Dopo la finta class action sulla Pubblica Amministrazione di cui -per
fortuna- il ministro Renato Brunetta ha corretto un po' il tiro
specificando che non si tratta di class action, sul fronte di quella che
presumibilmente sara' la vera azione collettiva che dovrebbe entrare in
vigore il prossimo gennaio, cominciano a partire i siluri delle
corporazioni.
Oggi e' il caso della Confindustria che, con una circolare dell'Area
Affari legislativi (19244 del 16 ottobre) fa sapere che sarebbe meglio
non consentire questo tipo di azione giudiziaria contro le societa' che
hanno emesso titoli: i risparmiatori con questi acquisti poi andati
male, sono parte delle societa' stesse e sarebbe assurdo che facessero
causa a se stessi. Ovviamente -dice Confindustria- questi risparmiatori
si possono tutelare coi canali tradizionali (non class action) della
giustizia. Una logica che, per esempio, non avrebbe consentito di fare
le class action contro Cirio e Parmalat: chi, se non i risparmiatori che
hanno acquistato bond e azioni, sarebbero stati altrimenti i
danneggiati?
Comunque, ognuno fa la sua parte e porta la Giustizia verso questa
propria parte. Non e' un metodo nuovo ma e' il metodo "principe" diffuso
nel nostro Paese: si fanno le norme, si affermano i principi ma nell'esecutivita'
degli stessi -sempre e comunque in virtu' di altri "nobili" principi di
parte- le norme diventano inapplicabili perche' si e' dato ascolto e
credito agli interessi di specifici settori. E' il potere delle
corporazioni che prevale sempre su quello degli interessi collettivi.
Esempi ce ne sarebbero a iosa, perche' e' l'humus del nostro sistema
socio-economico e il motivo per cui nel nostro Paese non funziona quasi
nulla o, quando funziona, e' difficile fruirne: sanita', telefonia,
trasporti pubblici, pubblica amministrazione, etc.. tutti servizi
concepiti e organizzati in funzione di chi ci lavora e non degli utenti
degli stessi, concepiti solo come fruitori finali e non soggetti
principali intorno ai quali modellare il servizio.
Auspichiamo che il legislatore non dia ascolto a Confindustria... sempre
ammesso che la class action (o qualcosa che possa essere chiamata tale)
entri in funzione il prossimo gennaio.
15/10/2009 Class Action della Pa. Perche' non si chiamano le cose col loro nome? L'inganno del ministro Brunetta e del Governo... (http://www.aduc.it)
Il
ministro Renato Brunetta in pompa magna ha annunciato che sta
per essere varata la class action sulle disfunzioni della
Pubblica Amministrazione, attiva dal prossimo 1 gennaio. Nessuna
novita', si tratti di un castello normativo gia' diffuso e
conosciuto nei mesi scorsi e su cui avevamo gia' evidenziato che
si trattava di una bufala
(*). Ora viene rilanciata come se fosse chissa' quale
novita' ma, come si diceva alcuni anni fa "che c'entra il culo
con le 40 ore", cioe' perche' chiamare class action una sorta di
ufficio ripristino disfunzioni della Pa? Perche' usare il nome
della azione giudiziaria collettiva per contraddistinguere
qualcosa che di giudiziario non ha nulla perche' si parte gia'
dal presupposto che chi ha ricevuto un danno, avutane ragione,
non avra' nessun risarcimento? Roba da Paese da socialismo reale
dove, per il bene dello Stato
padre/madre/sorella/fratello/zio/zia/nonno/nonna, tutti i
cittadini si devono prostrare ed essere felici che sia tornato a
funzionare come di dovere: gli individui -portatori di interessi
propri economici e sociali- per il Governo non esistono, ma
esiste e va protetto il cittadino collettivo che dovrebbe essere
in noi. Mah!
Questo e' solo il preambolo alla class action che, sempre dal
prossimo 1 gennaio, dicono che dovrebbe essere attiva per avere
i veri e propri risarcimenti... ma solo da quei cattivoni dei
privati che, come dice il nostro Governo "e' giusto che
paghino", loro!
Alla prossima schifezza, facendo molta attenzione che non ci
faremo prendere in giro e faremo di tutto per evitare che questi
ministri e questo Governo continuino nell'opera di
stravolgimento del significato delle parole, italiane ed inglesi
nel nostro caso.
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