
Se le guerre di dopodomani si combatteranno per l’acqua, le guerre di
domani si faranno per il cibo. Grano, riso, frumento,
soia. Rivolte e assalti ai forni sono già avvenuti in molti Paesi, dall’Egitto
all’Indonesia, dalle Filippine all’India. I raccolti stanno diventando più
importanti del petrolio. E’ meglio vivere da fermi che morire di fame in
movimento.
Gli Stati sovrappopolati si stanno muovendo sullo scacchiere
mondiale comprando terreni coltivabili. La Cina in Brasile, Laos, Kazakhistan e
Tanzania. L’India in Uruguay e Paraguay. La Corea del Sud in Sudan e in Siberia.
L’Egitto in Ucraina. In parallelo, sta nascendo un nuovo protezionismo,
quello dei morti di fame. Gli Stati che non producono sufficienti risorse
alimentari per la propria popolazione ne bloccano l’esportazione
o aumentano i dazi. E’ umano. Il
prezzo dei beni alimentari sta crescendo a velocità folle in tutto il
mondo, anche grazie agli speculatori finanziari. E’ l’economia.
Il meccanismo che si è messo in moto è infernale. Uno Stato, ad esempio
la Cina, aumenta le sue bocche da sfamare mentre distrugge il
territorio coltivabile. In Cina nel 2005 gli espropri di terra ai contadini
erano aumentati di 15 volte rispetto a dieci anni prima. Terre trasformate in
zone residenziali e industriali. Meno terra, meno cibo, più cinesi. L’equazione
si risolve comprando terra per cibo altrove. Nei Paesi che, per
ora, possono permettersi di esportare prodotti agricoli. Ma anche in questi
Paesi la popolazione è in aumento, la terra per cibo sta diminuendo, per la
speculazione edilizia e per il biofuel, e l’acqua per le irrigazioni scarseggia.
Cosa succederà quando i brasiliani vedranno partire il frumento e non avranno il
loro pane quotidiano? Qualunque governo non durerebbe una settimana e i terreni
venduti allo straniero nazionalizzati. Il cerino in mano
rimarrebbe alla Cina e ai suoi armamenti.
La Cina è il primo produttore mondiale di cereali e di riso.
Una volta esportava. Nel 2007 la Cina ha prodotto 501,5 milioni di tonnellate di
grano, i cinesi ne consumano 510 milioni. Secondo la FAO, nel 1985 i cinesi
mangiavano 20 chili di carne a testa in un anno, nel 2018 i chili saliranno a
70. Per fare carne ci vogliono cereali e terreno. La Cina importa, già oggi, il
60% della soia di cui ha bisogno.
Se il primo produttore mondiale deve importare, gli altri come l’Italia,
cosa dovranno fare? Il nostro Paese visto dall’alto sembra un incubo
edilizio. Sta scomparendo sotto il cemento. La priorità deve essere
l’autosufficienza alimentare, non i parcheggi e gli inceneritori.
Ps: un consiglio: fatevi un orto sul balcone o in un piccolo
pezzo di terra.

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