Uno scenario borsistico pesantemente ribassista ci attende, non per i prossimi
anni, ma per i prossimi mesi.
Le motivazioni macroeconomiche che trasmettono profondo sgomento e
preoccupazione su tutto il pianeta sono ormai abbastanza note, dalla difficoltà
del dollaro americano, al sovradimensionamento del deficit statunitense, alla
corsa del prezzo del petrolio sino all'affacciarsi sulla scena produttiva
mondiale di due giganti dalle risorse ed opportunità infinite.
Come ho più volte sottolineato nel saggio «Duri
e puri», le proiezioni sulla base di queste aspettative trasmettono uno
scenario pesantemente ribassista con il declino economico di una parte del
pianeta a fronte della prosperità e trasferimento di ricchezza per un'altra:
detonatore di questo mutamento di scenario dovrebbe essere proprio un nuovo 1929
sui mercati borsistici.
Stiamo assistendo, ormai da quasi tre anni, ad una emorragia
inarrestabile di capitali e posti di lavoro che migrano dall'occidente
all'oriente: la globalizzazione multinazionale, ormai vanto del capitalismo
sfrenato ed allo sbando senza più regole, comporta queste sfaccettature: il
denaro va dove è più conveniente che sia investito.
Proprio come più di settant'anni fa, si stanno disegnando con molta precisione
le condizioni che portarono i mercati americani al più grande crack della storia
economica: il 1929.
E sono noti quali siano i sintomi che viviamo oggi e che come allora rischiano
di anticipare un altro catastrofico shock borsistico, con successive
ripercussioni sulle variabili macroeconomiche: «saturazione del mercato
immobiliare, insostenibile debito pubblico in USA, rialzi di Borsa
ingiustificati ed irrazionali, povertà e limitazione del consumo di massa,
limitato potere di acquisto e diminuzione progressiva dei profitti aziendali».
Questi elementi accomunano due epoche così distanti, eppure così vicine, tanto
da confermare l'idea diffusa che i mercati abbiano memoria e ripropongano nel
tempo comportamenti e dinamiche con la stessa evoluzione.
Sulla base delle esperienza storiche della civiltà umana e in considerazione del
fatto che i mercati tendano a replicare un comportamento del passato (su questo
presupposto si basa l'analisi tecnica) possiamo valutare molto attendibile
l'ipotesi che un nuovo 1929 si riproponga sui mercati, magari con dinamiche del
tutto nuove ed inusuali.
E se non volete credere a me,
almeno date retta ai grafici di Borsa ed alle leggi su cui si basano: come
potrete voi stessi desumere dal commento in essi contenuto le prospettive che vi
aspettano sono allarmanti.
Cercatevi una scialuppa, prima che non ce ne siano più in circolazione, o che
non siano alla portata di tutti: il continuo ed incessante rialzo dell'oro (che
ha come obiettivo i 750/800 USD l'oncia per la fine del 2006) è il termometro
che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe.
La corsa al metallo giallo, unico bene reale su cui si basano le riserve delle
Banche Centrali, dimostra che molti operatori ed investitori, istituzionali e
non, stanno cercando rifugio e protezione con questo asset per i mesi a venire.
I mercati si sono apprezzati, dopo i minimi di due anni fa, più per ragioni
tecniche che razionali: adesso vi aspetta una drammatica discesa (forse direi
anche inaspettata) che spazzolerà per bene i vostri dossier titoli ed i vostri
portafogli (vi basta osservare il grafico che proietta l'indice italiano SPMIB40
ben oltre sotto i 30.000 punti).
Termino lanciandovi un ultimo allarme che darebbe ancor più
adito alle ipotesi di discesa: il rialzo dei tassi.
Il livello dei tassi di interesse, sia in America che in Europa, è tra i minimi
storici degli ultimi 30 anni: gli Stati Uniti, con Alan Greenspan, hanno già
iniziato a rialzarli velocemente, dopo una drammatica discesa negli ultimi
quattro anni.
L'Europa presto inizierà a seguire questa strada, per forza di cose.
Ma a quel punto i mercati obbligazionari a breve termine diventeranno un'
attrattiva molto stuzzicante, che drenerà liquidità dai mercati azionari.
Questo meccanismo osmotico di migrazione dei capitali attraverso switch di
portafoglio diventa un elemento aggiuntivo che può confermare la tendenza a
scendere, per i prossimi anni, dei mercati azionari.
Ricordo, infatti, che proprio a causa della discesa dei livelli
di rendimento dei BOT, dal 1997 al 2001, Piazza Affari è stata invasa da
un'ondata di liquidità inaspettata che ha consentito di alimentare la
speculazione irrazionale sui rialzi dei corsi azionari negli anni passati (e ci
ricordiamo tutti come andò a finire).
Non posso fare a meno di pensare che si possa verificare anche l'opposto quando
i BOT si riporteranno magari al 5 % di rendimento dagli attuali miseri due
punti.
L'abbaglio per il denaro facile e per il profitto indiscriminato ci insegna che
la Borsa è un
grande incubatore di sogni e di ricchezza, ma questa indiscriminata
rappresentazione ci ha fatto dimenticare come la stessa Borsa sia soggetta, come
qualsiasi altro prodotto della natura umana, alla sua stessa fragilità e
debolezza.
Eugenio Benetazzo
operatore di borsa indipendente
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