di Giovanni
Peccarisio
per www.disinformazione.it - 24
gennaio 2007
Autore dei libri: "Evoluzione
storica della coscienza" e "Ereditarietà
ed invidualità"
Il processo conoscitivo si
basa su due presupposti fondamentali: l'osservazione e la domanda.
Quando ciò che si osserva non si riconosce come un qualcosa facente già
parte del mondo delle nostre conoscenze, è da quel momento in poi che sorge in
noi la domanda.
Da ciò si deduce che l'osservazione deve precedere la domanda.
La domanda stimola
l'attività del pensiero.
Il cammino corretto per cominciare ad avviare un processo di conoscenza è
quindi: osservazione, domanda, attività conoscitiva.
Affinché l'osservazione però divenga un vero e proprio strumento
nonché sia matrice per acquisizione di nuove conoscenze, essa deve essere
maggiormente intensificata nella percezione del mondo.
Due sono gli strumenti di
percezione più importanti che abbiamo a disposizione per cogliere la realtà che
ci circonda: la vista e l'udito.
Se si considera più da vicino la vista, intesa come processo visivo che permette
l'osservazione, dobbiamo distinguere tre espressioni che indicano tre modi
differenti di usarla.
Essi sono: vedere, guardare, fissare.
Il vedere è la
possibilità che ha l'occhio di collegarsi e di trasmettere la visione del mondo
che ci circonda. Questa è la normale possibilità che l'occhio ha per svolgere la
sua funzione.
Se poi vogliamo avere una determinata visione con maggiore esattezza, dobbiamo
concentrare con maggiore attenzione la nostra capacità visiva. Da una situazione
generica si passa perciò ad una più grande possibilità di definizione di quello
che vediamo, si passa cioè al guardare.
Di fatto esso è una
concentrazione più precisa, una delimitazione della nostra capacità visiva per
poter cogliere al meglio ciò che vediamo.
In tal modo ha luogo il passaggio dal vedere al guardare cioè da una
possibilità genericamente umana ad un'altra maggiormente individualizzata.
Proseguendo nell'analisi del
processo visivo se desideriamo approfondirlo maggiormente, se vogliamo entrare
fin nei minimi dettagli non è più sufficiente il guardare ma dobbiamo
ulteriormente concentrarci ed arrivare a fissare l'oggetto della nostra
percezione.
Per quanto riguarda quindi la visione del mondo che ci circonda, fissare il
nostro sguardo in maniera concentrata significa personalizzare al massimo ciò
che percepiamo. Da questo momento in poi può sorgere quella che può essere
definita una vera domanda e non soltanto una superficiale curiosità.
Giunti a questo punto,
riferendosi al tema dell'argomento, bisogna dire che per cominciare a
comprendere cosa siano le scie chimiche, si dovrebbe prima applicare nel modo
più corretto l'osservazione e cioè tutto il processo che per l’appunto ho
appena descritto.
Quando finalmente sorge la domanda e ciascuno si chiede: " che cosa sono le scie
chimiche? " solo allora ci si può accorgere delle loro anomalie: la strana
lunghezza di queste particolari scie bianche, le inconsuete direzioni degli
aerei formanti strani incroci, il fatto che non si dissolvono come le altre
normali scie di condensazione rilasciate.
Le scie chimiche invece pian
piano si allargano e unendosi le une alle altre rendono un cielo azzurro del
tutto lattiginoso, riuscendo persino a velare la luce del sole.
In un secondo momento poi, andando ancora oltre quello che percepiamo, viene
spontanea una seconda domanda: "che cosa contengono le scie chimiche e che
effetto possono avere nell'ambiente che ci circonda e in noi stessi quando i
contenuti precipitano sulla terra ?".
Arrivare a porsi questa seconda domanda significa essere pronti ad avviare un
nuovo processo conoscitivo.
Significa che dalla
percezione visiva ( osservazione ) si è divenuti maturi per una riflessione
interiore di natura individuale. Significa che un evento esterno è
diventato una mia domanda interna a cui voglio dare risposta.
All'inizio delle osservazioni sulle scie chimiche poche persone hanno cominciato
a porsi quest’ultima domanda anche perché per trovare una risposta e comprendere
la composizione delle scie bisogna avere non solo del materiale a
disposizione ma bisogna poterlo analizzare.
A questo punto sono sorte
le prime grosse difficoltà perché i cosiddetti organi ufficiali non
riconoscevano, e tuttora non riconoscono, l'anormalità di queste scie.
Alcune persone di buona volontà allora, hanno cominciato ad analizzare in
proprio quella strana polverina biancastra che ricadeva a terra dopo un intenso
lavoro compiuto per ore ed ore, nei nostri cieli da aerei preposti a ciò.
Proseguendo in questa ricerca, altre persone ancora, hanno analizzato questa
polvere e in questo particolato hanno trovato, per il momento, questi tre
componenti:
sali di bario, sali di alluminio, sali di quarzo.
A questo punto desidero
esporre alcune riflessioni, ricavate da ricerche personali e colloqui avuti con
persone competenti in materia, sugli effetti che questi componenti possono
produrre nell'organismo umano tralasciando per il momento l'effetto che possono
avere sulla Natura che ci circonda.
Il bario
è un metallo alcalino, terroso, tenero, di lucentezza argentea. Non si trova
libero in natura ed ha varie applicazioni in ambiti produttivi quali la
ceramica, l'ossigenazione dell'acqua e via dicendo.
È usato anche nella pratica medica per compiere determinati esami diagnostici.
Viene usato infatti per esaminare organi interni quali ad esempio intestino,
stomaco sotto forma di clisma opaco.
Il clisma è parola che deriva dal greco e che significa lavanda; nel
clisma opaco la funzione del bario è quella di opacizzare e quindi rendere
visibile all'esame radiologico la parte che si vuole prendere in considerazione.
Se, per ipotesi, l'aria contenesse una forte concentrazione di bario
quest'ultimo, inalato, si depositerebbe all’interno dell'organismo umano.
È stato riscontrato che il
bario è un inibitore dei processi muscolari, in altre parole esso tende a
bloccare la decontrazione dei muscoli. I muscoli sotto l’effetto del bario,
hanno difficoltà a rilassarsi spasmizzandosi, creando cioè in varie parti
dell'organismo degli spasmi.
Riferendosi sempre all'esame diagnostico compiuto con il clisma opaco, si può
ben notare che un’altra importante caratteristica del bario, la sua opacità, è
quella di togliere luce propria alle superfici sulle quali si deposita.
La possibilità di contrapporsi a ciò è di trovare un minerale antagonista capace
di un'azione inibente nei confronti degli effetti del bario.
Il minerale avente le
qualità richieste è il magnesio, minerale che porta luce
nell'organismo e che con i suoi effetti aiuta e permette una maggiore capacità
di decontrarre i muscoli, di sciogliere gli spasmi.
Questa è solamente una delle molte funzioni del magnesio ma è proprio ciò che
può servire per contrapporsi agli effetti negativi del bario.
Il secondo minerale
contenuto delle scie chimiche è l'alluminio.
Anch’esso appartiene al sottogruppo dei metalli terrosi ed è di colore bianco
argento. Anch’esso come il bario viene usato in vari processi industriali: nella
preparazione di lacche, in tintoria, nella lavorazione della ceramica,
nell'industria della carta, nella concia del cuoio, nella fabbricazione dei
filamenti per lampade, per vernici e via dicendo.
L'alluminio per le sue
caratteristiche intrinseche risulta molto pericoloso se viene inalato o ingerito
nell'organismo umano. Una delle sue funzioni altamente negativa è di impedire la
cosiddetta sinapsi neuronale.
La sinapsi permette la giunzione tra due cellule nervose attraverso la quale si
propagano impulsi nervosi.
Il corpo umano, per difendere un così importante e delicato organo quale è il
cervello, ha formato una difesa naturale affinché elementi estranei, quali ad
esempio l'alluminio, non possano penetrare o depositarsi sulle cellule
cerebrali.
Verrebbe impedita in questo
caso proprio la sinapsi, il passaggio cioè dell'impulso nervoso da una cellula
all'altra e la propagazione del comando ad una determinata zona del corpo
attraverso i nervi.
Questa naturale difesa si chiama barriera ematoencefalica.
Essa si trova alla base del cervello, nella zona alta del collo e permette,
nella zona del cervello, soltanto il passaggio di liquidi quali il sangue o
comunque elementi disciolti nell'elemento liquido.
Il cervello si trova in una
situazione del tutto particolare e delicata. Esso galleggia letteralmente nel
cosiddetto liquor: il liquido cefalorachidiano. Il liquor permette al cervello,
che in un essere adulto pesa all’incirca 1500,
1600 grammi
, di non schiacciare i teneri capillari che si trovano alla sua base. il
cervello così, di fatto, pesa soltanto
20 grammi
all'incirca, proprio per la spinta che riceve dal liquido rachidiano grazie al
principio di Archimede.
Se degli elementi troppo pesanti, non sufficientemente disciolti nel liquido che
affluisce al cervello, bucano la barriera ematocefalica, rischiano di creare dei
depositi totalmente estranei a quella che è la vita del cervello.
È proprio il caso
dell'alluminio che buca la barriera ematoencefalica, che intorbida
il liquor e si deposita sulle cellule nervose del cervello impedendo la
sinapsi neuronale.
Se è presente dell'alluminio nel particolato, ovvero nelle polveri sottili che
permeano l'aria, risulta pressoché impossibile non respirarlo.
Gli effetti nocivi dell'alluminio si manifestano come minimo in due direzioni.
Dal punto di vista fisico
in una perdita di motilità delle funzioni organiche o, sempre dal punto di
vista fisico, in una ripercussione sull'attività delle membra, gambe e braccia.
Il secondo effetto si manifesta a livello di attività pensante ossia in
una mancanza di concentrazione, come può essere il mantenere in maniera
continuativa nel tempo l'attenzione sull'attività del pensiero, leggere ad
esempio più pagine di un dato libro impegnativo, sostenere una conversazione
senza perdere il filo del discorso ecc.
A lungo andare la mancanza di concentrazione può causare vuoti di memoria e nei
casi più gravi può portare a pericolose malattie quali il morbo di Alzheimer.
Oltre a ciò l'alluminio,
depositandosi sulle pareti polmonari, tende a spegnere nel tempo la vitalità dei
polmoni stessi causando problemi respiratori o addirittura lesionando i polmoni
in maniera più o meno grave.
Quando la respirazione non funziona del tutto correttamente si manifestano, o
meglio si potrebbero manifestare col tempo, anche dei problemi cardiaci
esistendo una stretta dipendenza tra la respirazione e la circolazione.
Se l’aria inspirata risulta satura di veleni, allora non può avvenire una
corretta ossigenazione del sangue venoso, quella cioè di purificarlo e
trasformarlo in sangue arterioso, portatore di vitalità.
A questo proposito, poiché
risulta impossibile non respirare
si potrebbe agire in senso preventivo tenendo presente il fondamentale principio
omeopatico del similia similibus curentur, cioè il principio per cui
il simile agisce sul simile.
Dove trovare però un alluminio dalle capacità curative?
Si potrebbe pensare
all'argilla che ha in sé un buon contenuto di alluminio essendo una
alterazione atmosferica di silicati alluminosi.
A conferma di ciò è conosciuto da tempo un intervento omeopatico usato per
purificare l'intestino, consistente nell'ingerire alla mattina dell'argilla
ventilata, disciolta nell'acqua e lasciata depositare durante la notte.
Un altro rimedio medicinale, usato per
proteggere l'organismo umano da influssi nocivi, è un preparato omeopatico a
base di torba denominato: Solum uliginosum.
La torba è una terra molto
importante in agricoltura e floricultura e serve ad arricchire l’umidità del
terreno favorendo una maggiore ossigenazione, donando quindi ad esso una
maggiore vitalità e incrementando anche le forze di autodifesa contro agenti
nocivi esterni.
Mutuando il medesimo principio di cui sopra, il Solum uliginosum (dal latino
uligo-inis = umidità del suolo) può risultare efficace anche per l'organismo
umano, specialmente se adoperato in consociazione ad alcuni estratti vegetali,
quale ad esempio l’equiseto o coda cavallina, che possono servire ad aumentare
l'escrezione renale.
Un terzo elemento trovato
nelle scie chimiche è il quarzo. Esso è formato di silicio e ossigeno, SI
O2 (due molecole di ossigeno e una di silicio) che sono le due sostanze più
diffuse nella crosta terrestre. Le rocce silicee (quarzo) in varie forme sono
presenti circa per il 90% in essa.
Il quarzo è un affascinante minerale multiforme. La forma più rappresentativa è
il quarzo latteo, soprattutto quello trasparente denominato comunemente
cristallo di rocca.
Al di là della sua bellezza come minerale, il quarzo per le sue proprietà
piezoelettriche e piroelettriche è ampiamente usato nell'industria soprattutto
in quella di strumenti di precisione.
Il silicio,
per quanto riguarda
l'organismo umano, si trova presente in tutti i tessuti del corpo specialmente
in quelli periferici: unghie, capelli, pelle e tessuti connettivi in genere.
Il silicio si trova
anche nelle ossa.
Per le sue caratteristiche intrinseche esso ha una stretta parentela con la
luce e conseguentemente con l'aria.
La caratteristica principale
del silicio è quella di circoscrivere ovvero di mantenere nei giusti confini i
processi di crescita.
Esso perciò limita la tendenza delle energie vitali a stimolare le forze
di crescita al di là dei processi normali.
Se paradossalmente l'essere umano non potesse rimanere nei suoi confini fisici,
il mondo esterno penetrerebbe in modo devastante nell'organismo distruggendolo
in breve tempo.
E’ la pelle che chiudendo la
struttura fisica dagli influssi diretti del mondo esterno, permette la
possibilità di avere una vita individuale interiore, nella quale poter
compiere processi psichici e spirituali necessari alla crescita della nostra
coscienza.
Verso l'interno
dell'organismo
fisico il silicio, permettendo il passaggio della luce, aiuta la percezione,
da parte delle difese immunitarie, di elementi estranei con la conseguente loro
eliminazione per mantenere l'integrità della vita fisica.
Ci sarebbe molto altro da
dire sui rapporti fra il silicio, la luce, il corpo fisico, la vita psichica e
l'evoluzione spirituale, ma i ristretti ambiti di questo scritto non lo
permettono.
Desidero fare comunque ancora due ultime osservazioni.
Il silicio, come già detto, grazie alla sua azione periferica nell'organismo
umano, alla sua naturale capacità di delimitazione, agisce sul buon
funzionamento dei nervi e dei sensi.
Inoltre grazie al suo rapporto elettivo con la luce aiuta, in concomitanza con
il calcio ed il magnesio, a mantenere la salute dello scheletro.
In conclusione, se si viene a creare un accumulo di quarzo (silicio)
nell'organismo, alla luce di tutto ciò che è stato detto si manifesterebbero
svariati sintomi.
I più importanti sono i seguenti:
disturbi negli organi di
senso e del sistema nervoso
-
nevriti, nevralgie
- congiuntiviti, peggioramento della miopia
- otiti
pelle e mucose
-
infiammazioni in genere quali: micosi, acne, foruncoli,
- eczemi umidi
- caduta dei capelli
- infiammazione della mucosa orale
- indebolimento della fissità dentaria
- indurimenti e infiammazioni quali fistole, fibromi
scheletro
-
problemi ossei: deformazioni, osteomieliti, rachitismo
altre patologie
-
allergie degli organi esterni (raffreddore da fieno), malattie autoimmuni
- nervosismo, problemi di volontà, sbalzi d'umore, mancanza di concentrazione.
Tenendo presente il medesimo
principio già considerato per tutto l’insieme di queste problematiche, si
possono usare medicinali omeopatici, meglio se in diluizione decimale, a base
soprattutto di quarzo o comunque altri medicinali contenenti sempre del quarzo.
Sicuramente un bravo medico potrà trovare la giusta, individuale cura per
i vari casi.
Sembra sia presente nel particolato ancora un altro elemento, il torio,
ma poiché al momento mi sono pervenute solo parziali indicazioni, le mie
riflessioni terminano qui.
Esse non vogliono certamente sostituire un qualificato intervento medico. Il mio
pensiero vuol essere soltanto uno stimolo per prendere in considerazione
eventuali possibilità che potrebbero risultare utili a fini preventivi e
curativi.
Giovanni Peccarisio,
laureato alla "Libera Università della Scienza e dello Spirito" di Dornach
(Svizzera), come Maestro Waldorf (scuole steineriane) e Maestro di pittura
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