La redistribuzione è l'unico motivo che giustifica la tassazione di interessi
e dividendi. Ma allora sarebbe necessario assoggettarli alla medesima aliquota
che il contribuente paga sul reddito da lavoro. E' la soluzione adottata in
molti paesi, a cominciare dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. In Italia
invece si preferisce un'aliquota unica su tutte le rendite finanziarie. Anche
al 20 per cento ridistribuisce … ma favore dei ricchi. Diversamente da ciò
che molti pensano, questo sarebbe il momento giusto per modificare il
trattamento fiscale dei titoli di Stato.
L'argomento che interessi e dividendi su attività finanziarie
non dovrebbero essere tassati perché il risparmio con il quale quei titoli
sono stati acquistati è già stato soggetto all'imposta sul reddito, è
sostanzialmente corretto. Il risparmio non dovrebbe essere tassato
due volte.
Tassare interessi e dividendi è giustificato solo se lo scopo è quello di
rafforzare l'effetto redistributivo
della tassazione, cioè se si ritiene che l'imposta sul reddito non
redistribuisca abbastanza, ad esempio perché aumentare l'aliquota sui
redditi più elevati avrebbe effetti troppo distorsivi sugli incentivi e
sull'offerta di lavoro.
Per redistribuire occorre quindi ricorrere ad altre imposte, come quelle
su interessi e dividendi che, pur distorsive, lo sono un po' meno delle
aliquote marginali dell'imposta sul reddito.
Ma se la redistribuzione è l'unico motivo che giustifica la tassazione di
interessi e dividendi, allora sarebbe necessario assoggettare questi
redditi alla medesima aliquota che il contribuente paga sul reddito da
lavoro.
Questa è la soluzione adottata in molti paesi, a cominciare dalla Gran
Bretagna e dagli Stati Uniti.
Non vedo perché non possa essere adottata anche in Italia. Quale
aliquota
Mi sorprende che la sinistra preferisca un'aliquota unica
su tutte le rendite finanziarie che tassa i Bot di una famiglia operaia
quanto quelli della famiglia Agnelli.
Ma accettiamo il vincolo e supponiamo che non si vogliano rendere i
Bot nominativi e quindi non si possano sommare interessi
e dividendi a tutti gli altri redditi.
Se li si tassa con un’aliquota unica, prelevata alla fonte, cioè
direttamente sugli interessi, con quale aliquota dovrebbero essere
tassati?
Se lo scopo è redistributivo, dipende evidentemente dalla distribuzione
dei redditi delle famiglie che posseggono tali attività finanziarie.
Poiché il possesso di queste attività è relativamente più frequente tra le
famiglie con redditi più elevati, la soluzione (ricordo sub-ottimale) è
tassarli con un'aliquota più elevata di quella media sui redditi delle
famiglie che non posseggono attività finanziarie.
Poiché le famiglie che pagano un'aliquota media sui redditi da lavoro del
12,5 per cento sono pochissime, questa aliquota (quella
oggi pagata sui Bot) redistribuisce nella direzione sbagliata, cioè a
favore dei ricchi. Un’aliquota del 20 per cento è quindi certamente più
equa di una del 12,5 per cento.
Ma davvero non capisco perché proprio la sinistra debba essere succube del
tabù della nominatività.
PS:
Il governo—e molti osservatori--pensano che modificare oggi il trattamento
fiscale dei titoli di Stato, in un momento di turbolenza dei mercati è
inopportuno. A me pare, invece, che questo sia il momento giusto
per farlo, proprio perché la turbolenza dei mercati ha aumentato
l’avversione al rischio dei risparmiatori, inducendoli a spostarsi verso i
titoli di Stato. Prova ne è il fatto che i rendimenti sui titoli di Stato
in euro a tre mesi sono scesi, dall’inizio di luglio, di 35 punti base,
mentre il rendimento degli analoghi titoli privati (carta commerciale in
euro a tre mesi) è salito di 50 punti.
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