalato il nostro lettore Antonino Chiummo, il dato citato dall’On. Fassino è corretto. Sul totale della flotta Alitalia (179 aeromobili), solo 5 sono dedicati al servizio cargo. Si veda per dettagli http://www.alitaliacargo.com/Default.aspx?tabid=88



"L’incremento del PIL nel 2007 è stato nettamente superiore dell’incremento del prodotto interno lordo degli anni precedenti" (Fassino, Ballarò, 25  Marzo 2008)

L’incremento del PIL nel 2007 è stato dell’1,5% grazie soprattutto alla crescita delle esportazioni. La crescita è stata lievemente inferiore a quella del 2006 ma superiore, in media, a quella degli anni precedenti. La crescita nel 2007 non è stata tuttavia nettamente superiore ed è stata comunque inferiore alla media europea come già documentato sul nostro sito (http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000279.html).

Variazioni percentuali sull'anno precedente del PIL ai prezzi di mercato - anno di riferimento 2000  
 
2001(b) 1.8  
2002(b) 0.5  
2003(b) 0.0  
2004(b) 1.5  
2005(c) 0.6  
2006(c) 1.8  
2007(d) 1.5  
(b) dati definitivi
(c) dati semidefinitivi
(d) dati provvisori                                      
 
Fonte: ISTAT  



"Negli ultimi 12 mesi sono aumentate del 50% le persone che si trovano sotto la soglia della povertà. Oggi in Italia sono 5 milioni le persone che soffrono il problema della povertà" (Bondi, Ballarò, 18 Marzo 2008)

I dati ufficiali al momento disponibili sulla povertà relativa arrivano al 2006 (La povertà relativa in Italia -Istat, 4 Ottobre 2007) e danno il dato pressoché stabile negli ultimi 4 anni. Gli individui poveri sono stimati pari a 7 milioni 537 mila individui poveri, circa 12,9% dell’intera popolazione. Anche i dati di Banca d’Italia dell’indagine campionaria “ I bilanci delle famiglie italiane” confermano che in termini di reddito equivalente la quota di individui che vive in famiglie a basso reddito nel 2006 era pari al 13,2 per cento e si è mantenuta pressoché costante dal 2000. Utilizzando invece come indicatore del benessere i consumi equivalenti, la quota di persone che vive in famiglie con un consumo inferiore alla metà del consumo mediano risulta pari al 6,9 per cento e si è ridotto rispetto al 2000.
Non essendoci al momento statistiche ufficiali per il 2007 sarebbe interessante sapere quale sia la fonte usata per affermare che il numero di coloro che vivono sotto la soglia della povertà è aumentato del 50% negli ultimi mesi.


"..il nostro paese anche se negli ultimi due anni ha registrato una crescita intorno al 2% esce da un periodo abbastanza difficile di crescita zero degli ultimi 5 anni"(Bindi, Porta a Porta, 18 Marzo 2008)

Secondo i recenti dati ISTAT, il PIL reale con anno di riferimento il 2000 è cresciuto nel 2006 dell’1.8% e nel 2007 dell’1.5%. Considerando la media degli ultimi 5 anni (2003-2007) la crescita è stata dell’1%, mentre nei 5 anni precedenti al biennio del governo Berlusconi la crescita è stata inferiore all’1%, una crescita sicuramente bassa ma non assente.


"...attenzione ai dati della realtà. L'altro giorno stavo a Rieti, l'Istat dice che c'è una disoccupazione del 5,6 - 5,7%, i sindacati sono reduci da uno sciopero generale provinciale, denunciano una disoccupazione del 28 - 30%. Capisco che ci possa essere qualche dubbio tra il 5 e 7, ma tra il 5,6 e il 30 no, ci deve essere qualcosa che non va. Voglio dire che la situazione è peggiore di quella che sembra" (Bertinotti, Ballarò 18 Marzo 2008)

Secondo i dati ISTAT di dicembre (non usiamo per correttezza i dati resi pubblici oggi da ISTAT sul mercato del lavoro in Italia dato che sono posteriori alla dichiarazione) la disoccupazione in Italia è al 5.7% con dati non destagionalizzati e al 5.9% con dati destagionalizzati, in linea quindi con quanto affermato da Bertinotti. A livello provinciale gli ultimi dati ufficiali danno per Rieti una disoccupazione al 5.9%, che raggiunge il 19.7 per i giovani dai 15 ai 24 anni (20.7 per le donne dai 15 ai 24 anni). Le statistiche ufficiali non confermano quindi quanto riportato da Bertinotti.
 

"..In Italia ci sono su 100 contratti di lavoro vigenti 13 sono a tempo determinato, in Spagna sono 34. Tra i giovani tra i 15 e 24 anni...in Italia sono 40 in Spagna sono 66"(Maroni, Ballarò 18 Marzo 2008)

L’affermazione è corretta. Secondo le ultime statistiche disponibili dell’OECD effettivamente in Italia il 13%dei contratti sono a tempo determinato (11.3% per i maschi e 15.3% per le femmine) mentre in Spagna la percentuale è del 34% (32.2 % per i maschi e 37.2% per le femmine).
Per quanto riguarda invece i giovani dai 15 ai 24 anni, in Italia la percentuale di contratti a tempo determinato è del 42.3%, lievemente superiore a quella riportata da Maroni, (37.8% per i maschi e 15.3% per le femmine ), mentre in Spagna il 66% dei contratti sono a termine (65.7% per i maschi e 67.8% per le femmine).


Santanchè: “Con voi è aumentata la spesa”.Ribatte Letta: “No, è scesa”. Ancora  Santanchè: “E no, è aumentata”. Controribatte Letta: “E’ scesa più con noi di quanto sia scesa nei 5 anni in cui anche l’on. Santanchè ha sostenuto il governo Berlusconi” (Ballarò, 4 Marzo 2008)

Se si confrontano le medie dei periodi 1998-2000 e del governo di centro destra 2002-2005 (escludendo quindi l’anno 2001, un anno controverso su cui vi sono state, come è noto, polemiche fra i due schieramenti sulla responsabilità dei conti pubblici), la spesa corrente è scesa durante il secondo governo Berlusconi di mezzo punto percentuale del PIL; tuttavia, al netto degli interessi, essa è aumentata di circa un punto percentuale e mezzo. Il motivo è che la spesa per interessi è scesa di ben due punti percentuali del Pil, ma solo una piccola parte (appunto mezzo punto percentuale) è stata risparmiata; il resto è stato usato per aumentare le altre spese correnti. Durante il governo Prodi, la spesa corrente è salita di 2.5 percento del PIL; questa volta l’aumento è tutto da attribuire alla spesa al netto degli interessi, perché la spesa per interessi è rimasta sostanzialmente immutata. Risultati simili si osservano se si guarda alla spesa totale (inclusa quindi la spesa per investimenti). Essa è rimasta invariata rispetto al periodo precedente durante il secondo governo Berlusconi, è aumentata di un punto percentuale del Pil durante il governo Prodi. In questo scambio, l’onorevole Letta ha dunque torto.
(Dati: ISTAT, Conti economici nazionali, 29 febbraio 2008 e Banca d'Italia, Relazione Annuale 2006)


“…5 anni di governo Berlusconi hanno mantenuto la pressione fiscale sostanzialmente allo stesso livello, era sceso dello 0.7 ed è aumentato il deficit di una cifra maggiore. Perché? Perché…perché l’Italia nel passato ha risolto i problemi di quel momento scaricando sulle generazioni future, cioè ha aumentato il debito e il deficit.” (Letta, Ballarò, 4 Marzo 2008)

La prima affermazione dell’onorevole Letta non corrisponde al vero. La pressione fiscale è scesa durante il governo Berlusconi da una media del 42.1 del PIL durante il periodo 1998-2000 ad una media del 40.8 durante il periodo 2002-2005. Durante il governo Prodi la pressione fiscale è risalita al 42.7 per cento del Pil. L’onorevole Letta ha invece ragione quando afferma che il deficit è aumentato sotto il governo Berlusconi. Più precisamente, l’indebitamento netto è passato dal 2.2 percento del Pil nel periodo 1998-2000 al 3.5 nel periodo 2002-06. Sotto il governo Prodi l’indebitamento netto è ridisceso al 2.6 percento del Pil. Nel valutare questi dati, bisogna anche tenere conto del fatto che la crescita del Pil (che di per sé contribuisce a ridurre l’indebitamento) è stata più sostenuta sotto il governo Berlusconi che sotto il governo Prodi.
(Dati: ISTAT, Conti economici nazionali, 29 febbraio 2008 e Banca d'Italia, Relazione Annuale 2006)


In relazioni alle morti bianche Cesare Damiano, Ministro del lavoro dichiara: "..1963, boom economico, 4400 morti all’anno, 2002 1481 morti in quell’anno, 2006 1341 morti. 2007 previsioni INAIL, io esagero un po’, al di sotto dei 1300". Interviene la Armeni: "2004 meno di 1300". Conferma Damiano: "Sì". Interviene Sacconi: "il 2006 è stato un anno brutto perché sono risaliti". Puntualizza Damiano: "Sono risaliti circa del 3% rispetto all’anno precedente" (8 e mezzo, 7 Marzo 2008)

Il Ministro Damiano ha fornito dei dati molto dettagliati, perciò cerchiamo anche noi di essere precisi nella verifica. E’ esatto il numero delle morti bianche riferito al 2002 (Tabella INAIL che segue) 1.481 morti di cui 1.354 uomini e 127 donne. Non è corretto il dato citato dalla Armeni perché nel 2004 le morti sul lavoro sono state 1.328, (1.225 uomini e 103 donne) superiore e non inferiore a 1300. Nel 2006 non sono state 1.341 come dichiarato da Damiano ma lievemente inferiori e cioè 1.302. Effettivamente dopo anni in cui il numero di morti era in calo il 2006 ha registrato un significativo aumento del numero degli infortuni mortali che sono cresciuti dal 2005 al 2006 del 2.2%.

Anno Infortuni mortali
2001 1549
2002 1481
2003 1449
2004 1328
2005 1274
2006 1302
Fonte: INAIL  

 

"…in quegli stessi anni (n.d.r. dal 2001 in poi) gli altri paesi crescevano come treni e noi eravamo fermi, abbiamo perso 11 punti di prodotto interno lordo…noi siamo stati fermi" (Veltroni, Porta a Porta, 3 Marzo 2008)

L’affermazione non è corretta. Nel periodo considerato la crescita dell’Italia è stata inferiore a quella della media europea. In termini differenziali, dal 2001 ad oggi in media l’Italia è cresciuta di un punto percentuale in meno rispetto agli altri paesi europei (dati OECD, Dicembre 2007. Per maggiori dettagli e un confronto con i 4 maggiori paesi dell’area Euro. Calcolando il tasso di crescita composto risulta quindi che l’Italia ha perso circa 7 punti di PIL e non 11 come dichiarato da Veltroni.
 


"…il governo è miracolosamente riuscito a fare, e questo merito di Romano Prodi, un’opera di risanamento finanziario dei conti dello stato: debito pubblico, deficit, avanzo primario riduzione della spesa pubblica" (Veltroni, Porta a Porta, 3 Marzo 2008)

Negli ultimi due anni i conti pubblici sono effettivamente migliorati. Dai dati sui conti economici nazionali diffusi da ISTAT il 28 Febbraio 2008 emerge che il saldo corrente è tornato positivo e ha registrato un notevolmente aumentato proprio nel 2006 e 2007. Similmente dopo il picco del 2005, l’indebitamento netto si è notevolmente ridotto nei due anni successivi e nel 2007 si è pressoché dimezzato rispetto al 2005. Il saldo primario, sebbene fosse già positivo, è ulteriormente migliorato negli ultimi due anni.
La spesa pubblica tuttavia non si è ridotta, ma ha continuato a seguire il trend crescente degli anni precedenti.

Conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche      
Milioni di euro            
          VARIAZIONI %
VOCI ECONOMICHE 2004 (a) 2005 (b) 2006 (b) 2007 (c) 2006 su 2005 2007 su 2006
             
  USCITE    
             
Spesa per consumi finali    276,238   290,818   299,074        303,950 2.8 1.6
  di cui: redditi da lavoro dipendente   149,866  156,542   162,889       164,645 4.1 1.1
            consumi intermedi     75,039    78,577    77,661         79,738 -1.2 2.7
            prestazioni sociali in natura acquistate direttamente sul mercato     37,949    40,246    41,331         41,722 2.7 0.9
Prestazioni sociali in denaro    234,701   242,346   252,119        265,284 4.0 5.2
Imposte dirette pagate dalla PA       1,049         973         893              914 -8.2 2.4
Altre uscite correnti      35,063    34,762     35,136          38,058 1.1 8.3
Uscite correnti al netto interessi    547,051   568,899   587,222        608,206 3.2 3.6
Interessi passivi      65,509    64,700     68,244          76,726 5.5 12.4
Totale uscite correnti    612,560   633,599   655,466        684,932 3.5 4.5
Investimenti fissi lordi      33,426    33,711     34,792          36,134 3.2 3.9
Contributi agli investimenti      20,071    21,988     22,292          24,769 1.4 11.1
Altre uscite in c/capitale       1,482      2,678     16,924           7,590 532.0 -55.2
Totale uscite in c/capitale      54,979    58,377     74,008          68,493 26.8 -7.5
Totale uscite complessive    667,539   691,976   729,474        753,425 5.4 3.3
             
  ENTRATE    
             
Imposte dirette    185,378   189,815   213,308        233,660 12.4 9.5
Imposte indirette    195,455   202,736   220,181        225,928 8.6 2.6
Contributi sociali effettivi    172,393   179,972   186,072        200,911 3.4 8.0
Contributi sociali figurativi       3,575      3,473       3,611           3,861 4.0 6.9
Altre entrate correnti      50,246    49,600     52,194          55,272 5.2 5.9
Totale entrate correnti    607,047   625,596   675,366        719,632 8.0 6.6
Imposte in c/capitale       8,374      1,871         225              300 -88.0 33.3
Altre entrate in c/capitale       3,806      4,081       4,249           4,314 4.1 1.5
Totale entrate in c/capitale      12,180      5,952       4,474           4,614 -24.8 3.1
Totale entrate complessive    619,227   631,548   679,840        724,246 7.6 6.5
             
   SALDI    
             
Saldo corrente -5,513 -8,003 19,900 34,700    
Indebitamento netto -48,312 -60,428 -49,634 -29,179    
Saldo primario 17,197 4,272 18,610 47,547    
             
               

Fonte: ISTAT


"...il compenso minimo legale c'è in quasi tutti i paesi Europei" (Veltroni, Porta a Porta, 3 Marzo 2008)

L’affermazione è corretta. Effettivamente in venti stati membri dell’Unione europea e in uno stato candidato esiste un salario minimo legale. La tabella di seguito riporta il salario minimo mensile per il 2007 nei paesi che lo contemplano.

Monthly minimum wages  
  2007
Belgium 1259
Bulgaria 92
Czech Republic 288
Estonia 230.1
Ireland 1403
Greece 658
Spain 665.7
France 1254
Latvia 172
Lithuania 173.8
Luxembourg 1570.3
Hungary 257.9
Malta 584.7
Netherlands 1301
Poland 245.5
Portugal 470.2
Romania 114.3
Slovenia 521.8
Slovakia 217.4
United Kingdom 1361.4
Turkey 297.6
Source: Eurostat  
Currency Euro  

 

"…nel 2001 quando fu sottoscritto il contratto i reati erano 2.163.830 nel 2006 alla fine di questo contratto 2.805.000" (Veltroni, Porta a Porta, 3 Marzo 2008)

Dall’ultimo Rapporto sulla criminalità del Ministero degli Interni emerge che in Italia i reati nel 2001 furono esattamente quanti dichiarati da Veltroni, mentre il numero citato per il 2006 non è corretto sebbene effettivamente si sia registrato un aumento dei reati commessi che sono arrivati a 2.579.124, circa 53.000 in meno (52.725) rispetto a quanto affermato da Veltroni.
La dinamica dei crimini nell’ultimo decennio indica che i reati sono diminuiti fino al 2001 e sono cresciuti proprio sotto il governo Berlusconi dal 2001 al 2006.

Numero di Crimini
1996 2.422.991
1997 2.440.754
1998 2.425.748
1999 2.373.966
2000 2.205.778
2001 2.163.830
2002 2.231.550
2003 2.456.887
2004 2.417.716
2005 2.579.124
2006 2.752.275
Fonte: Ministero degli Interni

 

Pur non essendo strettamente attinente ai temi della campagna elettorale, il nostro lettore Massimo Giannini ci segnala questa affermazione di Berlusconi che ha suscitato vivaci reazioni sulla stampa spagnola.
"..nel calcio non si può negare il mio successo: sono il presidente che ha vinto di più in tutto il mondo. Il secondo è Santiago Bernabeu, ma ha vinto meno della metà di me." (Berlusconi, Porta a Porta, 12 febbraio 2008)

Come riportato da più fonti come goal.com e il quotidiano.net, il Real Madrid sotto la presidenza di Santiago Bernabeu (1943-1978) ha vinto 29 titoli, contro i 16 fino ad ora vinti dal Milan di Berlusconi (dal 1986). Si tratta di 16 scudetti contro i 7 vinti dal Milan, 6 Coppe del Rey contro una sola Coppa Italia e 6 Coppe dei Campioni vinte dagli spagnoli contro le 5 del Milan. Il Milan ha vinto più Coppe Intercontinentali, 3 contro una sola vinta dalla squadra di Bernabeu.
Va considerato però, che il Santiago Bernabeu ha ricoperto la carica di presidente del Real per 35 anni, contro i 23 di Silvio Berlusconi e per questo ha avuto a disposizione 12 anni in più per vincere scudetti e Coppe del Rey. Diverso è il discorso per La Coppa dei Campioni e per la Coppa Intercontinentale. Infatti, la Coppa Campioni esiste dal 1955, per cui Santiago Bernabeu ha contato sullo stesso numero di anni di Berlusconi per poterla vincere, 23. La La prima Coppa Intercontinentale, invece, fu disputata nel 1960, questo vuol dire che Berlusconi ha avuto 5 anni in più a disposizione per poterla vincere.
 

"..i dati ISTAT degli ultimi 4 anni danno praticamente stabile i dati della povertà relativa questo è un problema che si è posto sotto il vostro governo e che noi abbiamo, senza fare miracoli nei 20 mesi,  iniziato in qualche modo a invertire" (Bonino, Ballarò, 19 Febbraio 2008)

L’affermazione è parzialmente corretta. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT sulla povertà relativa in Italia del 4 Ottobre 2007, negli ultimi quattro anni la povertà relativa è rimasta pressoché stabile e non sono variate sostanzialmente neppure le principali caratteristiche delle famiglie in condizione di povertà. Sul territorio Italiano sono presenti significative differenze geografiche: il fenomeno è più diffuso nel Mezzogiorno, dove la quota delle famiglie povere è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese, tra le famiglie con un elevato numero di componenti (cinque o più), tra quelle con tre o più figli, soprattutto se minorenni. Nel 2006 le famiglie che vivono in situazioni di povertà relativa sono 2 milioni 623 mila e rappresentano l’11,1% delle famiglie residenti; si tratta di 7 milioni 537 mila individui poveri, pari al 12,9% dell’intera popolazione.
Dall’analisi della serie decennale emerge tuttavia una sostanziale stabilità dell’indicatore dal 1997 a oggi, non appare quindi corretto affermare che il problema si sia posto sotto il governo Berlusconi.

 
Fonte: Elaborazione su dati ISTAT

"… abbiamo incontrato una stagione economica molto difficile soprattutto dopo l'11 settembre. La crisi ha investito non solo l'America ma anche l'Europa" (Berlusconi, Porta a Porta, 13 Febbraio 2008)

"quando noi abbiamo iniziato a governare nel 2001, avevamo previsto tassi di crescita del 3% all’anno per 5 anni, siamo arrivati ad un terzo. La sinistra ci ha accusati che era colpa nostra, non era così ed era sbagliato accusare che fosse colpa nostra perché c’era una recessione mondiale, dopo l’11 settembre, i governi hanno poco capacità di modificare le grandi macrovariabili…" (Brunetta, Otto e mezzo, 22 Febbraio 2008 )

L’addurre all’11 Settembre la mancata crescita è un’affermazione ricorrente nell’acceso dibattito di questi giorni.
Un nostro lettore Alessandro Sciamarelli, ci ha segnalato l’affermazione dell’onorevole Berlusconi e ha rilevato come quasi sempre queste dichiarazioni vengono fatte senza alcuna supporting evidence e dati che lo dimostrino.
Viceversa ci segnala come si tratti di una tesi completamente smentita dai fatti.
"Dal 2002 in poi, l'economia Ue ha conosciuto una netta ripresa, così come il ciclo internazionale.
Solo l'Italia è rimasta pressoché ferma. I dati che seguono mostrano il tasso di crescita composto del periodo 2002-2005 (prendiamo per correttezza, quelli in cui Berlusconi ha governato per intero) per: Pil reale, produzione industriale e produttività del lavoro per Italia, Germania, Francia, spagna e Regno Unito e Ue15.
Sono dati verificabili da chiunque sul sito Eurostat, oppure scaricando direttamente dal sito della DG Economy and Finance della Commissione europea l'ultimo Statistical Annex in pdf.
In questo caso ho adoperato la media Ue a 15 per un confronto fra economie più omogenee.
Come chiunque può vedere, per ciascuno dei 3 indicatori la performance di periodo dell'Italia è stata nettamente la peggiore. Appena positiva per il Pil (ma inferiore anche alla Germania), nettamente negativa per il resto.
Indicatori di economia reale, tasso composto di crescita di periodo 2002-2005. Pil reale produzione industriale (escluse costruzioni) produttività del lavoro."

Paese Pil reale Produzione industriale Produttività del lavoro
Italia +1,6 -3,2 -0,4
Germania +2,7 +6,5 +5,5
Francia +6,4 +1,8 +5,1
Spagna +13,3 +3,6 +1,7
Regno Unito +1 -2,6 +6,3
Ue 15 +6,3 +4,4 +4,5

 

"…(alla Brambilla) voi siete stati al governo per 5 anni e ce lo ricordiamo: crescita quasi uguale allo zero…(la Brambilla ribatte che c’è stato l’11 Settembre) e l’11 Settembre c’è stato per tutti, compreso per la Spagna che invece cresceva…" (Bonino, Ballarò, 19 Febbraio 2008)

Secondo i dati Eurostat la Spagna ha subito una battuta d’arresto nel 2002, per poi crescere costantemente. Quindi l’affermazione dell’On. Bonino è vera ad eccezione del primo anno dopo l’11 settembre.

Guarda il Grafico

 
"(alla Brambilla) voi siete stati al governo per 5 anni e ce lo ricordiamo…ci avete lasciato un disavanzo pubblico al 4,4%, il debito pubblico ce lo avete lasciato al 107 e lo abbiamo portato adesso al 105, il saldo primario è tornato positivo e in crescita e voi lo avevate azzerato" (Bonino, Ballarò, 19 Febbraio 2008)

Le stime del disavanzo erano effettivamente al 4,4% secondo i dati Istat. Il 29 febbraio, quindi dopo la puntata in questione, l’Istat ha diffuso il nuovo rapporto sui conti economici 2001-2007 e ha rivisto questa stima al 4,2% del Pil. L’affermazione dell’On. Bonino non è sbagliata.
Secondo i conti economici nazionali ISTAT, effettivamente il saldo primario nel 2005 era pressoché nullo ed è effettivamente tornato ad essere positivo nei due anni scorsi.
Viceversa dalla Relazione annuale di Banca d’Italia emerge che l’eredità del debito pubblico del 2005 non era di 107 era 106.2. Il rapporto debito/PIL è stato poi portato a 106.8 nel 2006 ma è poi effettivamente sceso a 105 nel 2007.  L’indebitamento netto sul Pil nel 2005 era al 4.2% e non al 4.4% come dichiarato ed è diminuito negli ultimi due anni.

CONTI ECONOMICI NAZIONALI

ANNI 2001-2007 – ISTAT

Tavola 19. Rapporti caratteristici del conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche (d)    
         
  2004 (a) 2005 (b) 2006 (b) 2007 (c)
Indebitamento netto / Pil -3,5 -4,2 -3,4 -1,9
Saldo primario / Pil 1,2 0,3 1,3 3,1
Pressione fiscale 40,6 40,5 42,1 43,3
Entrate correnti / Pil 43,6 43,8 45,6 46,9
Entrate totali / Pil 44,5 44,2 45,9 47,2
         
Uscite correnti / Pil 44,0 44,4 44,3 44,6
Uscite totali al netto interessi / Pil 43,3 43,9 44,7 44,1
Uscite totali / Pil 48,0 48,4 49,3 49,1
         
         
a) dati definitivi        
b) dati semidefinitivi        
c) dati provvisori        
d) Le possibili differenze nelle diverse modalità di calcolo dello stesso "rapporto caratteristico" sono dovute agli arrotondamenti    
 
"…in questi due anni la pressione fiscale è cresciuta di 2 punti e mezzo, con il governo Berlusconi era calata"(Brambilla, Ballarò, 19 Febbraio 2008)

"hanno aumentato le tasse, hanno aumentato la pressione fiscale di 2 punti, hanno sperperato i tesoretti…" (Brunetta, Otto e mezzo, 22 Febbraio 2008 )

In data 3 marzo il Tesoro ha rivisto le stime dell’Istat sulla pressione fiscale nel 2007. Nel comunicato dell’Istat diffuso il 29 febbraio la pressione fiscale si attestava al 43,3%. In questo caso la differenza tra il 2005 e il 2007 era di ben 2,7 punti percentuali, di più del 2,5% citato dall’On. Brambilla o del 2% dell’On. Brunetta.
Secondo le nuove stime del Tesoro la pressione fiscale sarebbe del 42,5%, 1,9% in più rispetto al 1005. In ogni caso l’affermazione era sbagliata.

 
Fonte: Banca d’Italia - Relazione Annuale sul 2006
 
Fonte: Istat – Conti Economici, Anni 2001-2007

"..la crescita del nostro PIL nel 2008 sarà addirittura sotto l’1% cioè lo zero virgola qualcosa.." (Brambilla, Ballarò, 19 Febbraio 2008)
Le previsioni fatte dall’Eurostat indicano per il 2008 una crescita dell’1,4%, quindi superiore all’1%  e non inferiore come erroneamente affermato dall’On. Brambilla. Per i dettagli si veda a questo link

Aggiornamento:
Come ci segnala il nostro lettore Roberto Arnaldo, in data 12 marzo l'ex Ministro dell'Economia Padoa Schioppa ha rivisto le previsioni di crescita per il 2008 allo 0,6%. Pertanto l'affermazione della Brambilla è esatta.

"...in questo paese le disuguaglianze sono fortissime: il 10% delle famiglie più ricche d’Italia possiede quasi il 45% dell’intera ricchezza nazionale.." (Finocchiaro Ballarò, 19Febbraio 2008)

Il dato del 45% della ricchezza totale posseduto dal 10% delle famiglie è corretto. E' un valore stabile da molto tempo.
E' però sbagliato sostenere che questo dato sia prova di diseguaglianze fortissime. Si tratta infatti di un valore piuttosto basso nei confronti internazionali: analizzando i dati del Survey of consumer finances americano e dall'handbook of income distribution della North-Holland in Francia al 10% più ricco va circa il 50% dellla ricchezza nazionale, in UK circa il 55%, in Svezia il 53%. In Usa siamo attorno al 70%. Del resto, visto che circa l'80% delle famiglie possiede l'abitazione, è naturale che in Italia la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza complessiva (reale e finanziaria) non sia molto elevata.

"...Molte famiglie non arrivano alla terza settimana c’è prima di tutto una responsabilità di chi ha governato in questi due anni l’Italia che ha determinato una situazione per le famiglie peggiore rispetto a quella che c’era nel 2006..." (Maroni Ballarò, 19Febbraio 2008)

L'indicatore più attendibile circa la quota di famiglie che "non arrivano alla fine del mese" proviene dall'indagine Istat su redditi e condizioni di vita delle famiglie, da cui risulta che nel 2006 il 14.6% delle famiglie "arriva a fine mese con molta difficoltà". Nel 2005 era il 14.7%. Non si dispone di dati più recenti.

"...In Italia non è che tutti si sono impoveriti, una parte degli Italiani si è impoverita e si sono impoveriti coloro che percepiscono stipendi, salari e pensioni perché aumentano molto di meno di quanto aumentano i prezzi…bisogna ridurre le tasse a questi Italiani, a queste persone che hanno subito una vera decurtazione dei loro redditi. E’ inutile, noifacciamo gli aumenti salariali e vengono falcidiati dalle tasse…si devono ridurre le tasse sugli aumenti contrattuali, su tutti. Non solo le 14esime che hanno una minoranza di lavoratori ..." (Angeletti 9Febbraio 2008)

Negli ultimi anni si è verificata, secondo l'indagine Banca d'Italia, una redistribuzione di reddito a favore dei lavoratori indipendenti e a danno dei dipendenti, mentre i pensionati hanno mantenuto le proprie posizioni relative. I tassi di povertà delle diverse tipologie di famIglie, classificate sulla base della professione dei loro componenti, non sono però cambiati in modo significativo.


* A cura di Davide Baldi, Michela Braga, Andrée Pedotti e Ludovico Poggi per la Redazione de lavoce.info

 


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