La legge elettorale è incivile. Ma ci sono almeno tre motivi per votare
comunque. Le liste bloccate danno molte informazioni sulle vere priorità dei
partiti e su come interpretano il rinnovamento della classe politica: dalle
quote rosa eluse al ringiovanimento spesso solo di facciata, mentre nella
nuova Camera ci saranno almeno dodici deputati già condannati. Non è vero
che i programmi dei due maggiori schieramenti sono uguali. L'unica cosa che
hanno in comune è il fatto di essere libri dei sogni. E sulla legge
elettorale, non tutti i partiti vogliono davvero cambiarla.
Il 13 e 14 aprile andremo a votare con una legge elettorale
da paese incivile. Sembra fatta apposta per incoraggiare l’astensione
al voto. Ci ha fatto assistere, prima, all’avvilente spettacolo di
segretari di partito che contrattano con potenziali alleati e correnti
interne sui nomi, oltre che sul numero, dei singoli deputati e
senatori sicuri. Grazie a questa legge ignobile abbiamo poi
potuto leggere sui giornali nomi e cognomi dei “nostri” eletti nelle
varie circoscrizioni un mese prima del voto. Naturale chiedersi: ma
perché andare a votare se tanto hanno già scelto loro?
Eppure ci sono tre motivi per cui andremo a votare e invitiamo tutti
voi a fare altrettanto. 1. POSSIAMO SCEGLIERE LE PERSONE SCEGLIENDO
I PARTITI
Il primo motivo è che le liste fatte a tavolino sono, in realtà,
molto informative circa le vere priorità dei partiti,
cosa vogliono fare in Parlamento, e come interpretano il rinnovamento
della classe politica. In queste settimane le abbiamo studiate a
fondo. Ci siamo concentrati sulla Camera, dove è molto più facile
prevedere i nomi degli eletti. Vi ricordiamo i fatti più rilevanti che
abbiamo scoperto. Trovate molte altre informazioni
nelle
schede qui a fianco.
Le
quote rosa sono state eluse relegando le donne per lo più a
posizioni in lista da cui non verranno sicuramente elette. Gli esempi
peggiori sono quelli dell’Udc (solo due donne su trentaquattro
probabili deputati), della Lega e dell’Italia dei Valori (una donna
ogni sei deputati in entrambi i casi). Il Partito democratico è
l’unico che farà aumentare in modo sensibile la quota di donne in
Parlamento: perché è, assieme al Pdl, il partito che avrà una
quota più alta di seggi e perché ha quasi un terzo di donne tra i
probabili deputati contro meno del 20 per cento
nel caso del Popolo delle Libertà .
Il ringiovanimento è più di facciata che effettivo:
anche i giovani sono per lo più relegati nelle posizioni di coda delle
liste, in cui sono sicuri di non essere eletti (l’età media scende da
50 a 45 anni passando dai sicuri eletti ai sicuri non eletti). Solo
quarantaquattro i probabili deputati con meno di 35 anni, di cui quasi
la metà ex-parlamentari o funzionari di partito. La Sinistra
Arcobaleno è il raggruppamento che contribuisce di meno al
rinnovamento della classe politica: ben l’83 per cento dei suoi
probabili eletti era già stato parlamentare nella XV Legislatura.
Anche l’Udc rinnova poco: solo poco più del 30 per cento dei suoi
probabili eletti non sedeva già nel Parlamento uscente.
Un livello più alto di istruzione è in genere
associato a un minor tasso di assenteismo e a una
maggiore produttività nell’attività parlamentare. I partiti che
porteranno in parlamento meno laureati sono la Sinistra Arcobaleno e
la Lega: solo sei su dieci contro circa tre su quattro in media per
gli altri gruppi. I partiti sono molto specializzati nelle
professioni. Quasi il 40 per cento dei deputati della Lega sono liberi
professionisti. Nel Popolo delle Libertà e nell’Italia dei Valori un
deputato su cinque è avvocato, la categoria, assieme ai medici, col
tasso più alto di assenteismo. Nel Partito democratico e nella
Sinistra Arcobaleno ci sono più docenti universitari o insegnanti
(circa uno su cinque) e funzionari di partito (addirittura uno su
quattro nella Sinistra Arcobaleno). L’Udc ha la più alta percentuale
di dipendenti pubblici: il 13 per cento.
Nella nuova Camera ci saranno con ogni probabilità dai
dodici ai quattordici deputati che sono stati
condannati, perlomeno in primo grado (senza che i gradi di
giudizio successivi dei processi in corso li abbiano scagionati), per
reati diversi: i più frequenti sono quelli contro il patrimonio,
corruzione, favoreggiamento o associazione mafiosa. La concentrazione
più alta di persone con precedenti penali è nell’Udc (quasi il 9 per
cento degli eletti), seguita dalla Lega (7 per cento), dal Popolo
delle Libertà (che porterà in Parlamento 3 deputati con condanne
definitive e 1 deputato che ha scelto il patteggiamento), Sinistra
Arcobaleno (quasi 2 per cento, come il Pdl) e Partito Democratico (0,6
per cento). L’unico partito ad aver rispettato l’impegno con gli
elettori di non portare in parlamento persone con precedenti penali è
l’Italia dei Valori.
2. I PROGRAMMI NON SONO TUTTI UGUALI
Non è vero che i programmi dei due maggiori schieramenti sono
uguali. L’unica cosa che hanno in comune è il fatto di essere
libri dei sogni.
Quello del Pdl, ad esempio, propone di portare la
pressione fiscale sotto il 40 per cento riducendo contemporaneamente
il debito, senza tagliare la spesa pubblica, ma solo con interventi
straordinari, una tantum, come la vendita del patrimonio pubblico.
Quello del Pd ha anch’esso obiettivi ambiziosi di
riduzione della pressione fiscale (un punto di aliquote Irpef in meno
all’anno) e del debito pubblico (portato sotto il 90 per cento) e, per
lo meno, ammette che dovranno essere necessariamente finanziati da
riduzioni della spesa corrente. In entrambi i casi, il saldo non
torna: le promesse costano molto di più dei finanziamenti indicati.
Più interessante guardare quali tasse i due maggiori schieramenti
propongono di ridurre, poiché questo fa capire quali sono le loro vere
priorità. Ad esempio, se entrambi i programmi si propongono di ridurre
il prelievo fiscale sul lavoro, quello del Pdl agisce di più nel senso
di spingere chi lavora già a lavorare di più (con provvedimenti come
la detassazione degli straordinari e il quoziente famigliare), mentre
quello del Pd va più nella direzione di incoraggiare a lavorare chi
oggi non lo fa .
Nei prossimi giorni completeremo le schede sui programmi, compresi
quelli dei partiti minori, in modo tale da evidenziare queste
importanti differenze qualitative.
3. PENSIAMO AL REFERENDUM
Sul dopo voto incombe comunque il referendum sulla legge
elettorale. E per fortuna che c’è. Vuol dire che, scegliendo bene
questa volta, possiamo sperare di non andare mai più a votare con
questa ignobile legge elettorale. Alcuni partiti hanno indubbiamente
più responsabilità di altri nell’averci consegnato le liste bloccate.
E non tutti vogliono davvero cambiare la legge
elettorale. Possiamo ricordarci anche di questo nel segreto dell’urna.
A proposito, bene che sia un segreto davvero. Aspettiamo ancora che,
in risposta al nostro appello, i candidati Casini e Santanchè dicano
chiaramente che non vogliono i voti delle mafie e che non accetteranno
il voto di scambio.
Tito Boeri, Andrea Boitani, Massimo Bordignon, Agar Brugiavini,
Daniele Checchi, Francesco Daveri, Daniela Del Boca, Marzio Galeotti,
Pietro Garibaldi, Francesco Giavazzi, Maria Cecilia Guerra, Luigi
Guiso, Tullio Jappelli, Marco Onado, Marco Pagano, Fausto Panunzi,
Roberto Perotti, Giuseppe Pisauro, Michele Polo, Carlo Scarpa,
Francesco Vella
Sono temporaneamente in aspettativa Silvia Giannini, Pietro Ichino
e Daniela Marchesi
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