E' quanto sostiene Confcommercio che ha esposto oggi le sue "cinque
verità sui prezzi". Su un euro di venduto, ha detto la confederazione,
sono 7 e non 60 i centesimi che vanno al commercio.
Produttività e redditi bloccati sono i veri
responsabili della crisi dei consumi. E in tema di filiera e
prezzi, su un euro di venduto i commercianti all'ingrosso e al dettaglio
trattengono 7 centesimi e non 60. É quanto ha affermato oggi Confcommercio,
che ha esposto le sue "cinque verità sui prezzi" in tema di calo di consumi
e filiera agroalimentare. Per Confcommercio all'origine della crisi ci sono
infatti produttività e redditi bloccati. I dati sono stati
illustrati oggi dal direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella.
"In primo luogo - ha detto Bella - diciamo una volte per tutte che il calo
dei consumi non causato dall'aumento dei prezzi ma dal fatto che il Paese è
bloccato ormai da anni in termini di produttività e redditi. Basta osservare
l'andamento dell'inflazione dei maggiori paesi europei che è pressoché
uguale per tutti mentre i consumi registrano un andamento molto lento se non
addirittura negativo, nel primo semestre 2008, solo in Italia". Bella si è
soffermato sui dati del Pil, che nel primo semestre 2008 è cresciuto molto
meno in Italia rispetto a Francia, Spagna e Regno Unito.
In tema di filiera agroalimentare, Confcommercio contesta
i dati sui ricavi della filiera agroalimentare per i quali al commercio
andrebbero 60 centesimi su un euro di spesa. "Una cosa assolutamente falsa e
quasi offensiva - ha detto Bella - perché guardando i numeri emerge
chiaramente che alla fine l'utile netto per il commercio al dettaglio più
quello all'ingrosso è del 9%".
Confcommercio ha sottolineato inoltre i sussidi
all'agricoltura e ridisegnato la "catena del valore aggiunto" per definire
quanto, su un euro di venduto, arriva al commercio. Ha detto il Direttore
dell'Ufficio Studi: "Per ogni euro di valore aggiunto l'agricoltura riceve
oltre 61 centesimi di aiuti. Quindi tenendo conto di tutti i sussidi, la
realistica catena del valore aggiunto è: 25 per l'agricoltura, 32 per gli
altri settori (energia, banche, assicurazioni etc.), 20 per il dettaglio più
l'ingrosso e 23 per l'import più il trasporto. Quindi in definitiva, gli
imprenditori del commercio all'ingrosso e al dettaglio trattengono
complessivamente sette e non sessanta centesimi totali su un euro di
venduto".
Confcommercio non condivide la denuncia sulla doppia velocità
dell'andamento dei prezzi delle materie prime e al consumo. Per Bella è
"assolutamente falso che i prezzi delle materie prime scendono e i prezzi
alimentari al consumo restano elevati. Basta considerare l'esempio tipico
della pasta. Considerando i dati citati da Ismea, si vede chiaramente come
in realtà i prezzi al consumo smussano le oscillazioni sui mercati d'origine
anche grazie ai passaggi di filiera. Il livello assoluto del prezzo della
pasta è diminuito tra settembre e luglio 2008 dell'1,3%, passando da 1,5
euro a 1,48 euro al chilo".
Per il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli è
dunque necessario intervenire con una riduzione della pressione fiscale e
con interventi di detassazione su straordinari e tredicesime. Per Sangalli
"il vero tallone d'Achille è la debolezza della domanda interna, e in
particolare dei consumi delle famiglie". E dunque "bisogna continuare a
lavorare - ha detto Sangalli - per costruire condizioni di riduzione
strutturale della pressione fiscale: controllando, ristrutturando e
riqualificando, riducendo la spesa pubblica improduttiva; recuperando
evasione ed elusione; integrando il principio del pagare tutti per pagare
meno con quello del pagare meno per pagare tutti; attuando un federalismo
fiscale all'insegna del principio di responsabilità nella spesa e nella
tassazione".
Inoltre, ha aggiunto il presidente di Confcommercio, "è
anche il momento di confermare e rafforzare le misure di riduzione del
prelievo fiscale su straordinari, premi, e sulla redistribuzione degli
incrementi di produttività e di verificare la praticabilità di misure di
alleggerimento della tassazione sulle tredicesime". Per Sangalli la
detassazione totale delle tredicesime avrebbe un costo compreso fra 8 e 9
miliardi di euro ma "a fronte di questo costo, oltre 5 miliardi si
tradurrebbero in consumi, migliorando il loro andamento tendenziale di un
buon mezzo punto. Con i chiari di luna che abbiamo davanti, sarebbe davvero
un intervento importante".
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