Antonio Manganelli ha risposto alla mia
lettera aperta. Lo considero un gesto importante. Una risposta
pubblica attraverso la Rete del capo della Polizia di Stato è
un passo in avanti verso una democrazia diretta. Nella quale la
Polizia diventi sia nei fatti che nella percezione degli italiani un
Servizio e non un potere alle dipendenze dei partiti. Ringrazio Antonio
Manganelli e spero che legga quotidianamente questo blog e le sue denunce per
portarsi avanti con il lavoro.
"Caro Beppe Grillo,
rispondo volentieri alla Sua lettera, che mi consente di fare qualche
riflessione su un tema tanto delicato e complesso.
I problemi sociali irrisolti sono frequentemente destinati a
diventare, nostro malgrado, anche “problemi di polizia”,
generando prima comprensibili manifestazioni di malcontento, poi accesi
conflitti che, il più delle volte, hanno a che vedere con l’ordine pubblico.
Accade, allora, che il poliziotto si trovi a dover garantire contemporaneamente,
da un lato, alcuni fondamentali diritti di libertà (quelli di
riunione, di espressione, ecc.), dall’altro, legittime manifestazioni di
dissenso. Trovare il giusto equilibrio non è sempre facile: l’unico
faro che può e deve orientarlo nella sua difficile attività quotidiana è quello
offertogli dalla legge che la società si è democraticamente data.
Ci si può riunire, si è liberi di esprimere le proprie idee, si possono e si
devono responsabilmente assumere decisioni quando a ciò si è legittimati. Da un
versante opposto, si possono invocare le proprie ragioni contrarie, si può
protestare. Ma come? Impedendo agli altri di esprimere la propria opinione?
Lanciando sassi o incendiando cassonetti ? Tagliando le gomme delle auto?
Rompendo le vetrine dei negozi? Siamo tutti convinti che alcune modalità di
protesta non rientrano nelle regole della “civile convivenza” e
dello stesso ordinamento giuridico e non possono perciò essere consentite,
neanche quando si dovesse ritenere che le regole della “civile convivenza” siano
state infrante ancor prima proprio da chi è preposto ad assumere iniziative per
il bene di tutti. Un problema diverso, seppur strettamente collegato, è quello
delle modalità con cui le forze di polizia pretendono il
rispetto delle regole. Lei ha citato vicende che, proprio obbedendo alle regole
del nostro ordinamento, sono attualmente oggetto di vaglio da parte della
magistratura, cui tocca dare una risposta. Noi siamo pronti ad assumerci
le nostre responsabilità.
Proprio i gesti di eroismo quotidiano delle donne e degli uomini delle forze di
polizia, che La ringrazio di
aver ricordato nella Sua lettera, riflettono la voglia di fare con
onestà un lavoro che vuole essere utile per la collettività,
cercando di sbagliare il meno possibile, tra le mille difficoltà e le mille
insidie che la “strada” regala ogni giorno.
Io cerco di fare al meglio la mia parte, a cominciare dalla formazione
professionale e dall’addestramento operativo di tutti i poliziotti,
curando, quale assoluta priorità, il rispetto della persona e dei diritti
garantiti dalla Costituzione. Grazie per l’opportunità che mi ha dato. Con
sincera cordialità." Antonio Manganelli
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04/04/2008 Lettera aperta a Antonio Manganelli (http://www.beppegrillo.it)
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"Gentile dottor Antonio Manganelli,
il termine con cui mi rivolgo a lei, gentile, non è
casuale, è come vorrei che fosse la Polizia di Stato: gentile verso il
popolo italiano che deve proteggere. Vede, ho una strana sensazione,
che la Polizia di Stato stia assumendo agli occhi
dell’opinione pubblica un ruolo che, sono sicuro, non vuole avere e non deve
avere. Quello di protettrice degli interessi dei partiti, delle loro
malefatte, dei loro numerosi pregiudicati e prescritti.
Questa sensazione la leggo negli occhi delle ragazzine prese a
manganellate a Bologna durante la
manifestazione di dissenso nei confronti di Giuliano
Ferrara. La loro unica colpa è stata di avere contestato con un
lancio di pomodori un signore che vuole cancellare un referendum e che dal
suo comodo studio televisivo sponsorizza ogni guerra,
purché americana. Quando è possibile per i nostri ragazzi dissentire, anche
urlando, se non in piazza? L’informazione che ricevono ogni giorno dai
giornali e dalle televisioni è pilotata, strumento dei gruppi di potere per
mantenere il potere. Questo i giovani lo sanno. Per loro però ci sono,
troppo spesso, le cariche, i pestaggi. E, invece,
per i politici e i loro giornalisti stipendiati, la protezione dei
suoi uomini, la scorta e le macchine blu. In Piazza
Maggiore c’erano famiglie con bambini piccoli, non pericolosi terroristi.
Questa sensazione l’ho letta negli occhi dei vecchi picchiati dalla Polizia
a
Savignano Irpino. Pensionati straniti, confusi, increduli, di
certo mai colpiti prima da ragazzi in divisa. Quei vecchi protestavano per
la distruzione della loro terra, che è anche la sua, dottor
Manganelli. Non capivano perché Bassolino, corresponsabile
dello scempio, fosse ancora Governatore della Campania, come del resto non
lo capisce, né lo accetta, nessun italiano. Non capivano le botte, le
manganellate, il sangue.
Questa sensazione l’ho vista negli occhi, quando li ho incontrati, del padre
e della madre di
Federico Aldrovandi, un ragazzino picchiato a morte da una
pattuglia stradale. L’ho sentita nelle dichiarazioni delle persone torturate
a
Bolzaneto e nella “macelleria messicana” della scuola Diaz.
Lei potrà obiettare che si tratta di episodi, di poche mele marce e, con
tutta probabilità, ha ragione. Nel
calendario dei Santi Laici, l’elenco dei caduti per un’Italia
onesta che pubblico ogni anno sul blog, la Polizia di Stato è al primo
posto. Centinaia di poliziotti si sono fatti uccidere per
affermare la giustizia in Italia.
Lo scorso otto settembre ero a Bologna per il
V Day. In piazza Maggiore e nelle vie laterali c’erano
150.000 persone. Nessun casco, nessuno scudo, nessun uomo in divisa
di fronte al palco. Nessun incidente né prima, né dopo, né
durante una manifestazione durata dieci ore. C’era però molta rabbia nei
confronti di una classe politica senza pudore, verso i condannati in
via definitiva che siedono in Parlamento. Gli stessi che i suoi
uomini in passato hanno arrestato. E verso i prescritti che, grazie alle
leggi ad personam, i suoi uomini, purtroppo, non
hanno potuto arrestare. In gran parte i medesimi, condannati e
prescritti, che dopo le elezioni saranno ancora senatori e deputati.
Lei lo sa, si sono già auto eletti grazie all’eliminazione del voto di
preferenza. Per merito della cancellazione di una legge elettorale votata
dalla maggioranza degli italiani. Gli elettori, se potessero scegliere,
non li voterebbero mai.
La politica non può trasformarsi in un problema di ordine pubblico. La
Polizia di Stato non deve diventare il braccio armato di chi ha distrutto il
Paese per evitare il confronto con i cittadini. Non se lo merita la
Polizia e neppure gli italiani. Spero in una sua risposta che
pubblicherò sul blog. I miei saluti.” Beppe Grillo
03/04/2008 Malati di burocrazia terminale (http://www.beppegrillo.it)
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La burocrazia italiana è cresciuta come un immenso ficus.
Chi ne entra in contatto è soffocato dalle spire di un boa. Passo dopo passo
diventa uno straccio bagnato, un pezzo di carne urlante, un
pazzo che cerca vendetta. La burocrazia terminale è il vero fiore
all'occhiello della nostra classe politica. Gente che non saprebbe
gestire un bagno pubblico diventa sindaco, sottosegretario,
ministro, assessore. Promossa fino al massimo delle sue incapacità. Mai
responsabile di nulla verso il cittadino. Colui che gli paga lo stipendio.
L'unica difesa è evitare ogni contatto. Ignorarla, far finta che la
burocrazia non esista, che sia una pagliacciata per pagare lo stipendio a
qualche milione di italiani integrati con il Sistema.
Quando ciò non è possibile, come per Alessandro, ci aspetta
il buco nero.
"Mi iscrivo all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti
all'Estero) tramite il Consolato alla fine di Novembre dell'anno scorso.
Agli inizi di quest'anno il Consolato mi richiama per
dirmi, che dopo aver consultato il Ministero degli Esteri
per casi simili al mio si sono sentiti rispondere che c'e' bisogno di una
prova della residenza e non solo l'autocertificazione. Nel mio caso la
Permanent Resident Card.
Ho inviato via fax la richiesta al Consolato come da loro
richiesto. Li ho richiamati per accertarmene. Mi hanno confermato la
ricezione. Qualche giorno fa, esattamente il 27 di marzo, dopo il fatidico
giorno 26, termine ultimo per i Consolati per dover spedire le buste per il
voto, mi sento rispondere che sono si iscritto all'AIRE, ma non alle
liste elettorali. Devono faxare la richiesta al mio comune di
residenza in Italia. Il giorno stesso faxano la richiesta.
Il comune, che dovrebbe rispondere nelle 24 ore, non risponde.
Rifaxano. Niente da fare. A questo punto chiamo io direttamente il
comune. Mi indicano un altro numero di fax. Tutto sembra procedere per il
meglio se non fosse che il Comune non rilascia l'autorizzazione al Consolato
per farmi votare all'estero. Siamo fuori dai tempi massimi
dicono.
Richiamo il Comune. Conferma la versione. Scarica la colpa sul Consolato
perchè non avrebbe mandato il fax in tempo. Si scopre che oltre alla
richiesta di elettorato lo stesso Consolato avrebbe per la prima volta
mandato al Comune la richiesta di iscrizione all'AIRE (che appunto avevo
fatto a fine novembre dell'anno precedente). Il Comune per una
direttiva del Ministero degli Interni non può fare più niente. C'e'
anche una direttiva del Ministero degli Esteri che perrmetterebbe ai Comuni
più di "manica larga" di accettare le richieste dell'ultimo momento.
Comprendo tutti i problemi burocratici, non comprendo però perchè il
cittadino non possa godere del diritto di votare.Dovrei tornarmene in
Italia, cosa che non ha senso e che è ovviamente onerosissima. Mi sono
sentito un cittadino di serie B per due motivi:
- sono stato residente nel comune sbagliato. Se lo fossi stato in un altro
comune forse mi avrebbe dato il permesso di votare, come ho visto succedere
- non sono uguale nei diritti agli altri italiani perche' de facto non posso
votare e magari mi sento dire che non e' bello che non si vada a votare. Io
voglio votare, non per concessione, ma per dirittto. Voglio
anche scegliere di non votare, ma la busta per votare mi deve arrivare a
casa, altrimenti non mi sento trattato come un cittadino." Alessandro
Calia, Devon, Pennsylvania
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02/04/2008 Giuliano l'aprostata (http://www.beppegrillo.it)
Bologna, il due aprile del 2008(*)
"Ferrara è un grasso signore dai fianchi un po' molli
col seno sul piano padano ed il culo sui colli
Ferrara arrogante e papale Ferrara il rosso e fetale
Ferrara con il Vaticano già un po’ comunista
e in odor americano
Ferrara picchiator in valle Giulia estremista minore
lottatore di sumo infangatore di giudici
Il suo Craxi non ancor latitante cantava
Rimbalzavano le filosofie oh quanto era
marxista ma senza pudore e paura
e i socialdemocratici sembravano la letteratura
oh quanto era così forzitalico
schiavo di potere e denaro
privo di rossore e vergogna cullato
fra i portici cosce di Testa d’Asfalto
Una bohème confortevole giocata
fra finanziamenti del Foglio e pubblicità Mondadori
Ferrara è un romano di stomaco forte
Ferrara diffamatore cortese Ferrara contro l’aborto
che sa quel che conta e che vale
che sa cos’è la CIA e il suo sale
che calcola il giusto la vita e che sa
dove sta il portafoglio e una tavola sempre imbandita
Ferrara è un ricco signore che fu comunista
benessere ville gioielli e piduisti in vetrina
che sa che l'odor di giustizia
da mandare giù è cosa seria
e vuole sentirsi sicuro con la tiara che porta
Li sprechi i tuoi voltagabbana però
con lo strano binomio di preti e di feti
davanti al santo Petronio e ai bolognesi di piazza Maggiore
sono migliaia diversi da te
oh quante parole ti cantano
di fronte a una faccia paonazza
al tuo stupore volgare
Bologna bambina per bene Bologna busona
Bologna ombelico di tutto
che spingi Ferrara
a un singhiozzo e ad un rutto
grazie per quel che m'hai dato
quell’otto settembre
un dolce ricordo, un futuro e un passato" Beppe Grillo
(*) Testo liberamente tratto da "Bologna" di Francesco Guccini
Ferrara' s tour (da Repubblica.it):
02/04/2008 Sette televisioni e tre giornali (http://www.beppegrillo.it)
In Italia comanda, decide, ordina la disinformazione. Sette
televisioni e tre giornali si sono sostituiti alla
democrazia. Tutto quello che non sapete è vero. Quello che sapete è ciò che
vuole il Sistema. Non c'è bisogno della polizia o delle leggi speciali per
vivere in un regime. E' sufficiente il controllo dell'informazione.
I media sono il primo obiettivo in qualunque colpo di Stato.
L'Italia non sa più nulla. Non riesce più a giudicare. E' schizofrenica. La
realtà e l'informazione che riceve sono due cose diverse, contrapposte. E'
un pugile in stato confusionale, che non sta più in piedi, con l'assistente
all'angolo del ring che gli grida che va tutto bene. Non essere o
sapere? Questo è il dilemma.
Non siamo padroni della nostra vita perchè non sappiamo. Sette televisioni e
tre giornali. RAI1, RAI2, RAI3,
Canale 5, Italia1, Rete4,
La7, il Corriere della Sera, la
Repubblica, la Stampa. Il nostro Governo, il
nostro Parlamento, i nostri occhi sono loro. I magnifici 10.
I nomi dei direttori sono importanti, ma fino a un certo punto. Riotta,
Mazza, Giordano, Liguori, Fede, Piroso. A chi rispondono questi signori? Che
interessi rappresentano?
Prodi ha messo lì il pinguino Riotta e
Fini, "una mattina, una brutta mattina", ha regalato la
scrivania del Tg2 a Mazza. I giornalisti dei telegiornali
pubblici sono addetti di uffici stampa, velinari (talvolta
vaselinari), impiegati di Regime.
Canale 5, Italia1 e Rete4 sono strumenti di propaganda di
Testa d'Asfalto. Hanno una doppia funzione: fargli fare miliardi di euro con
la pubblicità attraverso Publitalia e mantenere gli italiani in coma
assistito. Lo psiconano è un concessionario dello Stato. Le
frequenze televisive su cui trasmette sono nostre. Il conto corrente, le
notizie e il conflitto di interessi, invece, sono solo suoi. La7 è di
Telecom Italia, un megafono degli interessi industrilali dei suoi azionisti.
Benetton ad esempio, Telefonica a riesempio.
Paolo Mieli è l'espressione del salotto buono del Corriere
della Sera. Un gruppo assortito di società che spazia dalla Pirelli a
Mediobanca, da Intesa San Paolo alla Tod. I padroni del Corrierone si
chiamano Confindustria e ABI. Geronzi,
Passera, Tronchetti, Della Valle. La Repubblica è del gruppo l'Espresso
dell'ingegner Carlo De Benedetti, industriale, finanziere. La Stampa è del
gruppo Fiat, un quotidiano ispirato da Luca Cordero di Montezemolo.
Riassunto: partiti, Testa d'Asfalto, Confindustria e ABI
possiedono l'informazione. Se vogliono possono farci credere qualunque cosa.
E ci fanno credere qualunque cosa. Il V2 day del 25 aprile
è il primo passo per ridare la capacità di intendere e volere agli italiani.
L'informazione va separata da interessi economici e politici.
Tre referendum per una libera informazione in un libero
Stato. Abolizione dell'ordine dei giornalisti di Mussolini. Abolizione del
finanziamento pubblico all'editoria di un miliardo di euro all'anno.
Abolizione della legge Gasparri e del duopolio Rai-Mediaset. Per partecipare
richiedete i moduli e la presenza del vostro banchetto sulla mappa nel
blog. 270 città hanno già aderito.
Ps: Chi si iscrive alla marcia ed è certificato al blog è
riconoscibile nei commenti dalla presenza di un omino.
V2-day, 25 aprile, per un'informazione libera:
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