27 Maggio 1980. I cieli di Ustica si illuminano e il DC9 Itavia sparisce
nel mare con 81 passeggeri a bordo: è stata un tragico incidente o una
strage programmata? Forse non potremo mai saperlo, perché Ustica è una
verità che non verrà mai a galla, perché sarebbe come scardinare un
sistema, un equilibrio geopolitico. Tante storie hanno avvolto Ustica
nella nebbia e nel mistero, succedendosi tra depistaggi e verità in modo
da oscurare l'intrecciarsi degli eventi che confluirono tutti in quella
notte di calma apparente.
Ustica è una costellazione di avvenimenti, è stato un atto di guerra a
cui presero parte tutte le maggiori potenze, senza alcuna esclusione,
l'Occidente insieme con la Russia e il mondo arabo. Quella notte c'è
stato il concatenarsi di cospirazioni, accordi geopolitici e contratti
tra Stati per il controllo delle materie prime. È stata anche questa una
guerra per il petrolio, in un periodo in cui le crisi petrolifere degli
anni settanta avevano triplicato il prezzo del greggio e provocato una
forte inflazione. Allora non si decise di cambiare, ma di continuare ad
alimentare un sistema che era già arrivato al punto di non ritorno.
Cercheremo di spiegare la complessità degli eventi partendo dalle poche
certezze di cui disponiamo. Prima di ogni cosa non si può parlare di
incidente aereo, ma di un deliberato abbattimento, derivante da
un'operazione a cui presero parte i servizi segreti di tutte le potenze
allora schierate, mediante il dispiegamento di portaerei, sommergibili e
aerei caccia: niente che era in quella zona del mediterraneo non poteva
non essere visto. Il DC9 alle 20:56 un missile colpì il lato dell'aereo
provocando uno squarcio tale da depressurizzare l'apparecchio e
scaraventare fuori alcuni passeggeri. I piloti, con abilità e perizia a
dir poco eccezionale, riuscirono a manovrare l'aereo per qualche minuto
e ad ammarare alle 21:04. Di quest'intervallo di tempo non vi è traccia
nei nastri, 8 minuti cancellati misteriosamente. E' importante
evidenziare il fatto che l'aereo ha impiegato 8 minuti ad ammarare,
perché se fosse esploso in aria in due minuti sarebbe caduto; se il
pilota è riuscito ad ammarare vuol dire che aveva ali e coda, e dunque
la rottura è avvenuta per un colpo proveniente dal basso verso l'alto.
A prova di questo vi è il fatto che alcuni corpi sono stati ritrovati
senza salvagente e a distanza dal luogo di affondamento mentre altri con
il salvagente ustionati.
Partendo
dalla certezza di tali eventi, poniamo una domanda: come può spiegarsi
che quella notte un tale assetto militare si trovava perfettamente
coordinato nelle acque di Ustica?
Quella sera si voleva abbattere l'aereo di Gheddafi che viaggiava su una
rotta non convenzionale perché gli è stata concessa un'aerovia
sull'Adriatico,e non sul Tirreno, allungandogli il tragitto e
constringendolo a passare sull'Italia. Il DC9 doveva fare la tratta
Bologna-Palermo, da nord-ovest per sud-est, mentre quello di Gheddafi,
aveva come rotta sud-ovest per nord-est. Ad un certo punto, il DC9
inverte la rotta con una manovra a 180 gradi e lo fa passare nel punto
dell'obiettivo da colpire al posto dell'aereo di Gheddafi. Cosa successe
allora? Un'operazione programmata da mesi dai servizi di tutti gli stati
non poteva fallire,per cui qualcuno ha, come dire, sabotato l'azione per
impedire di colpire l'aereo di Gheddafi. Chi aveva deciso, e dunque
sapeva di quell'incidente, ha anche subito comunicato ai media che un
aereo civile era precipitato, infatti il TG1 dà la notizia dell'Itavia
alle 21:15, quando invece l'impatto era avvenuto alle 20:56.
L'obiettivo era di colpire Gheddafi, destabilizzare il governo libico e
provocare poi l'insurrezione del popolo in modo da poter poi prendere il
completo controllo della Libia, allora Paese chiave nella caccia alle
risorse energetiche; il petrolio libico era particolarmente ambito
perché da esso poteva essere estratto le più alte percentuali di
benzina. La guerra era ancora una volta per l'impossessamento del
petrolio, cercando di trasformare il mediterraneo in un porto dei grandi
traffici, in cui l'Italia rappresenta la portaerei, e Malta il crocevia
degli scambi e il centro dei poteri. L'inizio degli anni ottanta sono
stati estremamente cruciali, in quanto la crisi energetica scatenatasi
avrebbero condotto gli Stati verso la terza guerra mondiale.
Gli Stati dunque andarono alla ricerca di nuovi equilibri di potere, e
per questo occorreva un piano di assestamento, e in una notte di guerra
tutti i paesi hanno fatto qualcosa. La forza delle cose ha alla fine
unito tutti, amici e nemici, in un tacito accordo che li ha legati in un
patto inscindibile perché a nessuno può parlare, dato che altri possono
d'un colpo capovolgere la situazione.
I piani dunque non sono stati cambiati, ma è stata azionata una
contromossa premeditata da parte di un' altra "Entità" che aveva
interessi invece a non destabilizzare la situazione e a guadagnare da un
accordo con la Libia. Tra gli alleati della Nato vi erano comunque delle
divergenze e in questo caso ha prevalso la parte che ha stretto le
giuste alleanze.

Il fallimento del piano è stato in qualche modo imputato all'Italia, che
tuttavia era manovrata dagli Stati Uniti che intanto cercava di
indebolire e ricattare la Francia, ma per far questo aveva bisogno delle
proprie basi militari italiane. La Francia sebbene avesse un ruolo di
rilevanza all'interno delle nazioni unite e in ambienti politici arabi,
non aveva petrolio, per cui aveva forti interessi a sabotare la Libia
per giungere ad una tregua con l'Algeria. Occorre riflettere sul fatto
che è la Francia la parte più compromessa: gli stessi che hanno lanciato
il missile hanno poi recuperato sul fondale qualcosa prima della
rimozione del velivolo, che evidentemente non doveva essere trovata.
E ancora, le ragioni di questo accordo sono ben più profonde, e vanno
ricercate nell'affare Maltese che in quello stesso anno scoppiò. Malta,
nel suo tentativo di perdere quello status di colonia britannica, trovò
nella Libia un ottimo partner per poter raggiungere innanzitutto
l'indipendenza energetica. Tuttavia quando Malta firmò un contratto con
la Texaco Oil Company americana , che avrebbe dovuto eseguire ricerche
sui "Banchi di Medina", zona di mare contesa con la Libia, il contrasto
fu inevitabile e anche pericoloso, cosicchè Malta trovò come ottimo
alleato l'Italia, che in quegli anni attraversava una crisi economica a
dir poco tragica,provocata da un'inflazione al 20% e dalla cassa
integrazione della Fiat, nonché energetica, dovuta ai tagli dei
rifornimenti dall'Arabia Saudita per lo scandalo ENI-Petromin.
Probabilmente quello scandalo fu mosso da una lobby italiana filo-libica
al fine di rendere l'Italia ancor piu' dipendente dal petrolio libico, e
di conquistare un appoggio alla Libia nell'Affare Maltese. L'Italia
tuttavia difese l' "Integrità territoriale maltese", in cambio di una
politica di neutralita', firmando un accordo che aveva un'importanza
strategica. Chi infatti controllava malta, controllava un forte potere
sia dal punto di vista economico, essendo il crocevia del Mediterraneo,
sia politico-militare. Chiunque avesse occupato militarmente Malta
avrebbe potuto installare basi in modo da minare l'aiuto USA a Israele,
o la capacita' dell'occidente di intervenire in Medio Oriente per
accaparrarsi pozzi petroliferi vitali per l'economia occidentale. Il
Medio Oriente sarebbe risultato indifendibile e forse oggi la storia
sarebbe diversa; Malta non poteva cadere in mano libiche, perché ci
avrebbero portato alla 3 guerra mondiale.
La strategia delle tensione era anch'essa un piano perchè si stavano
rompendo le sfere di potere, e la parte dell'Italia è stata in questo
caso fondamentale. Visti gli eventi non si può parlare di vero e proprio
sabotaggio ma di un atto dovuto. Salvando la vista di Gheddafi si è
riusciti a far allentare la pretesa libica su Malta e a ritrovare un
nuovo equilibrio tra i poteri. L'Occidente in questo caso ha perso una
guerra, il gran colpo della Libia non è riuscito, ed infatti da lì a
poco comincerà una nuova guerra, quella tra Iran e Irak finanziata
dall'occidente da una parte, e dalla Russia dall'altra.
Non bisogna inoltre dimenticare che l'Italia ha comunque tratto grandi
vantaggi da questo ruolo di catalizzatore tra i poteri, riuscendo l'Eni
a conquistare le commesse per le ricerche nei Banchi di Medina, e la
Fiat ad ottenere la "Fabbrica Italiana Automobili Tripoli", salvando la
nazione dal tracollo certo.

L'abbattimento del DC9 di Ustica è stato voluto dalla stessa lobby che
allungava le sue brame verso Malta, la stessa che stringeva accordi con
la Libia: si tratta del potere bancario, radicato, in quel tempo, in una
Entità massonica che, tramite la Mafia siciliana, è riuscita a mettere
delle basi economiche su Malta. Dopo il 1980, non potendo più essere la
Sicilia l'interporto del mediterraneo, la famosa e la vera Mafia, ampliò
i suoi orizzonti verso Malta per estendere i propri piani sui Balcani.
Oggi, inequivocabilmente gli eventi si ripetono in un succedersi di
corsi e ricorsi storici.
L'Occidente rischia il tracollo energetico, e spinti dalla crisi
energetica gli Stati stanno per imbattersi ancora una volta in una
guerra mondiale. Nel frattempo una forte Lobby ha già reso noto che il
ponte sullo Stretto non ha importanza strategica, in quanto le mire
ritornano ancora verso Malta, verso quel porto del mediterraneo che
alimenta il potere economico del futuro.
Ma oggi le guerre non sono più come quelle di una volta, oggi sono
climatiche, si chiamano o Tsunami, uragani e siccità. Quando si firma un
contratto da una parte del mondo, un'altra lobby mette la bomba da
un'altra parte del mondo.
La notte del 27 giugno 1980 la macchina degli eventi si è azionata, e
chissà se in qualche modo poteva essere fermata, chissà se gli 81
passeggeri del DC9 Itavia potevano essere salvati...
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