Sul caso di Enrico Deaglio, il giornalista inquisito per aver pubblicato un DVD con una ricostruzione di presunti brogli elettorali in occasione delle ultime elezioni politiche, il Segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Vittorio Roidi, ha dichiarato che Deaglio ha fatto semplicemente il giornalista.
Con riferimento alle indagini della Procura della Repubblica di Roma su Deaglio, Roidi ha detto: "Non so se si tratti di un atto dovuto. So che ancora una volta un giornalista che sta facendo il proprio mestiere viene fermato e intimidito. La legge dice che i giornalisti hanno l’obbligo di accertare la verità: è quello che Deaglio stava cercando di fare, in attuazione di quella concezione che affida ai giornalisti il ruolo di controllori dei poteri".
"Se Deaglio ha commesso reati lo dirà la magistratura, ma trovo preoccupante che uno dei pochi casi di giornalismo investigativo finisca con l’incolpazione del giornalista, sulla base di una vecchia e polverosa previsione del codice Rocco" - ha commentato Roidi, ricordando che che "Quella notte anche Berlusconi aveva parlato di brogli. Mi sono sempre chiesto perché le principali testate non abbiano lavorato a fondo per accertare cosa fosse successo".
Anche il segretario nazionale della Federzione della Stampa ha espresso dissenso. "Rispetto ma non condivido - ha dichiarato "Paolo Serventi Longhi - "la decisione della Procura di Roma di indagare il direttore de Il Diario ed il coautore del filmato, allegato alla rivista, sui presunti brogli nell’ultima tornata elettorale, per 'diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’opinione pubblica'".
Serventi, che ha sottolineato di non aver visto il filmato per il fatto che il dvd è andato a ruba in poche ore nelle edicole, ha sottolineato che "quale che sia la verità sui presunti brogli, non mi pare plausibile la scelta di indagare dei colleghi perché una inchiesta giornalistica cerca di mettere in luce la profonda anomalia tra le percentuali di schede bianche di questa ultima tornata elettorale politica e le precedenti".
"Mi rifarei a quanto è successo, e sta succedendo, negli Usa sulla vicenda dell’11 settembre 2001 - ha commentato il segretario FNSI - Una parte della stampa si è interrogata con indagini giornalistiche e scientifiche sulla vera natura dell’attacco terroristico alle 'Twin Towers'. Non mi pare che la magistratura Usa, nonostante la drammaticità dell’evento, sia intervenuta così pesantemente come sta facendo in questo caso una parte di quella di casa nostra".
Secondo Serventi Longhi "questa ultima iniziativa giudiziaria si inserisce in una lunga sequela di atti di una parte della magistratura contro l’informazione (sequestri di materiali, pesanti perquisizioni) che, a mio parere, ci deve preoccupare molto. L’ultimo atto in ordine di tempo è l’iniziativa della Procura di Agrigento che ha condannato un giornalista de La Sicilia ed uno de Il Giornale di Sicilia a ben dieci giorni di arresto".
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